Moon, l'incredibile storia di un piccolo capolavoro

Moon è un film del 2009 entrato velocemente nel cuore degli appassionati e tra i cult del genere fantascientifico. Un prodotto coraggioso, su cui forse non sarebbe stato il caso di scommettere. Eppure il risultato è spettacolare.

Avatar di Marcus Broad Bean

a cura di Marcus Broad Bean

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Maledetta  Luna

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Quella dannata Luna. L'abbiamo vista spesso come sogno in un viaggio inarrivabile. Come protagonista di una storia futura, a volte anche come punto di partenza per avventure fantastiche. In un modo o nell'altro, quello dell'Uomo sulla Luna è un topos ricorrente nelle storie di fantascienza. L'esempio più eclatante è probabilmente l'amate serie TV Spazio 1999 (1973)
. Moon di Duncan Jones torna, brillantemente, sul tema 36 anni dopo.

Di quanti attori c'è bisogno per imbastire un buon film con la Luna come protagonista? Quanto denaro serve per fare un capolavoro con il nostro satellite al centro dell'azione? Rispondere sarebbe stato forse difficile, almeno fino a quando vedemmo Moon. Un film così ricco di sorprese che a volte viene da pensare qualcosa come "cavolo, per forza è così bello".

Trama e ambientazione

Sam Bell (Sam Rockwell) vive da solo sulla Luna. Ci ha passato tre anni, come unico operatore di una base mineraria dove si estrae il prezioso elio-3. Il sistema di comunicazione funziona male e Sam comunica a stento con la sua famiglia, moglie e figlia, sulla Terra.

A fargli compagnia c'è solo GERTY, un'intelligenza artificiale limitata ma potente, che lo assiste in tutte le attività e gli offre anche qualche occasione di conversazione surreale.

Il momento di tornare a casa si avvicina, ma all'improvviso le cose cominciano ad diventare problematiche. Anzi, tutto a un tratto sembra che vada tutto storto.

Sam comincia così a rendersi conto che la realtà "vera" è molto diversa da ciò che lui conosce. Determinato a riscattare sé stesso - termine su cui si potrebbe dibattere a lungo - il protagonista si spende senza tregua per tornare sul nostro Pianeta e portare notizie di cui nessuno, immagina, ha il minimo sospetto.

Tra Avatar e Star Trek

Moon è un film del 2009, momento in cui la fantascienza cinematografia sembrava girare tutta intorno ad Avatar di James Cameron. Ma c'erano anche il primo dei nuovi Star Trek mentre, in tema di gradite sorprese, Neill Blomkamp tirava fuori dal cilindro quel capolavoro di District 9.

C'erano dunque tanti ottimi film nelle sale, ma qualcuno ebbe la fortuna di andare a vedersi questo semi sconosciuto Moon; c'ero anche io. E dire che io avevo in testa solo una cosa in quel momento: cavolo, finalmente mi ricordo come si chiama quell'attore che non ricordavo mai.

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Era Sam Rockwell, attore unico e solo (o quasi) di questa pellicola. Uno di quegli attori che quando lo vedi non riesci a fare a meno di pensare che cavolo sì, lo hai già visto da qualche parte. E ci mancherebbe, mica è un novellino. Prima di prendersi questo ruolo da "one man show" si è fatto la gavetta: L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, Guida galattica per autostoppisti, Il genio della truffa, Il miglio verde e un'infinità di altre apparizioni che caratterizzava come sempre nel migliore dei modi, ma forse senza rimanere mai impresso davvero.
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In Moon però c'è solo lui a tenere su la baracca, così che tutti ci siamo sentiti in dovere di domandarci: "hey, ma quanto è bravo sto tipo?".

Il sangue del Duca

Come se non bastasse il rischio di girare un film con un solo attore, Moon alza la posta con un regista che non aveva mai diretto un lungometraggio - figuriamoci uno di quelli tosti con un solo personaggio: Duncan Jones. Dov'è che l'ho già sentito? Aspetta, in realtà si chiama Duncan Zowie Haywood Jones, o per meglio dire Zowie Bowie.

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Sì, è il figlio del Duca bianco, David Bowie. Parlando di un artista come Bowie è difficile accontentarsi di dire "figlio d'arte", così Zowie si sceglie un nome diverso e decide di scriversi anche la sceneggiatura per il suo primo film. E di cavarsela con solo 5 milioni di dollari - una cifra davvero molto contenuta per un film del genere.

Il risultato è tutto quello che non ti saresti aspettato. Rockwell tira fuori una prestazione da Oscar; la storia ti tiene incollato allo schermo, la regia sembra illuminata dal senso divino (del padre?). Ed ecco la grande sorpresa: Moon è un film che può entrare di diritto tra i cult del genere. Per una serie di coincidenze difficilmente ripetibili, forse, che coinvolgono qualcosa di magico che solo il cinema ti può dare.

Adesso ve lo ricorderete come si chiama quell'attore protagonista di Moon?

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Retrocult è la rubrica di Tom's Hardware dedicata alla Fantascienza e al Fantastico del passato. C'è un'opera precedente al 2010 che vorresti vedere in questa serie di articoli? Faccelo sapere nei commenti oppure scrivi a retrocult@tomshw.it.