L'arma dell'inganno - Operazione Mincemeat, recensione

Operazione Mincemeat è una spy story dal piglio squisitamente inglese su una delle storie più incredibili della Seconda Guerra Mondiale.

Avatar di Marco Patrizi

a cura di Marco Patrizi

Editor

Si dice che a volte le storie più incredibili siano quelle realmente accadute e L'arma dell'inganno - Operazione Mincemeat è l’esempio perfetto a sostegno di questo modo di dire. Il film, scritto da Michelle Ashford (The Pacific, Masters of Sex) e diretto da John Madden (Shakespeare in Love, Il mandolino del capitano Corelli, Miss Sloane), è infatti un adattamento di un saggio dello storico Ben Macintyre e rappresenta quasi esattamente una storia reale, salvo aggiungere dei particolari che forniscono un certo spessore drammatico.

Operazione Mincemeat: come una trota all’amo

La storia di Operazione Mincemeat è ambientata a Londra nel 1943, nel momento più caldo della Seconda Guerra Mondiale, e racconta il piano dell’intelligence militare britannica di penetrare nei territori dell’Asse tramite la ben difesa Sicilia. La voce narrante è quella di Ian Fleming (Johnny Flynn), quando al tempo faceva parte del controspionaggio inglese, diversi anni prima di scrivere il suo primo romanzo con protagonista un certo James Bond. Fleming al tempo ha contribuito alla stesura del Trout Memo, un documento in cui vengono descritte una serie di strategie su come ingannare le forze tedesche.

Una di queste prevedeva far ritrovare alle forze nemiche un cadavere recante con sé dei documenti falsi che indicavano che gli Alleati stessero progettando di riconquistare l'Europa tramite un attacco in Grecia, in modo da spingere l’esercito tedesco a spostare le truppe dalle coste siciliane a quelle greche, lasciando così l’isola sguarnita. Sembrerà un piano assurdo, altamente rischioso e preso della trama di un film, eppure è realmente quello che è successo.

L’operazione viene portata avanti da Ewen Montagu (Colin Firth), un ex magistrato che prima di entrare a far parte del corpo di spionaggio fa partire moglie e figlia per gli USA per tenerle al riparo dal pericolo dell’invasione tedesca, e da Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen), un uomo che si ritrova a vivere all’ombra del fratello morto in guerra. Presto i due aggiungeranno al team la brillante Jean Leslie (Kelly Macdonald), una segretaria dell'MI5 desiderosa di far carriera.

https://www.youtube.com/watch?v=18rC8KIETXI&feature=youtu.be

Orchestrare l’inganno si rivela via via sempre più periglioso, non tanto per la difficoltà di reperire un cadavere adatto, ma perché il reparto di spie sa bene che Hitler è paranoico e che se dovesse mangiare la foglia il risultato sarebbe diametralmente opposto, rendendo lo sbarco in Sicilia un fallimento totale. Per rendere l’esca assolutamente credibile, dunque, i protagonisti devono dotare il cadavere di un background costruito nei minimi dettagli, inventando sempre più particolari della vita del fittizio William Martin che possano essere riconoscibili sul suo corpo: una lettera d’amore e una foto della fidanzata Pam, una lettera di sollecito della Lloyds Bank ecc.

A coinvolgersi in quest’opera di caratterizzazione di William e Pam sono soprattutto Ewen e Jean, che sempre più aggiungeranno particolari personali che riflettono i desideri e l’insoddisfazione delle proprie vite, finendo per avvicinarsi emotivamente; nel frattempo anche in Charles cresce l’interesse per Jean, e con esso un inevitabile senso di rivalità vero Ewen.

Operazione Mincemeat: proto-007

John Madden dirige il film in bilico tra accuratezza storica e spy story dal tono squisitamente inglese, usando la Storia come sfondo per raccontare delle storie più umane. Inserire un triangolo amoroso nel racconto di un’operazione su cui poggia il destino di una guerra potrebbe suonare pretenzioso, ma il regista riesce a non esagerare dedicandogli la giusta dose di risonanza emotiva, senza distogliere eccessivamente l’attenzione sul focus principale: l’importanza della guerra nell’ombra combattuta dalle mosse e le intuizioni delle spie, che a monte della catena di comando può ribaltare l’esito dei combattimenti ancor prima che inizino.

Data la natura e l’ambientazione del film, farete meglio a non aspettarvi scene di azione militare, combattimenti fisici o struggenti esplosioni di emotività. Non siamo di fronte a un James Bond ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, ma a una spy story che si gioca tutta nelle menti e le parole dei suoi protagonisti, tra complotti e negoziazioni. Tanto per capirci: se siete abituati a opere ricche di azione potreste trovarlo lento e verboso.

Il cast vanta di alcuni dei migliori attori inglesi sulla piazza (tra cui ben due Mr. Darcy fianco a fianco) e le loro interpretazioni riescono al meglio a conferire quel giusto grado di riservatezza britannica che occorre a questo film, trasmettendo forti emozioni dietro a rigide espressioni composte.

Operazione Mincemeat è una spy story con un accento sull’aspetto umano, sempre consapevole del costo che le decisioni personali possono reclamare in tempo di guerra. Non c’è un’enfasi troppo calcata sulla suspance, anche se Madden crea tensione in alcuni momenti nella seconda parte del film, quando vediamo il precario svolgersi del piano messo in atto dal gruppo di spie. Forse lo scoglio più grande del film è la sua ambiguità di fondo, il suo funambolesco sforzo di essere sia una spy story storica che una vicenda personale, che mina la coesione e depotenzia il dramma amoroso dei protagonisti.

L’Operazione Mincemeat ancora oggi viene annoverata come il più grande inganno spionistico in tempo di guerra. La trasposizione di John Madden e Michelle Ashford non è una grande epopea, ma non intende neanche esserlo. È un film piacevole che illumina efficacemente un angolo dimenticato della Seconda Guerra Mondiale, alleggerendola dal nozionismo storico e rendendola genuinamente avvincente. Il film è disponibile da oggi 12 maggio nelle sale cinematografiche di tutto il paese. Piccolo consiglio: se la parlata british è un vostro guilty pleasure vi consigliamo di visionarlo in lingua originale, a patto che abbiate una buona confidenza con la lingua.