Mistborn: il nuovo corso dell'high fantasy

Allomanti, Feruchemisti e imperi millenari: Brandons Sanderson riscrive le regole dell'high fantasy con Mistborn

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a cura di Manuel Enrico

Quando si parla di fantasy letterario, la tradizione porta innegabilmente a pensare a Tolkien, complice il rinato interesse per l’autore britannico dopo l’uscita della trilogia cinematografica di Peter Jackson, che ha condotto nella Terra di Mezzo una nuova generazione di appassionati. Se il cinema prima e la serialità poi hanno ridato lustro a questo caposaldo del genere, in ambito letterario il fantasy si è evoluto verso nuove direzioni, andando oltre quello che è divenuto il canone fantasy classico, dando vita ad altre forme narrative come La Ruota del Tempo o, in tempi più recenti, La Caduta di Malazan. Questa rinnovata vitalità del fantasy letterario ha ispirato una nuova generazione di autori, capaci di creare differenti suggestioni con cui sporcare il candore del fantasy, ma pochi hanno saputo imporsi come punto di riferimento come ha fatto Brandon Sanderson, che con la saga di Mistborn ha contribuito a dare una nuova dimensione al fantasy.

Il nome di Sanderson oggi viene riconosciuto come uno dei più noti nella letteratura di genere. Prolifico al punto di sembrare inumano, capace di sfornare trilogia e archi narrativo di ampio respiro, Sanderson si è presentato al pubblico con Mistborn mostrando una nuova dimensione del fantasy, in cui la tradizione classica viene completamente dimenticata. Una rottura con la consuetudine, o più realisticamente la volontà di imporsi con una propria idea concezione del fantastico, calata in una dimensione meno familiare ma che miri a una diversa prospettiva, più concreta.

Allomanti, Feruchemisti e imperi millenari: Brandons Sanderson riscrive le regole dell'high fantasy con Mistborn

Mistborn: andare oltre la tradizione del fantasy

Prima di arrivare al successo con il primo capitolo di Mistborn, L’ultimo Impero, Sanderson si è fatto le ossa con racconti e un primo romanzo, Elantris, dove era già presente, seppur in forma embrionale, la sua concezione della narrativa. Dove il fantasy tradizionale, specialmente post-tolkeniano, prevedeva una componente solitamente legata al viaggio all’evoluzione dell’eroe protagonista, Sanderson sembra identificare in questo elemento il primo tratto da rivedere e rinnovare, cambiando radicalmente il suo approccio. Tolkien ha sicuramente lasciato un forte imprinting sugli autori successivi, da Jordan a Brooks, che hanno ripreso la sua meccanica del viaggio iniziatico come primo passo dei propri cicli, sancendo quasi una tappa obbligata. L’idea del viaggio era quindi il primo tassello di un mosaico che per decenni si è riproposto in una forma quasi obbligata, lasciando comparire il protagonista adolescente (solitamente il prescelto) e l’immancabile minaccia da sconfiggere. Su questo canovaccio impostato da Il Signore degli Anelli si sono mosse gran parte dei grandi cicli del genere, rendendo al contempo necessario preservare, almeno in parte, questa tradizione, ma anche avviare un’opera di ridefinizione dei tratta specifici della narrativa fantastica.

Dove il citato Elantris sembra essere un esperimento di scrittura, quasi una prova generale in funzione di una più convinta e struttura avventura, Mistborn si presenta ai lettori come la dimostrazione della nuova visione narrativa di Sanderson.  D’altronde, lo stesso Sanderson non ha mai fatto mistero di quanto Mistborn sia, a tutti gli effetti, il suo manifesto artistico:

Anche se Elantris fu il mio biglietto da visita per la comunità del fantasy, Miostborn è ciò che mi ha consacrato davvero come scrittore di fantasy. A tutt’oggi, il suo approccio moderno ai topoi del fenere accoppiato alla ‘magia solida’, che è diventata un elemento caratterizzante del fantasy epico attuale, è un tratto distintivo della mia carriera.

Rivedendo anche opere successive, come il ciclo dei Reckoners o Gli Archivi della Folgoluce, appare evidente come Sanderson si faccia interprete di una volontà autoriale più complessa, a tratti quasi pretenziosa, ma comunque finalizzata a non dare al lettore una storia lineare, in cui siano solamente i personaggi a guidare la vicenda, ma che sia inserita in un contesto concreto percepibile come realistico.

