Nope, recensione: avrete il coraggio di guardare anche voi?

Dopo che avrete visto Nope non guarderete più il cielo allo stesso modo. Il nuovo film di Jordan Peele arriverà in Italia l’11 agosto.

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a cura di Nicholas Massa

La grande attesa verso il nuovo lungometraggio di Jordan Peele è innegabile, come è innegabile l’attenzione che il grande pubblico sta riservando verso questo regista, alla luce dei precedenti film che ha realizzato. Scappa - Get Out (acquistatelo su Amazon) e Noi, hanno delineato una carriera che parrebbe promettere moltissimo non soltanto per quanto concerne il cinema di genere, ma le possibilità creative di un artista pronto a dimostrare tutto il suo valore. Ora gli occhi di tutti sono puntati verso Nope, nuova fatica in uscita, in Italia l’11 agosto (negli Stati Uniti invece è già disponibile nella sale). Dati i precedenti risultati e riscontri con il pubblico, riuscirà questa nuova pellicola a convincere e stregare come in passato, confermando tutti gli investimenti emotivi e non fino ad ora, oppure resterà un tentativo di affermazione vano a se stesso? Certamente il valore di un regista non si misura affatto con una soltanto delle sue “creature”, resta comunque centrale la comprensione di ogni tassello della sua carriera, così da comprenderne le motivazioni passo passo. 

Come precedentemente assaporato con questo regista, non ci si troverà davanti a un film di genere fine a se stesso. Le sue motivazioni narrative vanno spesso, se non sempre, a braccetto con alcune riflessioni concettuali, anche contemporanee, pronte ad impreziosire il materiale trattato. Questo modus operandi ha colpito nel segno in passato, e non resta che appurarne la presenza anche con questo nuovo lavoro. 

Nope: costruire qualcosa pezzo dopo pezzo

Nope non è un film semplicissimo. Potrebbe sembrarlo di primo acchito, anche perché la sua struttura narrativa è estremamente classica. Sono le metodologie formali e di narrazione a rendere la pellicola unica nel suo genere, distinguendola nel panorama contemporaneo, e dimostrando ancora una volta la cultura cinematografica di Jordan Peele. Proprio quest’ultima risulta centrale nell’intero muoversi degli eventi in scena, restando continuamente davanti alla macchina da presa, sia in maniera diretta che indiretta. Se alcune citazioni che il regista fa si palesano nella loro chiarezza e immediatezza, molti altri elementi aleggiano d’inquadratura in inquadratura, pronti a essere colti dall’occhio più attento. Il saper guardare e leggere quello che Peele mette in scena si lega direttamente con una delle tematiche principali dell’intera pellicola. Guardare e assimilare, applicare e contemporaneamente comprendere i limiti di ciò che ci sfila davanti agli occhi e tutte le sue regole segrete. Il cinema stesso e il rapporto che il regista ha con il mezzo e con la sua storia ritornano nella trama stessa di Nope, attingendo dai grandi classici horror e sci-fi, per dibattere sul passato aprendo anche a nuove discussioni nel presente. 

Ad impreziosire il materiale trattato troviamo un contesto, sia narrativo che formale, che si connette a quanto detto sopra, rendendo credibile quanto avverrà con l’avanzare degli eventi. Peele non si concentra soltanto sulla storia dei suoi protagonisti, o sulle vicende che accadono loro intorno, piuttosto amplia lo sguardo della macchina da presa muovendola di volto in volto, di momento in momento, plasmando la lettura che lo spettatore potrebbe avere riguardo agli sviluppi più semplici. L’impegno nel costruire un contesto credibile risulta sempre funzionale alla trama stessa e alla crescita dei vari protagonisti, elevando il valore di Nope fin dalla primissima sequenza di apertura.

Alla base di questa pellicola si annida una riflessione che rompe la dimensione cinematografica stessa e in cui il regista non si limita soltanto a citare vecchie "glorie" (Steven Spielberg, per fare un esempio), ma a parlare direttamente con il suo stesso pubblico. Le potenzialità espressive risultano immense, anche se a contatto con un materiale difficilmente manipolabile e sicuramente non facile da metabolizzare in generale.

