Mickey Mouse Mystery Magazine 1, recensione: Topolino hard boiled

Mickey Mouse Mystery Magazine 1 inaugura una nuova ristampa della serie cult uscita originariamente nel 1999 e ispirata alla letteratura hard boiled e noir.

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a cura di Domenico Bottalico

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Mickey Mouse Mystery Magazine 1 inaugura una nuova ristampa, composta da sei volumi cartonati che usciranno a cadenza bimestrale raccogliendo tutti e 12 gli episodi del magazine originale, della serie cult uscita originariamente nel 1999 e ispirata alla letteratura hard boiled e noir. Si tratta di una serie definita in più di una occasione "rivoluzionaria" perché dava alle avventure di Topolino un taglio inedito e maturo cercando di capitalizzare da un lato sul successo di PK - Paperinik New Adventures e dall'altro su una intuizione di Tito Faraci che con Dalla Parte Sbagliata, storia apparsa su Topolino nel 1998, aveva mostrato quanto e come si potesse piegare il mondo di Topolino al genere crime/noir recuperando la lezione impartita da Floyd Gottfredson senza necessariamente trascendere nel genere parodistico di cui i personaggi Disney erano diventati sublimi interpreti.

Con un base di storie che toccano in maniera più o meno tangente il genere che iniziarono a comparire su Topolino già dal 1997 e la curiosità suscitata in una fetta di pubblico e di critica dalla summenzionata storia di Tito Faraci (Panini Disney sta ristampando queste storie che fecero da battistrada a Mickey Mouse Mystery Magazine nella collana TopoNoir di cui potete recuperare la nostra recensione del primo volume), per la redazione di allora, estremamente propensa alla sperimentazione, fu naturale varare un nuovo magazine in cui quelle intuizioni fossero completamente sviluppate e sviscerate.

Mickey Mouse Mystery Magazine 1: benvenuti ad Anderville

Mickey Mouse Mystery Magazine 1 raccoglie, in versione integrale, i primi due albi dell'omonimo magazine. MMMM #0 (data di copertina maggio 1999) intitolato Anderville e scritto da Tito Faraci con matite del grande Giorgio CavazzanoMMMM #1 (data di copertina luglio 1999) intitolato The Link scritto da Tito Faraci e Ezio Sisto con matite di Alessandro Perina, Andrea Cagol e chine di Sandro Zemolin.

Topolino riceve improvvisamente una chiamata da Anderville, frenetica e fumosa metropoli che si affaccia sull'oceano, che lo invita a recarsi in città per sbrigare delle incombenze burocratiche legate alla comproprietà di una agenzia investigativa. Fra lo spazientito e lo sgomento, Topolino apprende che il suo socio dovrebbe essere il suo vecchio compagno di università Sonny Mitchell. Sonny, un gran burlone con poca voglia di studiare, aveva davvero la stoffa del detective e si era congedato da Topolino, lasciando l'università di Topolinia circa 15 anni prima, con la promessa che avrebbe aperto una agenzia e lo avrebbe reso suo socio.

Quella che sembrava una burla ora, dopo molti anni, si era rivelata una tragica verità: Sonny è infatti scomparso. Topolino decide quindi di recarsi ad Anderville non solo per firmare le proverbiali cartacce ma anche per indagare sulla scomparsa dell'amico. Ma Anderville non è Topolinia, dove la polizia ha sempre apprezzato il suo aiuto ora contro Gambadilegno ora contro Macchia Nera, e l'indagine sarà molto più complessa e difficile fra pericolosi gangsters, improbabili alleati mai troppo inclini a rispettare completamente la legge e la scoperta di una grande cospirazione che però non porterà al ritrovamento di Sonny.

Per questo motivo la polizia di Anderville intima a Topolino di non lasciare la città fino a nuovo ordine. Bloccato in una città tutt'altro che rassicurante, Topolino non può fare altro che riaprire l'agenzia e accettare nuovi casi più o meno remunerativi. Fra questi quello di ritrovare Tomoka Marshall, uomo silenzioso appena rilasciato dal carcere e al centro di una caccia all'uomo sia da parte delle autorità che della criminalità.

L'uomo infatti ha scontato una pena per una rapina in cui i suoi complici erano riusciti a sfuggire. Ma perché Tomoka si è addossato tutto la colpa senza mai fare altri nomi. Cosa si nascondeva dietro la rapina in una compagnia informatica? Chi erano davvero i suoi complici e perché Tomoka sembra dar loro la caccia? Ma soprattutto chi era il mandante del colpo? Topolino dovrà dare fondo a tutte le sue abilità (compreso cimentarsi con il savat in una malfamata palestra) per "intercettare" Tomoka prima che questi possa commettere un crimine di cui potrebbe pentirsi e da cui non potrebbe essere scagionato.

Topolino ma hard boiled

Sin dalle primissime pagine di Mickey Mouse Mystery Magazine 1 si avverte come la serie che ci si appresti a leggere non ha nulla a che vedere con la produzione Disney tradizionale allo stesso modo in cui era avvenuto con PK - Paperinik New Adventures. Lì però il genere supereroistico era stato mediato dall'umorismo, da un approccio più "leggero" in cui i connotati disneyani era lapalissiani e la sospensione dell'incredulità faceva da filo conduttore sia narrativamente che strutturalmente.