Mistborn, infatti, contrariamente gli altri cicli più celebri sembra fare della staticità geografica dei suoi personaggi un tratto distintivo. Gli eroi di Sanderson difficilmente intraprendono grandi viaggi, preferendo agire direttamente sul mondo circostante, scelta che consente all’autore di creare un ritratto sociale e culturale particolarmente denso e concreto. Pur rimanendo legato ad alcune sfumatura fantastiche, la peculiarità dell’opera di Sanderson consiste nel dare vita a scenari che mostrano una cura estrema nella fase di world building, che non si limita alla ricerca di un’identità architettonica che riempia pagine di descrizioni minuziose, ma si spinge sino alla creazione di strutture sociali e politiche che interagiscano direttamente con i personaggi, dando vita a una meccanica di eventi sempre più interconnessi.

Nel dare vita ai suoi mondi, infatti, Sanderson non si limita a rendere lo sfondo delle avventure dei suoi eroi un elemento di contorno, ma tende a renderlo sempre un cardine della vicenda, si concede il tempo di calare in modo accorto e mai banale o scontato eroi e villain in una dimensione sociale che sia concreta, palpabile.

Nel caso di Mistborn, questo suo approccio è fondamentale, considerato come non si tratti di una saga tradizionale. Solitamente le saghe fantasy tendono a preservare un orizzonte temporale contenuto, sviluppandosi seguendo la vita di un eroe, ma questa concezione sembra esser stata sin troppo stretta a Sanderson, che ha deciso di andare oltre questo limite, trovando proprio nell’ambientazione la sua linea guida per espandere la sua saga.

Magia ed evoluzione: la rivoluzione di Mistborn

Sanderson definisce come ‘magia solida’ il nuovo modo con cui gli autori moderni di fantasy adattano il tradizionale concept della magia alle suggestioni contemporanee. Autori come robert Jackson Bennett adattano questo rapporto tra magico e tecnico per inquadrare un contesto da Rivoluzione Industriale (La Trilogia dei Fondatori), altri come Brian McClellan immaginano un potere magico che consenta di utilizzare armi ‘moderne’, come le armi da fuoco (Trilogia dei Pulvimanti). Per Sanderson, l’importanza dell’elemento magico diventa un tratto da inserire all’interno della sua visione più ampia della storia, dando vita non a una serie di incantesimi e di poteri da apprendere, quanto a una più immediata capacità innata, diversificata per ogni personaggio.  Scelta intelligente, che consente di creare una serie di interconnessioni tra diversi personaggi che trovano, proprio in questa loro complementarietà, una relazione più stretta. Anziché creare un corpus magico, quindi, Sanderson inventa Allomanzia e Feruchemia.

Con l’Allomanzia, un individuo può ingerire determinati minerali e assumere delle specifiche capacità, ottenendo poteri sovrumani ‘bruciando’ piccole quantità di metalli ingeriti tramite fialette, in cui sono immerse schegge di minerali. Gli Allomanti diventano il corrispettivo fantasy di supereroi, le diverse capacità garantite da questo potere consente a Sanderson di creare situazioni avventurose ma ‘ragionevoli’, oltre a offrire ottimi spunti per momenti ad alto tasso di adrenalina. La Feruchemia consente invece di rinunciare a parte delle proprie capacità, come forza o salute, per infonderle in appositi gioielli da cui poterle riassorbire nel momento del bisogno. Due diverse meccaniche, che operano a un diverso livello, ma che rappresentano un tutt’uno ‘magico’ particolarmente avvincente.

La componente magica, immancabile in un fantasy, non è però il vero cuore della saga di Mistborn. Pur apprezzandone l’originalità, non si può ignorare come la costruzione di un concetto di ere sia il vero motore della saga. Mistborn è un progetto narrativo inusuale, pensato per svilupparsi in un lungo arco temporale, passando attraverso diversi momenti storici, che ripercorrono fasi dell’evoluzione moderna della nostra società. Idealmente, Sanderson ha immaginato tre ere, arrivando al compimento della prima, contenuta nella sua prima trilogia (L’ultimo Impero, il pozzo dell’ascensione, il campione delle ere).

