Non Aprite Quella Porta, recensione: il ritorno di Leatherface per Netflix

È disponibile da oggi, 18 febbraio, su Netflix, il sequel di una delle saghe slasher più celebri: Non Aprite Quella Porta.

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a cura di Rossana Barbagallo

The Texas Chainsaw Massacre, conosciuto in Italia come Non Aprite Quella Porta, fa il suo sanguinoso ritorno nella pellicola diretta da David Blue Garcia, disponibile in streaming su Netflix dal 18 febbraio. Il sequel del celebre film datato 1974 si pone come il nono capitolo all’interno della saga slasher e porta nuovamente gli spettatori in Texas, tra massacri e fughe rocambolesche, in cui sono coinvolti ancora una volta Leatherface e l'unica sopravvissuta alla prima strage, Sally Hardesty. È però davvero lo slasher di cui avevamo bisogno?

Non Aprite Quella Porta: la trama

Melody (Sarah Yarkin) e Dante (Jacob Latimore) hanno trovato il luogo ideale per avviare il loro sogno imprenditoriale: la cittadina di Harlow, in Texas, quasi del tutto disabitata e perfetta per costruire da zero una nuova realtà lavorativa, giovane e dinamica. Partono dunque alla volta di Harlow insieme alla sorella di Melody, Lila (Elsie Fisher), e alla fidanzata di Dante, Ruth (Nell Hudson), per incontrare gli investitori sul posto. Il loro arrivo è però fonte di sconvolgimento per Mrs Mc (Alice Krige), che gestisce un ex orfanotrofio e non intende abbandonare la sua dimora di sempre.

Le rivendicazioni dei giovani sulla proprietà di Mrs Mc causano così le ire di un uomo terribile e spaventoso che vive con lei da tutta una vita e che, accecato dalla furia, è pronto a compiere ancora una volta un massacro, come già accaduto in passato. Si tratta di Leatherface (Mark Burnham), noto serial killer armato di motosega di cui si erano perse le tracce per lungo tempo. Appresa la notizia, Sally Hardesty (Olwen Fouere), unica sopravvissuta al primo massacro del 1973, è decisa a ottenere la sua vendetta per la morte del fratello e degli amici.

Slasher, ma senza troppe emozioni

Non Aprite Quella Porta è il film diretto da David Blue Garcia che si configura come nono sequel, oltre che seguito diretto, del celebre slasher che ha reso nota la figura di Leatherface nel pantheon dell'horror. La sua distribuzione avverrà a partire dal 18 febbraio direttamente in streaming, trattandosi di un prodotto Netflix (la piattaforma ne ha acquisito i diritti) e, a nostro parere, è probabilmente un bene che non si tratti di un titolo da grande schermo. Con questa pellicola siamo infatti ben lontani dalle atmosfere di vertiginosa tensione del titolo divenuto cult diretto da Tobe Hooper (o del remake Non Aprite Quella Porta del 2003 diretto da Marcus Nispel).

La tensione è forse quella di cui si sente l'assenza maggiore in questo nuovo Non Aprite Quella Porta: il brivido horror è pressoché inesistente, l'angoscia della terrificante presenza di Leatherface appena dietro l'angolo non è minimamente contemplata e, anzi, tutte le scene in cui il serial killer protagonista sta per fare la propria mossa sono ampiamente telefonate. È chiaro che in un film slasher come questo è preponderante la presenza del sangue, dell'uccisione senza troppi preamboli, fatta se possibile alla luce del sole. Tuttavia, oltre a non riuscire a trasmette l'ansietà della fuga da un orribile pazzo omicida (salvo che in una o due sequenze), il Non Aprite Quella Porta di Garcia non convince nemmeno quando si tratta di mettere in scena gli efferati omicidi di Leatherface.

Non perché essi non siano cruenti, poiché mostrano infatti tutta la crudezza che negli slasher è capitale. Ma per la loro fiacchezza a livello di pathos: l'uccisione accade e basta, con un prodromo scontato, senza tensione e senza empatia verso le vittime di Leatherface, che cadono come mosche senza trasmettere la crudeltà e l'ingiustizia della cosa. Questo è probabilmente acuito dalla sequenza del massacro che il serial killer compie all'interno di un autobus, il quale diventa quasi ridicolo non solo per la messa in scena ai limiti dell'amatoriale, ma anche per l'eccesso che espone: le vittime sono decine, non c'è più il terrore di veder morire uno dei protagonisti che cerca il nascondiglio perfetto per sfuggire alla sua (inevitabile) morte.

A peggiorare la situazione è la scelta di inserire protagonisti belli e perfetti in un'atmosfera che non ha nulla dell'horror: la semi-abbandonata Harlow è sì una piccola cittadina in decadenza e sfacelo, ma i colori, l'illuminazione, la fotografia generale del film, comunicano una perfezione innaturale e asettica. In questo Non Aprite Quella Porta si sarebbero potuti utilizzare sì tutti quei filtri di cui oggi talvolta si abusa, non tanto per impreziosire le immagini, quanto per "sporcarle", renderle spaventosamente realistiche, dare l'idea che qualcosa di orribilmente violento stia per accadere.

Una critica sociale?

Una cosa a favore di David Blue Garcia la si può dire, e cioè che ha utilizzato il suo slasher per dar voce a una velata critica ideologica. Il profondo Texas, patria dei più accaniti e nostalgici difensori della supremazia bianca e del diritto al possesso di armi, diventa (ancora una volta) l'ambiente che incarna meglio di tutti un anacronismo ideologico di cui oggi non si sente proprio più la necessità. I giovani protagonisti, più di tutti le androgine Melody e Lila o il Dante che si sente giustamente offeso dall'esposizione a una finestra di una bandiera sudista, sembrano essere il futuro che cerca di prendersi il proprio posto nel mondo contro il passato, lottando anche con la propria vita per ottenerlo.

Sembra insomma che ci sia qui una metafora latente della lotta tra le nuove generazioni, portatrici di un pensiero più ampio su rispetto e diritti, e coloro i quali sono ancora morbosamente reazionari, quei conservatori della vecchia guardia che tentano di "ammazzare" la libertà altrui. In questo, vediamo in Non Aprite Quella Porta un'ottima visione, avvalorata dalla storica Sally Hardesty: la giovane Sally di cinquant'anni prima sostiene ancora oggi quella libertà che è stata negata a lei e ai suoi amici.

La critica sociale che intravediamo in questo Non Aprite Quella Porta viene però, purtroppo, offuscata dalle falle della messa in scena del film. Melody, Lila, Dante e Ruth, insieme alla stessa Sally, operano infatti talvolta attraverso azioni così poco intelligenti da risultare inverosimili: sembra che il loro destino debba essere inevitabile, a volte proprio a causa degli effetti sulle loro scelte infelici. Non per questo lo slasher di David Blue Garcia, risulta inguardabile, ma è inevitabile considerarlo poco convincente perché sembra quasi che non ci creda lui stesso.

Non Aprite Quella Porta è un horror slasher che intrattiene (soprattutto per chi ama questo sottogenere), ma nient'altro. Va bene per una serata davanti alla TV, tuttavia non è possibile considerarlo pienamente un degno successore del cult di Tobe Hooper. Il finale sembra promettere un sequel e noi ci auguriamo che esso possa mettere a frutto il potenziale che questa pellicola non ha saputo sfruttare.