Matrix Resurrections, recensione: meta-narrativa, critica reale

Matrix Resurrections, ritorna la saga fantascientifica diretta da Lana Wachowski con Keanu Reeves.

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a cura di Daniele Rea

Matrix Resurrections, quarto capitolo della saga nata nel 1999 e creata dalle geniali menti di Lana e Lily Wachowski, torna nelle sale dopo 19 anni dopo anni di trattative e ripensamenti fra la Warner Bros . Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss tornano ad indossare gli iconici abiti di Neo e Trinity, personaggi ormai leggendari accompagnati da un cast quasi totalmente rinnovato. Ma Matrix Resurrections riuscirà a replicare il successo del primo capitolo, ormai un vero e proprio cult-movie, o finirà nella lista dei film di cui non si sentiva il bisogno?

Matrix Resurrections: meta-narrativa...

Thomas Anderson è un famoso sviluppatore di videoames, creatore del successo mondiale noto come Matrix, un progetto nato dagli strani sogni che lo tormentano e che lui cerca di controllare grazie all'analisi e alle pillole blu che il suo analista gli prescrive per rimanere lucido. Thomas è attratto da una donna che incontra spesso in un bar, Tiffany, madre di due figli e appassionata di moto, e quando i due s'incontrano entrambi hanno una strana sensazione di deja vù. Ma nel frattempo, fuori da Matrix, la ciurma della nave Mnemosyne trova una routine privata del gioco lanciata forse proprio da Neo, e Bugs il capitano della nave scoprirà che non sono gli unici ad aver seguito la traccia.

Matrix Resurrections ci porta in questa nuova dimensione che sembra contrastare con il punto dove avevamo lasciato gli umani e le macchine alla fine della prima trilogia di Matrix, ovvero alla collaborazione fra le due fazioni ottenute in seguito alla morte di Trinity e al sacrificio estremo di Neo. Inserendo continuamente scene e immagini dei capitoli passati, ci porta in una specie di reboot della storia ma ci fa capire allo stesso tempo che siamo nello stesso universo narrativo che conosciamo, anche se ampliato da nuove figure o magari nuove versioni dei personaggi a cui eravamo abituati e cercando di trasmetterci continuamente questo senso di deja vù, per rimanere in tema con il film. In Neo e Trinity si vedono i segni del tempo e di una vita che ha banalizzato le loro figure mitologiche dentro e fuori Matrix, ma sono allo stesso tempo più umani, con più dubbi rispetto a 20 anni prima e alle loro certezze nella fede dell'eletto. Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss sono a loro agio nel riprendere i vecchi ruoli in questa nuova versione, che anche stando alle dichiarazioni della regista Lana Wachowski:

"Trovo meraviglioso vedere Keanu e Carrie in questo nuovo film. Adesso hanno l’età perfetta per farlo—noi abbiamo l’età perfetta. In un certo senso tutto sembra perfettamente a fuoco. E con Keanu al culmine della sua età, mentre se fosse stato più grande non sarebbe stato possibile. E se fosse stato più giovane, non avrebbe avuto lo stesso peso e risonanza. Ma, quando recita battute come, “Sento come se tutto quello che ho fatto nella vita non avesse importanza”, queste sono domande che ci arrovellano e sulle quali ci interroghiamo. Poi si passa alla parte successiva di vita, quella dove inizi veramente a domandarti, “Cosa è reale?” E ciò che conta diventa sempre più bello. E li vediamo entrambi rispecchiare tutto in questo modo, e tutto ciò è possibile grazie al tempo che è trascorso. Carrie è passata ad un nuovo livello—cioè, durante la prima trilogia era fiera e impavida, ma ora ha portato tutto ad un livello superiore, ed è semplicemente straordinaria."