Mistborn – Era Uno

Punto di partenza è una società pre-industriale, l’Ultimo Impero, che ha come capitale Luthadel. Gigantesca città che ricorda la Londra per-rivoluzione industriale, architettonicamente e culturalmente. Un centro di potere, governata dal Lord Reggent, figura quasi mitologica e reso il fulcro di una venerazione assurta quasi a religione di stato, che motiva anche una rigida divisione sociale, che penalizza soprattutto la popolazione che vive poco fuori le alte mura cittadine, tratta alla stregua di schiavi. Il telaio sociale è basato su un culto dell’ascesa dell’imperatore, delle sue battaglie e della sua potenza, che viene protetta dai Sedatori, figure che tengono la popolazione sotto controllo.

A opporsi a tutto questo ci sono, ovviamente, dei sovversivi, che intendono scardinare questo rigido sistema per offrire pari opportunità a tutta la popolazione. A guidare una di queste bande di agitatori è Kelsier, figura carismatica intenzionata a causare la fine dell’Ultimo Impero, sostenuto da un gruppo di amici fidati che condividono con lui un particolare dono: sono allomanti, ossia capaci di sprigionare poteri incredibili assumendo piccole quantità di minerali. Quando la giovane Vin si unisce a loro, scoprendo di avere la rara capacità di poter acquisire i poteri da ogni minerale, Kelsier decide di addestrarla per avere l’arma definitiva con cui dare inizio alla sua rivoluzione.

Da questo avvio, nasce una vera e propria rivoluzione sociale che già nel secondo volume, Il pozzo dell’ascensione, non manca di analizzare aspetti vicini alla Rivoluzione Francese, svelando come il detronizzare un potere assoluto, seppure con le migliori intenzioni, rappresenta una particolare sfida anche per i più meritevoli rivoluzionari. Intrecciando con arguta sensibilità l’aspetto socio-politico al contesto epico e mitologico, Sanderson intraprende un esperimento sociale complesso, focalizzandosi sul ‘dopo la rivoluzione’, aspetto solitamente trascurato in questa narrativa, e portando i suoi personaggi a gestire una situazione creata ma forse mai pienamente compresa. A supporto di questa visione spiccatamente sociale, Sanderson introduce un elemento più attinente all’immaginario fantastico, giocando sull’inganno della percezione errata del mito come strumento di controllo, andando a scardinare uno dei tratti più tipici della narrativa fantastica: il ruolo dell’eroe come assolutamente buono.

il concetto di eroismo e vittoria dell’eroe viene scardinato, aprendo a una rivelazione che si rivela come uno dei tratti più interessanti della narrazione di Mistborn: non tutto è come sembra. Se i ribelli del primo capitolo erano animati dalla convinzione di avere piena conoscenza della storia dell’Ultimo Impero, che li guida prima durante la rivoluzione e in seguito nel creare una nuova società , con Il Pozzo dell’Ascensione siamo testimoni della perdita di questa sicurezza, quando lo studio degli antichi scritti e delle tradizioni si rivela non essere quella fonte di verità resa quasi religioso dogma ribelle, ma anzi sveli un’inquietante falsa verità che si rivela fuorviante. Un radicale cambio di prospettiva che consente a Sanderson non solo di rimanere fedele al suo principio (ottimi personaggi) ma anche di proiettare i lettori verso un ottimo finale per questa sua trilogia. E per arrivare a questo scopo, Sanderson identifica un modus operandi che spesso viene tralasciato nell’epica contemporanea: il dubbio dell’eroe.

La conclusione della Prima Era, con Il Campione delle Ere, sembra essere l’ennesimo tratto specifico della vis narrativa di Sanderson. Quello che inizialmente era il villain, il Lord Reggente detronizzato nel primo capitolo, passa dal ruolo di despota a quello di uomo sacrificatosi, divenendo il male minore per un mondo a rischio, capace di creare un percorso di salvezza che passa per la propria morte. Quasi una figura cristologica, resa tale in questo ultimo capitolo tramite la definizione dei protagonisti stessi della saga, costretti ad affrontare scelte simili prima dell’annichilimento del mondo. Nella sua marcia verso l’evoluzione sociale di questa cultura, Sanderson in modo allegorico sembra rifarsi a una dinamica illuminista di razionalizzazione del potere e della rappresentazione del potere assoluto di stampo divino, rivelando come diverse sfumature e diversi punti di vista siano fondamentali per dare un quadro veritiero della realtà, scevra di retorica e populismi. Non è un caso che sia proprio l’apparente fine di questa mentalità venata di superstizione a sancire la fine della Prima Era, proiettando Mistbron verso una mentalità più razionale.