Nope: una caccia verso il nulla 

Al centro della trama di Nope troviamo due fratelli: James e Jill Haywood (Daniel Kaluuya e Keke Palmer). Entrambi lavorano da sempre all’interno dell’attività di famiglia, attività legata all’addestramento dei cavalli in relazione alla televisione e al cinema. Vivono in un paesino isolato della California, Agua Dulce, dove si situa anche la loro casa e base operativa.

La misteriosa scomparsa del padre, dovuta a una pioggia metallica che non trova alcuna spiegazione logica, però, apre la strada a nuove percezioni del loro quotidiano vivere. Questa la miccia ad accendere tutti gli eventi successivi. La narrazione di Nope si sviluppa su due linee temporali apparentemente slegate l’una dall’altra. Se da una parte troviamo i ragazzi Haywood, dall’altra troviamo un terribile incidente televisivo, di molti anni prima, in cui una scimmia (una delle tante che interpretava quel ruolo in televisione) di nome Gordy perse la testa esplodendo in una furia omicida verso cast e troupe (il fascino traumatico d il modo in cui la scena viene resa, specialmente agli occhi di uno dei sopravvissuti, non può che ricordarci I Quaderni di Serafino Gubbio Operatore di Pirandello. La violenza di un animale su di un set e la reazione dell'essere umano sotto alla lente d'ingrandimento). Tutto resta comunque indefinito e senza spiegazioni che non siano connesse alla dimensione figurativa. Contemporaneamente ci troviamo davanti a una storia scandita dai nomi degli animali al centro dei vari eventi. 

Peele si serve di tutti questi elementi per imbastire una trama che si snoda a poco a poco sia davanti agli spettatori che davanti ai suoi stessi protagonisti. Tutte le stranezze cui assisteranno mano a mano, verranno contestualizzate da alcune riflessioni anche interessanti, pur se non troppo immediate a livello di comprensione. È la curiosità stessa dell’essere umano il materiale di partenza da cui Peele stesso comincia a sviluppare il proprio ragionamento. Prendendo un’attitudine normalissima come quella di “guardare qualcosa”, per trasformarla in un elemento di trama anche centrale.

La violenza di Gordy nel passato si collega alla perfezione con tutto quello che accade ai protagonisti nel nostro presente e al lavoro che fanno. Da ciò l’importanza anche della primissima sequenza girata sul set di un probabile spot, anticipatrice ed essenziale per la lettura del film, oltre che per per cominciare a conoscere i due fratelli. Tutto prende quindi una direzione apparentemente classica, anche se il tocco del regista non tarderà mai a farsi sentire, impreziosendo anche le dinamiche più scontate.

Guardare le immagini, assimilare i contenuti

Nope è uno di quei film che parla moltissimo sia attraverso i suoi protagonisti, avvalendosi quindi di dialoghi direttamente legati al ritmo narrativo, sia attraverso le immagini che lo compongono e una colonna sonora che per certi versi omaggia il maestro Morricone. Peele ritorna alle origini stesse del cinema per ricordarci quanto sia fondamentale l’osservare un mezzo che cambiò le sorti stesse della narrazione. Il linguaggio cinematografico ritorna centrale con questo regista che si avvale di momenti formali importanti, proponendo allo spettatore un discorso figurativo pronto a tener sempre presente l’importanza dei suoi singoli dettagli. Sono le inquadrature a parlare, il modo in cui incorniciano i singoli momenti, e la densità concettuale di alcune piccolezze. Insime a tutto ciò troviamo un sapiente utilizzo delle scenografie, sempre pronte a comunicare qualcosa agli spettatori e ai personaggi, impreziosendo una narrazione risultante credibile dall’inizio alla fine. 

Andando oltre le varie citazioni che Peele fa nel corso del film, Nope convince fino in fondo. Stiamo parlando di un’opera dalle premesse abbastanza scontate e con un ritmo non troppo serrato, che riesce a distinguersi sia per la scrittura che per alcune brillanti trovate del regista stesso. Questo fa la differenza coi lavori precedenti e sicuramente aprirà la strada alle future discussioni in ambito cinema. Gli occhi restano quindi puntati su questo regista, confermandone il talento, l’impegno e soprattutto la curiosità verso il futuro.