Il primo episodio di Mickey Mouse Mystery Magazine 1 invece colpisce duro e senza filtri prendendo gli stilemi della narrazione hard boiled e innestandoli, organicamente e con grande maestria da un Tito Faraci paziente ma deciso, nell'universo Disney di cui però non vi è traccia se non nei suoi protagonisti antropomorfi. Anderville non è Topolinia: la geografia cambia radicalmente. Non più villette monofamiliari a schiera e aria pulita ma grattacieli, vicoli bui, traffico e luci al neon.

Il cambio di ambientazione permette alla sceneggiatore di inserire inoltre subito due capisaldi della narrazione hard boiled: la narrazione in analessi (Topolino racconta la sua indagine torchiato nel commissariato di Anderville dal burbero Ispettore Clayton) e l'utilizzo della voce fuori campo, con Topolino che diventa narratore sia extradiegetico che autodiegetico, trovando nell'uso puntuale della didascalia la sua forma fumettistica privilegiata tanto quanto lo era il discorso indiretto nella narrativa.

Così facendo, Faraci può iniziare a dipanare un plot, tutt'altro che scontato nella sua risoluzione finale, teso e costituito da improvvisi twist ed in cui iniziano ad emergere personaggi nuovi che diverranno comprimari ricorrenti (come lo stesso Ispettore Clayton di cui si inizia a scoprire qualcosa in più già nel secondo episodio del volume) seppur lontani per caratterizzazione, grafica e non, e carattere dalle usuali spalle di cui Topolino fino ad allora si era circondato, uno su tutti il dinoccolato ma efficace Pippo.

In Mickey Mouse Mystery Magazine 1 nulla e nessuno sono quello che sembrano e Topolino lo impara velocemente facendo i conti con corruzione, avidità e arrivismo. Quello che è solo suggerito nel world building del primo episodio Anderville, con Topolino che perde progressivamente lo sguardo ingenuo sulla realtà, è poi reso evidente nella robusta sceneggiatura del secondo episodio The Link. Le slap stick gag disneyane lasciano il posto a vere scene d'azione con vere pistole e veri rischi, l'umorismo lascia il posto ad una ironia abrasiva e disincantata (ma mai nera e brutale) mentre il gioco degli equivoci tipico della narrazione umoristica diventa un gioco di prede e predatori.

Per questi capovolgimenti degli assunti tipici della narrazione disneyana, uniti ad un world building semplice ma terribilmente efficace, Mickey Mouse Mystery Magazine 1 risulta ancora oggi una narrazione "rivoluzionaria" riuscendo anche a resistere la logorio del tempo e della massiccia dose di proposte simili venute subito dopo oltre che a quelle contemporanee.

Cavazzano e il cambio di paradigma

I capovolgimenti narrativi trovano anche graficamente un corrispettivo con un netto cambio di paradigma che si concretizza nel solco di una serie di piccoli ma sostanziali rimaneggiamenti che metabolizzano alcuni degli stilemi classici dell'hard boiled a fumetti in seno al tradizionale stile Disney. Un lavoro non semplice che poteva essere compiuto con classe ed eleganza solo da un maestro assoluto come Giorgio Cavazzano.

Il primo elemento che risulta subito evidente alla lettura è la maggior densità della tavola di Cavazzano e la sua costruzione che trova in un gioco di incastri fra orizzontale e verticale un inedito dinamismo. Lo schema tradizionale e rassicurante della orizzontalità disneyana infatti cede il passo ad una verticalità ed ampi riquadri (inserti e sbordature comprese) in cui l'ambiente diventa un vero e proprio personaggio da far recitare ed in cui spesso viene lasciato in bella mostra un tratteggio grezzo e deciso che si spinge al limite del chiaroscuro. In questo senso la paletta è tutta tendente a tonalità e sfumature più brulle, le campiture sono sempre piatte e omogenee ma c'è maggior attenzione ai giochi di luci (creando coni e zone d'ombre molto evocativi) così come all'uso di bicromie per alcune sequenze.

Cavazzano rimette in campo tutta l'esperienza maturata su serie come Altai & Jonson creando una Anderville brulicante di personaggi che si muovo più o meno sullo sfondo e tratteggiando antagonisti decisamente gouldiani nella loro eccessiva carica grottesca pur essendo antropomorfi.

Se Cavazzano offre quella che è la sua interpretazione dell'hard boiled Disney, Alessandro Perina, Andrea Cagol e  Sandro Zemolin, nella seconda storia del volume iniziano a rendere personali le intuizioni del maestro veneziano. Ecco che la tavola è meno densa ma i riquadri si fanno ampi lasciando la possibilità di utilizzare inedite inquadrature a volo d'uccello in ambienti particolareggiati e ricchi. Si arriva addirittura all'utilizzo di doppie splash-pages in una continua ricerca di azione e dinamismo che ben si sposa con la sceneggiatura molto tesa.

Il tratto è costituito da una linea più continua e dolce, sparisce il tratteggio graffiante, ma di contro le chine sono più votate a donare una maggiore ed immediata espressività ai personaggi.

Il volume

Panini Disney opta, per questa ristampa, per un inedito formato cartonato 17x24 cm simil comic book. Una scelta che dona sicuramente prestigio all'edizione che si segnala per la discreta qualità di stampa e l'utilizzo di carta patinata ruvida ed opaca dalla grammatura importante che dona una rinnovata brillantezza alle tavole. Nel volume trovano spazio anche una breve introduzione firmata da Davide Catenacci e una piccola sezione di extra in cui si approfondisce il lavoro dietro la creazione dell'iconico logo di Mickey Mouse Mystery Magazine. Al centro del volume sono state anche riporte le copertine wrap around originali dei due albi qui raccolti.