Mistborn – Era Due

Inaugurata con La Legge della Lande, la Seconda Era mostra un mondo che si avvicina alla società di metà ‘800, in cui convivono sia i primi esperimenti urbanistici che la poetica avventurosa della frontiera. Secoli dopo gli eventi della Prima Era, gli eventi che hanno guidato alla fine dell’Ultimo Impero sembrano ora leggenda, soprattutto in una società che, tecnologicamente avanzata, sembra ridurre sempre di più il divario tra uomini comuni e allomanti.

Con la Seconda Era, Sanderson avvia una spettacolare opera di evoluzione sociale, mostrando come gli eventi precendeti siano la fonte di un corpus folkloristico, in cui verità e leggenda si mescolano. Pur strizzando l’occhio a un contesto da far west, Sanderson non si priva della componente di ‘magia solida’, che rimane il trait d’union tra le diverse Ere del suo mondo. Nuovi personaggi e nuove atmosfere che, pur mostrando una propria identità, mancano di far percepire la propria appartenenza a questo mondo ricco di fascino. Il passaggio a questo diverso contesto cronologico consente non solamente di mostrare un diverso equilibrio tra cittadini comuni e allomanti, ma fornisce a Sanderson l’occasione per andare a intessere un raffinato ragionamento su come la superstizione e il folklore si scontrino con una mentalità più illuminata e moderna.

Se nella Prima Era gli scritti su cui si basavano le convinzioni dei protagonisti era animate da una visione pre-industriale ancora fortemente influenzata da una spiritualità spicciola, specchio dell’approccio tipico della società britannica di inizio ‘800. Complice l’affinità al Far West della Seconda Era, la mitologia e il rapporto con il retaggio del passato viene riadattato a una mentalità maggiormente affine a quella americana, più pratica e concreata. Questo progresso nella componente folkloristica rispecchia l’idea di Sanderson di evoluzione sociale, una delle colonne portanti dello sviluppo di Mistborn.

Mistborn negli altri media

Un impianto narrativo come quello di Mistborn non poteva certo rimanere limitato alla letteratura. Grazie alla sua natura di mondo estremamente dettagliato, l'universo di allomanti e ferruchemisti si presta a venir declinato in alti media, soprattutto quelli che hanno dimostrato di avere una particolare predilezioni per le ambientazioni fantastiche.

A beneficiare in primis di questa profondità narrativa è stato il mondo dei giochi da tavolo, che non ha mancato di vedere nella struttura sociale di Luthadel un promettente meccanismo di intrighi e giochi di corte che sarebbero stati degli ottimi spunti per un board game. E' da questa intuizione che ha preso vita Mistborn: House War, un'interpretazione ludica del mondo creato da Sanderson che si concentra sulla lotta politica tra le diverse famiglie nobiliari che popolano la corte del Lord Reggente.

L'impatto culturale di Mistborn è stato tale che anche Fortnite ha accolto questo universo nel proprio mondo, rendendo il Sopravvissuto di Hathsin, Kelsier, un personaggio giocabile, accompagnandolo con un apposito contenuto extra che introduce armi legate all'Era Uno di Mistborn.

Seguendo un trend che in tempi recenti ha portato sul piccolo schermo altre celebri saghe fantasy, da Tenebre e Ossa a La Ruota del Tempo, anche Mistborn ha intrapreso il suo percorso per arrivare in questo ambito dell'entertainment. Dopo la vendita dei diritti della saga alla Paloppa Pictures nel 2010, Sanderson ha dovuto però incassare una prima delusione, considerato che la casa di produzione non ha avviato alcun progetto in tal senso, tanto che lo stesso autore ha rivelato, nel 2015, che i diritti sono tornati in suo possesso, confidando comunque di esser più che disponibile a valutare nuove proposte. Un interesse più comprensibile, considerato Mistborn in modo eccelso ad esser una promettente IP, se consideriamo non solamente la sua già convincente intelaiatura narrativa, ma soprattutto ripensando al concetto di saga 'generazionale', che consentirebbe dunque di sviluppare una produzione animata da differenti suggestioni.