Il resto del cast ha visto molte new entry anche in sostituzione di ruoli classici, come l'agente Smith ora interpretato da Jonathan Groff e Morpheus ha le fattezze di Yahya Abdul-Mateen II, molto bravo e che rivedremo come Black Manta in Aquaman and the Lost Kingdom. Jessica Henwick è Bugs, hacker combattente e capitano della nave Mnemosyne, mentre Jada Pinkett Smith riprende il ruolo di Niobe, ora guida della razza umana.  Neil Patrick Harris, indimenticabile Barney Stinson di How I Meet your mother e del recente Natale a 8-bit, è l'Analista.

Matrix Resurrections: critica reale

Matrix Resurrections è una pellicola che come per i capitoli precedenti, è molto più di quello che può apparire ad una prima visione. Le immagini sono una meta-narrazione che attraverso le situazioni rappresentate lanciano critiche al mondo reale. É ormai un fatto noto che tutta la prima trilogia può essere letta come una metafora della transizione sessuale di un soggetto, dal non sentirsi rappresentati dal corpo in cui viviamo.

Nella nuova pellicola queste letture, vengono usate dalla regista che li rende parte della storia stessa, ricordando cosa è stato Matrix: una critica al crypto-fascismo dilagante, una metafora della transizione sessuale, un film che risveglia la coscienza facendoti esplodere la testa, o magari è soltanto Bullet Time, la particolare tecnica di ripresa che permetteva di avere una visuale a tutto tondo di un oggetto o di un'azione e che fu parte fondamentale del successo del primo capitolo. Tutto questo mentre le citazioni ad Alice nel paese delle Meraviglie ci vengono mostrate in maniera più o meno evidente durante tutto il percorso visivo e logico della storia, con il richiamo costante alla scelta di prendere la pillola blu o la pillola rossa, qui anche enfatizzato dalle note psichedeliche di "White Rabbit"  dei Jefferson Airplane ("One pill makes you larger And one pill makes you small, And the ones that mother gives you Don't do anything at all.")

Il film è anche l'occasione  di Lana Wachowski per criticare molti aspetti della società moderna, in alcuni casi giustificati come negli attacchi all'antipatica pratica del mansplaining e al ruolo in cui ancora oggi le donne vengono relegate. Purtroppo però dopo un po' si cade nella retorica e nella propaganda da bar, con dialoghi del tipo ""il popolo vuole essere comandato" di una banalità che sfiora quelle delle cene delle feste con i parenti. Non mancano le critiche dirette all'industria cinematografica che viene vista come un gigante senza scrupoli che si sfama solo reboot e sequel, senza tenere conto della creatività di registi e autori, ma anche qui la cosa fa abbastanza sorridere visto che a dare questa sentenza è il quarto capitolo di una serie dopo 18 anni dal precedente.

Ma Matrix Resurrections oltre alla critica e alla meta-narrativa cosa offre allo spettatore? A livello di fantascienza il livello è fermo a quello dei precedenti film, quindi parliamo di una distopia in cui esseri umani e macchine condividono il mondo reale ma anche quello virtuale. Un'altra cosa che era un punto forte dei precedenti capitoli era l'alta concentrazione di scene di azione sempre studiate alla perfezione con combattimenti dalle coreografie spettacolari anche dopo 20 anni dall'uscita. In Matrix Resurrections c'è azione ma nonostante l'ottimo uso della CGI  si ha la palese impressione che ci sia solo come una cosa dovuta, inserita nell'insieme perchè senza scene di combattimento Matrix, non sarebbe Matrix. É una lunga storia d'amore che ha come protagonisti Neo e Trinity, un amore che supera le barriere del virtuale e della vita reale, ma a discapito di quello che era in origine Matrix

Conclusioni

Purtroppo Matrix Resurrections non convince: dopo un'inizio interessante e credibile, la narrazione si ferma bloccata da interminabili spiegoni che distruggono totalmente l'attenzione dello spettatore, complici le critiche e la propaganda sempre più presenti tanto da diventare insopportabili.  Se aggiungiamo una durata esageratamente lunga di 150 minuti sembrano interminabili, ci sorge spontanea la domanda: ma perchè? serviva veramente questo nuovo film? Non sarebbe stato meglio evitare questo nuovo forzatissimo capitolo della storia? La risposta secondo noi è si, Matrix Resurrections è un film totalmente inutile che non solo non aggiunge nulla al franchise, ma nemmeno invoglia un nuovo spettatore a recuperare la precedente trilogia.

