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Mother: l'orrore dagli abissi

Mother: una minaccia dagli abissi afflige una disperata città lacustre.

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Mother: una minaccia dagli abissi afflige una disperata città lacustre

Definire Venezia una città magica, sarebbe limitativo. La sua particolare natura, profondamente legata a questa sorta di dimensione onirica tra terra e mare la rende un luogo fuori dal tempo, nonostante la sua visione ‘turistica’ che la ha resa una meta ambita e, apparentemente, facilmente riconoscibile. Figure come James Bond e Indiana Jones ne hanno mostrato alcuni lati, racconti a fumetti come Orientalia e Fantasmi a Venezia, storia di Nathan Never, ne hanno offerto un ritratto storico e poetico che ne esalta i misteri reconditi. Ma se nelle calli che serpeggiano per la città lacustre, se sotto l’onnipresente acqua vivessero mostri che assediano i cittadini? Un interrogativo lovecraftiano che trova una risposta in Mother, serie a fumetti edita da Remer Comics, che ci guida in una Venezia inquietante e insolita.

In Mother, a onore del vero, il nome di Venezia non compare mai, ma l’immaginario del lettore viene diretto verso la città lagunare da un’atmosfera inconfondibile, che muovendosi dalla trama di Fabrizio Capigatti, autore che ha già mostrato di potere declinare le diverse anime della fu Repubblica Marinara in diverse chiavi, come dimostrato dal gdr Venetia Obscura. Con Mother, l’intuizione narrativa è quella di ritrarre un contesto urbano dal sapore inequivocabilmente veneziano, ma che si basi su una sorta di evocazione ambientale per suggestioni. Dal presentare elementi architettonici inconfondibili al riproporre piccoli riferimenti storici, Capigatti avvicina il lettore in un mondo che viene percepito come noto, se non decisamente familiare, per introdurre un elemento orrorrifico che diviene il fulcro emotivo della sua storia.

Mother: minaccia dagli abissi

Illand è una città attraversata da canali. Dalle acque di questi emerge ogni notte una nebbia che nasconde l’arrivo dei Worms, creature mostruose che tormentano la popolazione, che non ha modo di difendersi solo seguendo i dettami del Gran Consiglio. Presieduto dal Doxe, il Gran Consiglio sembra aver trovato una sorta di patto con queste creature mostruose: sangue di vergini. Un tributo che viene versato da giovani donne, nella speranza di mantenere una pace con questi esseri degli abissi, ma che, apparentemente, sembra non esser più sufficiente, considerato che i Worms stanno iniziando a muoversi per le calli anche di giorno.

Una minaccia al potere del Gran Consiglio, che teme di perdere la propria posizione di potere, complice la presenza di una Resistenza, che non crede più alla sicurezza millantata dal governo del Doxe. A dare maggior forza a questa forza rivoluzionaria è la comparsa di Ana, una giovane donna che lotta contro i Worms, battendoli e mostrandosi una combattente letale. E se fosse lei a incarnare le speranze future per Illand?

Con Mother, Capigatti sceglie di creare una sinergia di elementi narrativi che uniscono classicismo e verve moderna. Il rituale del sacrifico di vergini a creature degli abissi ha un sapore di epica classica, ma il modo in cui viene rielaborato all’interno di una storia dal piglio dinamico e avventuroso rende questo spunto uno starting point per creare non solo un contesto sociale opprimente e dispotico, ma anche una mitologia interna alla storia.

La presenza del rituale, la comparsa di un eroe, o meglio di un’eroina, e uno scontro titanico contro una creatura mostruosa sono elementi tipici di un racconto epico, che per quanto trasportato all’interno di una storia rapida e ipercinetica non tradisce la propria natura. Un’epica che si fonda su un’umanità arresasi a una lenta morte, in cui al fine imminente viene vissuta con cinismo, tra chi cerca di mantenere un’ultima parvenza di potere e chi invece vive ai bordi del consesso civile, egoisticamente.

Una visione pulita e precisa che Capigatti arricchisce con una definizione della sua protagonista, Ana, che strizza l’occhio al lettore. Unica umana a poter intravedere le mostruose creature che si muovono nella nebbia, cinica, disincantata, apparentemente avulsa dal mondo che la circonda, Ana lentamente lascia emergere la sua storia, il suo momento di rottura con la società in cui si muove, conferendole un fascino spigoloso ma intrigante, che invita il lettore a perdersi nelle sue avventure.