L'unico inghippo, in tal senso, potrebbe esser lo stato di avanzamento della saga. Se da un lato la conclusione dell'Era Uno consente di sviluppare un primo arco narrativo completo, l'ipotesi di uno sviluppo cronologicamente più vario è al momento in stallo, considerato che solamente il primo capitolo dell'Era Due ha trovato la via delle librerie, mentre non si hanno notizie certe di cosa possiamo attenderci per l'Era Tre.

Come e perché leggere Mistborn

All’interno del ricco panorama fantasy contemporaneo, Mistborn si pone come una saga di altro profilo. Sanderson abbandona la visione del fantastico epicheggiante tipica di una tradizione letteraria del genere, creando un nuovo linguaggio che ha portato ad ampliare la percezione del fantasy letterario, che anche grazie alla sua opera di riscrittura delle componenti narrative a consentito ad altri autori di riadattare quelle che sono particolarità associate alla letteratura fantasy in una natura differente.

Basterebbe già questa motivazione a spingere gli appassionati di fantasy alla lettura di Mistborn. Tuttavia, sarebbe ingiusto non tributare a Sanderson la capacità di creare mondi vivi e vitali, caratterizzati da una componente magica peculiare, che impatta in maniera evidente sul costrutto sociale in cui si muovono i suoi personaggi. Con Mistborn questa tendenza del romanziere americano trova la sua prima forma concreta, dando vita a un universo in cui l’aspetto fantastico trova una convincente coesistenza con la progressione emotiva dei protagonisti, riflettendosi nell’evoluzione del mondo in cui si vivono.

L’esordio in Italia di Mistborn è avvenuta grazie a Fannucci, tuttavia i diritti dell’opera di Sanderson sono ora passati a Mondadori, che ha ulteriormente impreziosito il suo già nutrito parco di titoli fantasy. La riedizione della Prima Era si è presentata in tre volumi di pregevole fattura, impreziosita da decorazioni ad hoc, che, assieme alla presenza di compendi a fine volume che aiutano il lettore a familiarizzare con il mondo di Mistborn, rendono questi corposi volumi una presenza prestigiosa nelle nostre librerie.

Per la Seconda Era, avviatasi con La legge delle lande, Mondadori ha optato per un volume di formato più contenuto, affine alla tradizione della collana Fantastica. Complice anche la lunghezza inferiore dell’opera stessa, che ha quindi convinto l’editore milanese ad avviare l’Era Due in un’edizione meno ricca di contenuti ma ugualmente curata.

Mistborn: Era Uno

L'ultimo Impero - Sono trascorsi mille anni dal giorno dell'Ascensione, il misterioso evento che rese il sole scarlatto, riempì l'atmosfera di piogge di cenere e inaridì il pianeta per sempre. Quello stesso giorno il Lord Reggente ottenne un potere inimmaginabile, tale da renderlo una vera e propria divinità, con la capacità di riunire l’umanità intera sotto il vessillo dell’Ultimo Impero, così chiamato perché destinato a durare in eterno. Ora uno strano schiavo è giunto nelle piantagioni fuori della capitale Luthadel, dove gli schiavi skaa vengono oppressi come in ogni parte dell’Impero. Quest’uomo si chiama Kelsier ed è a capo di una banda di delinquenti dotati di poteri allomantici. Kelsier coltiva il sogno impossibile di porre fine al dominio del Lord Reggente, ma sarà l’incontro con la giovane imbrogliona Vin, una skaa che non si fida di niente e di nessuno, a dargli una speranza di successo: Kelsier riconosce nella ragazza il suo stesso rarissimo talento, quello dei Mistborn, coloro in grado di usare tutti i poteri allomantici…

Mistborn dimostra che non servono razze, magie o grandi viaggi verso terra lontane. Sanderson rivoluziona, in un certo senso, anche il concetto stesso di viaggio dell’eroe e storia di formazione, privandoli di quella concezione di poetica transitorietà dei protagonisti, avvicinandoli maggiormente alla realtà della contemporaneità. Lo dimostrano al meglio i due volti principali di Mistborn – L’ultimo Impero, Vin e Kelsier. Affascinata e ammaliata lei, che si avvicina per la prima volta a un mondo di avventure che le svelo la realtà del suo ambiente, disincantato e ossessionato lui, al limite del cinismo nel modo in cui, con fare poco eroico, manipola la ragazza per raggiungere i suoi scopi.