È di sicuro un film che dividerà la critica, perché come già detto non è tutto da scartare a priori, ma l'impressione finale è quella di una dichiarazione personale della regista, che quasi sfocia in una morale che per quanto giusta e condivisibile non è quello che la maggior parte del pubblico vuole sentirsi ripetere quando va a vedere un certo prodotto d'intrattenimento, ma che sarà invece molto apprezzato da chi ama produzioni più intimiste e riflessive sullo stile di Sense8, sempre di Lana Wachowski e con i quali condivide anche i direttori della fotografia Daniele Massaccesi e John Toll, gli scenografi Hugh Bateup e Peter Walpole, il montatore Joseph Jett Sally, la costumista Lindsay Pugh, il supervisore agli effetti visivi Dan Glass e i compositori Johnny Klimek e Tom Tykwer.

Matrix Resurrections sarà al cinema dal cinema dal 1 Gennaio 2022.

Le opinioni della redazione

Un film che non serviva. Una pellicola che nulla porta di nuovo, utile ed aggiuntivo alla saga di Matrix. Un prodotto caratterizzato da una prima parte pregna di meta narrazione piacevole che sembra gettare le basi per un film di qualità ma che in realtà non decolla, anzi nel momento in cui deve spingere sull'acceleratore per portare lo spettatore di nuovo nella matrice inciampa su se stesso e crea confusione invece che portare alla luce gli elementi che dovrebbero spiegare cosa è accaduto dopo il terzo episodio della saga. Manca il trasporto dello spettatore verso un reale pericolo, verso l'urgenza che attanaglia la vita dei protagonisti. Manca la reale lotta "uomo/macchina", la tensione creata dall'esigenza di libertà. Manca l'agente Smith, manca la matrice. Troviamo invece costrutti ed elementi che paiono a tratti mutuati dal "magico mondo Disney" e spiegazioni che lasciano lo spettatore basito con una serie di WTF che non possono che renderlo deluso dopo i titoli di coda. Neo e Trinity erano morti nella prima trilogia. Non sono risorti in questo DLC (Mauro Monti)
Come il primo capitolo del 1999, anche Matrix Resurrections si presenta al pubblico con una narrazione stratificata, che va oltre le scene di lotta o il percepito sulla superficie. Non un reboot, ma una dichiarazione di evoluzione interiore, la resurrezione di Neo e Trinity rispecchia il vissuto di Lana Wachowski, che ritorna ai suoi due figli artistici per raccontare nuovamente il mondo contemporaneo, nelle sue pecche e crepe, dal suo punto di vista, in un dialogo meta-narrativo con lo spettatore vissuto come un complesso gioco di auto-citazione che nasconde un più profondo senso critico. Un intento che esonda nella seconda parte, viziata da alcuni passaggi poco scorrevoli, ma che rimane fedele allo spirito originale dell’opera, rendendo Matrix Resurrections non necessario ai fine dell’evoluzione della lore della saga, ma comunque parte integrante della struttura narrativa di una serie che ha rivoluzionato la sci-fi cinematografica. (Manuel Enrico)
"La chiave di lettura principale di Matrix Resurrections è l'intenzionalità: il quarto capitolo, nominalmente un sequel, rappresenta un commento consapevole all'intera saga. Il film è un manifesto programmatico della sua regista, volto ad aggiornare, rettificare e chiarire i film precedenti. Personalmente non concordo con il giudizio totalmente negativo dato da moltissimi colleghi; ritengo che il film abbia diversi elementi centrati (soprattutto nella prima parte), qualche nuova intuizione visiva e le immancabili citazioni ai capitoli precedenti. Nel complesso il film è schiavo di un'eccessiva autoreferenzialità che fallisce nel connettere in maniera organica e coerente tutti questi elementi" (Mabelle Sasso)
