Nicolas Winding Refn, icona pop sui generis

Scrivere circa la personalità e l'arte di Nicolas Winding Refn non è certo un lavoro semplice. Il regista danese è noto per le sue provocazioni

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a cura di Imma Antonella Marzovilli

Scrivere della personalità e l'arte di Nicolas Winding Refn non è certo un lavoro semplice. Il regista danese è noto per le sue provocazioni e la sua complessa opera cinematografica, ricca di citazioni e sicuramente fuori dal comune.

Quando mi chiedono un’opinione su qualcosa che divide il pubblico penso, non l’avete ancora capito? Con l’avvento di internet sono spariti i guardiani. C’è solo il contenuto. Per sopravvivere non importa più cosa fai, ma cosa rappresenti. Io sono il glamour. La volgarità. Lo scandalo. Il gossip. Sono il futuro. Sono la controcultura. Sono la realtà commerciale. Sono la singolarità artistica.

Partiamo da Refn

Partendo proprio dalle sue parole, possiamo capire la complessità di un regista che non divide arte e vita e che si mette al di sopra dello stesso bene comune. Refn si è distinto negli anni come autore di alcune delle pellicole più controverse degli ultimi tempi, una su tutte Solo Dio Perdona. Film accolto malissimo nel 2013 al Festival di Cannes, dove è stato ampiamente fischiato, è il compendio perfetto per comprendere l'opera di Refn.

Lo stesso regista ha dichiarato di non saper interpretare il film, come se la materia raccontata e la messa in scena finale siano concepibili solamente come entità autonome rispetto alla volontà del regista stesso. Effettivamente, se analizziamo la pellicola utilizzando i criteri della moderna filosofia estetica, troviamo che Solo Dio Perdona si inserisce perfettamente in quel filone che si proietta verso l'arte pura, così come dovrebbe essere. Un'arte, quella di Refn, di difficile interpretazione, così tanto difficile da essere impossibile da definire anche dall'autore stesso. Un elemento importante che riesce a trasportarci nella finzione assoluta ricreata da Refn è proprio la messa in scena, ossessiva, perfettamente simmetrica, triangolare (riprendendo le suggestioni note in The Neon Demon).

Il volo della tecnica

La messa in scena di Refn è suggestiva e percorre perfettamente le intenzioni del regista. Una fotografia, spesso, dove i colori freddi sono accentuati in una dinamica incalzante che lega musica e immagine. Dal 1996 fino al 2005 Refn si dedica a quella che sarà la sua trilogia più discussa, Pusher.

I film seguono le vicende di Milo, Tonny e Frank: gli ultimi due sono due spacciatori a Copenaghen mentre Milo è un trafficante serbo a cui uno dei due protagonisti deve dei soldi. In nove anni Refn ha fatto evolvere i personaggi che riescono a mostrare tutte le varie sfaccettature di una psicologia complessa, resa catartica proprio attraverso la non redenzione di queste vite criminali. Mads Mikkelsen interpreta Tonny e ci dona una delle migliori interpretazioni di tutta la sua carriera cinematografica. Altra pietra miliare della filmografia di Refn, e che segna il suo ingresso nel cinema più commerciale, è sicuramente Drive. Un film facilmente fruibile, più dei precedentemente citati Pusher e soprattutto di Solo Dio Perdona. Protagonista di Drive è un sorprendente Ryan Gosling che traduce alla perfezione le volontà di Refn che sicuramente volge verso una dimensione iconica, una visione pop di una realtà sporca.

La storia raccontata in Drive è un noir contemporaneo, dai toni cruenti e da accentuati riferimenti pulp. Il film è un mix perfetto tra messa in scena, composizione, recitazione e musica che definiscono alla perfezione le volontà di Refn di entrare nell'olimpo dei registi pop di riferimento di tutta la cultura mainstream. La quasi perfezione, Refn la raggiunge con The Neon Demon, film che rende reali le più brutte paure della società contemporanea, soprattutto quella parte di società che fa dell'apparenza l'unica ragione di vita. Una fotografia al neon, disturbante, una composizione delle immagini perfetta e una messa in scena così disturbante da diventare difficile da guardare. Un film sublime, tanto bello quanto orribile, così perfetto nel raccontare le più animalesche, diaboliche e malvagi sfaccettature della realtà umana.

The Neon Demon è un'esperienza, più che un film. In fin dei conti, Refn, amato e odiato, è riuscito a diventare un'icona pop a trecento sessanta gradi, un regista meravigliosamente combattuto tra realtà, sogno e violenza, che riesce a sintetizzare il tutto in una poetica che sembra quasi una sorta di miscellanea tra Hitchcock, Kubrik e Bunuel. 

Da dove partire?

Se la prova come regista seriale di Refn è stata tutt'altro che maledetta, particolarmente in stato di grazia per i dieci episodi di Too Old To Die Young, ne sconsigliamo la visione se prima non si è passati attraverso quelli che sono i capisaldi della filmografia del regista danese.

Ma, anche senza andare in ordine cronologico, con ogni probabilità il film che può servire da apri pista per approcciarsi alla poetica di Refn è sicuramente Drive. Il film con Ryan Gosling uno dei film più facili da approcciare della filmografia di Refn. Lineare, con la giusta dose di action, suspence, una prova attoriale e regista di altissimo livello, Drive è il film più commerciale di Refn, visto anche il suo grande successo di pubblico e critica. Potremmo poi proseguire con The Neon Damon che richiama molto le atmosfere al neon di Drive ma il tutto è reso in maniera egregia da una sceneggiatura fortissima e una messa in scena da capogiro, vi conquisterà già dal primo fotogramma.

Proseguendo, consigliamo Solo Dio Perdona e Bronson rispettivamente con Ryan Gosling e Tom Hardy per poi concludere con la trilogia The Pusher e Valhalla Rising, con ogni probabilità il film più difficile da digerire del regista. Ad ogni modo, partendo dagli ultimi film possiamo capire il percorso fatto di inciampi e stati di grazia assoluti che hanno visto coinvolta l'opera cinematografica di Refn. Capolavoro assoluto di genere, Pusher serve come punto di partenza e arrivo di quella poetica imperialistica che strizza l'occhio ad un altrove che non può essere compreso.

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