Capigatti sa come valorizzare il suo piglio caratteriale con i dialoghi, pungenti e irriverenti, contrapponendoli alla più seria e quasi mistica linea narrativa delle didascalie, che tra ricostruzione storica e definizione dell’inquietante elemento mistico crea un intreccio fresco, appassionante. Viziato, a esser pignoli, da un’eccessiva rapidità imputabile all’essere il primo capitolo di una serie, in cui si rivede l’intenzione dell’autore di accogliere il lettore in questo mondo offrendo quanti più elementi possibili affinché possa sentirsi parte di questa avventura. Una piccola sbavatura che può essere corretta in corso d’opera, con l’evoluzione della trama della serie, che può già poggiare su solide basi.

Una promettente epica tra cinismo e disperazione

Merito anche dei disegni di Ludovica Ceregatti. Il tratto di Ludovica si è fatto già apprezzare in altri contesti, come in A Sort of Fairy Tale e in recenti numeri di Dragonero (Ricercati!, Sulla pista dei ricordi), in cui è emersa una personale gestione del movimento dei protagonisti. Ludovica tende a cogliere movenze particolari, che enfatizzano il dinamismo delle scene più accese, cogliendo istanti atipici, valorizzando sforzi muscolari intensi grazie alla sinergia tra posa del corpo, espressioni dei volti ed elementi secondari che imprimono ulteriore dinamicità. Se Ana colpisce un nemico con particolare vigore, ecco che Ludovica avvia una sequenza di vignette in cui le sue espressioni facciali trasmettono rabbia e fatica, ritraendola prima nel momento culmine di un attacco dall’alto, in cui ci sembra di percepire la forza del suo attacco, con un dinamismo trasmesso non da linee cinetiche, bensì curando aspetto come ciuffi di capelli liberi di fluttuare.

Una padronanza del movimento che glorifica anche la bestialità dei Worms, ribadendo la curiosa concezione del body horror della Ceregatti, che in Mother ritrae creature vermiformi dalla ferina pericolosità o esseri che sembrano usciti da un incubo di Miyazaki con la stessa, illusoria semplicità. Una cura del dettaglio che si sposa con una sua predisposizione all’inserimento di espressioni facciali che possono trasmette un’ironia sottile tramite pose buffe che diventano un perfetto elemento di rottura con una narrazione altrimenti troppo seriosa.

A rendere ancora più appassionante la lettura di Mother è la presenza di Andres Mossa ai colori. Un ritorno a lungo atteso, che Mossa ricompensa con una prova convincente, grazie a una caratterizzazione cromatica giocata sulle tinte verdastre che rendono l’idea di un’ambientazione lacustre malata e venefica, in cui si stagliano visivamente i personaggi, con dei rari sprazzi violacei che creano un avvincente contrasto. Un primo ritorno di Mossa alla sua arte, che spinge a riconoscere a Remer Comics il valore non solo professionale ma anche umano nella scelta del colorista per Mother.

Mother viene presentato da Remer Comics in un cartonato solido, in cui la storia è seguita da una gallery di studi preparatori di Ludovica Ceregatti che ribadiscono la sua personale e intrigante visione dell’orrore fisico. La speranza è che Mother possa continuare a evolversi, andando oltre le piccole perplessità sulla gestione del ritmo narrativo, per proseguire la definizione di un intrigante scorcio orrorifico.

Voto Recensione di Mother vol 1



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Spunto narrativo interessante

  • - Personaggi ben caratterizzati

  • - Il team artistco interpreta al meglio la trama

Contro

  • - Ritmo narrativo a tratti toppo accelerato

Commento

Mother viene presentato da Remer Comics in un cartonato solido, in cui la storia è seguita da una gallery di studi preparatori di Ludovica Ceregatti che ribadiscono la sua personale e intrigante visione dell’orrore fisico. La speranza è che Mother possa continuare a evolversi, andando oltre le piccole perplessità sulla gestione del ritmo narrativo, per proseguire la definizione di un intrigante scorcio orrorifico.

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Mother vol 1