Il Pozzo dell'Ascensione - In un'edizione illustrata, il capolavoro del maestro del fantasy contemporaneo L'impossibile è successo: il Lord Reggente è morto e l'Ultimo Impero è caduto. Anche Kelsier, l'uomo che ha portato alla fine del Reggente, è morto e ora il compito di costruire un nuovo mondo è ricaduto sulla sua protetta, Vin. È lei la Mistborn più potente, ma il suo compito sarà tutt'altro che facile. Forse l'unica speranza risiede in un'antica leggenda, che parla del misterioso Pozzo dell'Ascensione.

Nonostante Mistborn – Il Pozzo dell’Ascensione sia annoverabile tra le opere della prima fase della produzione di Sanderson, è comunque percepibile come l’autore avesse comunque già chiaro come realizzare una storia che sapesse mantenere un equilibrio tra la parte politica e quella più spiccatamente fantasy. Se da un lato è intrigante il modo in cui Sanderson sviluppa le macchinazioni e gli intrighi, creando dei presupposti che si evolvono in modo avvincente e sorprendente, dall’altro è innegabile che il suo approccio alla creazione di una mitologia legata alla figura del Campione delle Ere e alla nascita dell’Ultimo Impero riesca ad ampliare quanto presentato nel precedente volume, offrendo maggior spessore a questo mondo fantasy sui generis.

Il Campione delle Ere -Forzati con l’inganno a rilasciare il demone Ruin mentre tentavano di chiudere il Pozzo dell’Ascensione, il nuovo imperatore Elend Venture e sua moglie, l’assassina Vin, si trovano a dover far qualcosa per salvare il mondo. E devono farlo in fretta. L’epic fantasy di Mistborn giunge con questo volume a un livello ancora più esaltante: personaggi sfaccettati, una trama appassionante, e le eterne domande sulla lealtà, la fede, la responsabilità.

Sanderson, con l’Era Uno di Mistborn, imbastisce un racconto in cui a esser centrale non è solo l’analisi sociale, quanto piuttosto l’impatto che religione e tradizioni, con le sovrastrutture culturali ed emotive, possono imporre. La figura del Lord Reggente era divenuto il fulcro di un regime teocratico, che aveva trasformato un uomo desideroso di salvare il proprio mondo in un essere divino, e il nuovo ordine nato dalla caduta dell’Ultimo Impero sembra muoversi nella stessa direzione. Con questa visione, Sanderson si consente un’analisi più ampia del proprio mondo, proiettandolo anche verso una versione più moderna, in cui il divino viene privato della sua aura mistica. Elemento che sarà cardine della Era Due, che dovrebbe proseguire la complessa trama della saga di Mistborn.

Mistborn - Era Due

La Legge delle Lande  - Su Scadrial sono passati trecento anni dall'Origine e dagli eventi narrati nella Trilogia di Mistborn; il Mondo di Cenere è ormai tornato un luogo prospero e fertile che si sta affacciando verso una modernità fatta di ferrovie, luce elettrica e dei primi grattacieli che si innalzano verso le nubi. I protagonisti della lotta contro il lord Reggente sono diventati personaggi mitici; nuove religioni sono nate e ne sono riemerse di antiche. Anche se scienza e tecnologia sembrano dominare, ci sono ancora i poteri feruchemici e allomantici. Nelle terre di frontiera note come le Lande, anzi, sono strumenti cruciali per gli uomini e le donne che, con incredibile coraggio, tentano di ristabilire ordine e giustizia. Uno di loro è Waxillium Ladrian, un raro duomante che può muovere i metalli e modificare il proprio peso. Dopo vent'anni trascorsi nelle Lande come giustiziere, però, Wax è costretto a tornare nella città di Elendel, culla della civiltà e del progresso, per assumere la gestione dell'importante casata Ladrian. La vita nell'alta società gli impone di lasciare da parte le pistole e le acrobazie che i suoi poteri gli consentono. O almeno così crede, fino a quando non si rende conto che le ricche dimore e gli eleganti viali della città possono essere persino più pericolosi delle polverose piane delle Lande.