"Matrix Resurrection è risultato, ragionando con lucidità, l’unico Matrix 4 possibile. E la questione non è se noi ne avessimo bisogno o meno (decisamente no), ma quanto ne avesse bisogno Lana Wachowski. Quella dedica alla fine dei titoli di coda verso i genitori scomparsi mi è sembrata più eloquente di quanto non sembri, quasi la chiave per re-interpretare il film. Lo shock per la perdita dei propri affetti ha generato un attaccamento verso le sue due creature, Neo e Trinity, la cui unione è massima espressione dell’amore che trionfa, che sa ritrovarsi anche quando smarrisce la vita o sembra perdersi. Come a dire: “ho perso un pezzo importante della mia vita, ma ho ancora tanto a cui aggrapparmi e intendo farlo”. C’è tutta un’analisi profonda e assolutamente non banale sul libero arbitrio e sulla scelta. Se Matrix fonda il suo nucleo sulla dualità (pillola rossa e pillola blu, uno e zero, realtà e vita all’interno del costrutto di Matrix, agire o non agire), in questo film, anche in parte per divincolarsi dalle tante aspre critiche che i Reloaded e Revolution hanno sempre catalizzato, decostruisce il mito della scelta, della decisione in un sistema binario. Come si può scegliere qualcosa che è contro la nostra natura? Come può sostenersi tutto sull’individualità della scelta quando è solo assieme che si può aspirare a qualcosa di più grande. Quindi è lo sfogo di un’artista coerente e cosciente che cerca di elaborare il lutto anche aggredendo quello che non le va a genio, dall’aspra critica all’universo videoludico fino a quello legato all’industria cinematografica che continua a generare reboot, sequel, aggiornamenti di cose già esistenti per non scontentare il mercato, che vuole sempre di più, ma guai ad uscire dai binari (qualcuno ha detto Star Wars?). Sempre binari, insomma… Manca l’estetica del film originale (anche la tecnica a dire il vero e ripetutamente), quel fascino incredibile quasi da wuxia nei combattimenti, il “mind blowing” che ci faceva esplodere il cervello con mille ragionamenti. Matrix Resurrections addirittura va a prendere in giro alcuni marchi di fabbrica come il bullet time o le teorie sui significati dei personaggi e delle ambientazioni gridandoci in faccia “ma lo capite o no che Matrix è sempre stata in fin dei conti una storia d’amore puro?”. Per non parlare poi del coming out e della transizione delle sorelle Wachowski che vedono una trasposizione in questo film in cui non esiste più l’Eletto ma l’amore tra Neo e Trinity (che per la verità diventa eroina assoluta) e con numerosi richiami al cambio di polarità.  Ma è pur sempre vero che Matrix è e sarà sempre qualcosa di più del personale grido di sofferenza della sua creatrice. È un film che è diventato standard di stile e narrazione, anche di estetica. E questo capitolo non può confrontarsi con il passato. Non vuole nemmeno farlo. Piuttosto cerca quasi di farci pace, con la sua autoreferenzialità intellettualmente onesta. La scelta ora tocca a noi: continuare a vivere il nostro personale mito che è l’originale Matrix, fatto di controcultura del complotto, estetica cyberpunk, guerra, easter egg ecc, oppure accettare la visione della sua regista che nel tempo è cresciuta, cambiata, maturata, si è piegata, si è rialzata e vede le cose diversamente. E decide di proiettare tutto questo sulla sua creatura, arrivando anche a fregarsene del resto. O di buona parte di esso.  La Resurrezione di Neo e Trinity credo sia la resurrezione che vorrebbe Lana Wachowski, e il “lieto fine” parrebbe proprio confermare questa teoria" (Giovanni Zeth Castle Zaccaria)