Paper Girls, recensione: Prime Video ha la sua Stranger Things?

Ecco la recensione di Paper Girls, la nuova serie su Prime Video tratta dall'omonimo fumetto di Brian Vaughan e Cliff Chiang.

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a cura di Livia Soreca

"E ogni volta che sei circondata da donne, senti il potere." È così che si conclude l'intervista alle protagoniste di Paper Girls, in arrivo su Prime Video oggi 29 luglio 2022. Tratta dall'omonimo fumetto scritto Brian Vaughan e illustrato da Cliff Chiang (acquistate il primo volume di Paper Girls su Amazon), la serie sci-fi è creata da Stephany Folsom per Amazon Studios, Legendary Television e Plan B Entertainment. Fina Strazza, Riley Lai Nelet, Camry Jones e Sofia Rosinsky sono le giovanissime attrici protagoniste: quattro ragazze destinate a vivere insieme un'esperienza surreale ed inimmaginabile.

Paper Girls, recensione: una serie che conquisterà il pubblico

È il 1988. La dodicenne Erin, appena trasferitasi nella città di Stony Stream, conosce tre coetanee poche ore dopo la notte di Halloween; KJ, Tiff e Mac la invitano ad unirsi al loro gruppo. Improvvisamente, alcuni ragazzi le prendono di mira rubando il walkie-talkie di Tiff. Nel folle inseguimento, le ragazze scoprono qualcosa di incredibile: quelli sono dei Viaggiatori del Tempo impegnati a combattere una pericolosa guerra nel futuro. Quando Erin e le altre sono coinvolte in un salto temporale, una serie di paradossi renderà tutto più complicato.

Il racconto originale di Vaughan - o almeno quello trasposto negli 8 episodi disponibili - qui si avvale di una sceneggiatura dinamica e scorrevole, capace di sorprendere lo spettatore sin dal primo episodio. A differenza di come spesso accade, in questo breve lasso di tempo il racconto prende già forma, con un ritmo veloce ma mai frettoloso, a differenza dell'opera grafica. I numerosi colpi di scena, concentrati in un unico capitolo, non vietano allo spettatore di essere sorpreso nuovamente più avanti nella narrazione, con snodi di trama imprevedibili. Insomma, Paper Girls riesce a spiazzare il pubblico fino alla fine, senza mai perdere tono.

Le protagoniste di Paper Girls

Ciò che colpisce subito, soprattutto con una visione di Paper Girls in lingua originale, è il talento delle giovani attrici protagoniste. I loro personaggi sono molto diversi tra loro, quattro classici stereotipi: la ragazza timida e silenziosa, quella più matura e responsabile, l'amica nerd e la tipa tosta e prepotente. Ciononostante, ognuna di loro riesce a mostrare al pubblico diverse sfaccettature della propria personalità, molto più che nel fumetto, dimostrando di saper vivere in armonia con il contesto e di non cristallizzarsi entro certi limiti. Tutt'e quattro subiscono un'interessante evoluzione, seppur in maniera totalmente differente tra loro.

Nella nostra intervista, Camryn Jones, Fina Strazza e Riley Lai Nelet raccontano con piacere il percorso dietro le loro interpretazioni, dimostrando di rivedere in Tiff, KJ ed Erin la parte migliore di . Nonostante la giovane età, esse sono pienamente consapevoli di come i loro personaggi, inseriti nella storia, possono mutare, maturare, evolversi e soprattutto contaminarsi ed influenzarsi a vicenda. Mac e le altre sono, ognuna a modo proprio, un esempio positivo di tutte le qualità che ogni giovane donna vorrebbe possedere. Ruoli e interpreti si condizionano e influenzano a vicenda, dando vita ad un'esperienza sul set davvero interessante, più unica che rara, ricca di continui insegnamenti reciproci.

Dalle pagine allo schermo

A proposito delle ragazze, un altro elemento che salta subito all'occhio è l'incredibile ricercatezza del cast per riproporre l'opera primaria con più fedeltà possibile, come se le pagine del fumetto potessero prendere vita sullo schermo e, anzi, arricchirsi ancor più. I disegni di Chiang, a cui si aggiunge lo zampino di Matt Wilson, sono certamente impossibili da replicare, ma la palette uniforme e armoniosa delle tavole trova modo di ritornare in live action. Il rosa e il viola, colori simbolo di Paper Girls, continuano a predominare nelle scene in cui le quattro amiche viaggiano nel tempo, mantenendo stretto il primo lavoro.

Tra effetti speciali e computer grafica, di cui non si abusa mai, la nuova serie su Prime Video è un ottimo sci-fi. I viaggi nel tempo, dal 1988 in poi, non solo offrono terreno fertile per sbizzarrirsi con la tecnologia, ma costringono anche ad un'accurata attenzione ai dettagli, in modo da rendere credibile qualsiasi ambientazione. I set mostrano un props design attento, ricco e preciso, affiancato ad una sapiente scelta dei costumi di tutti i personaggi. Erin, Mac, KJ e Tiff sono perfettamente immerse in quegli anni, dall'aspetto al perfetto spaesamento nel trovarsi in epoche future (qui la sceneggiatura compie un ottimo lavoro, suscitando anche il riso).

Una nuova Stranger Things?

Il primo episodio costituisce, per certi versi, una sorta di déjà vu. Negli anni '80, quattro ragazze in sella ad una bici comunicano con i walkie-talkie e sono protagoniste di fenomeni fantascientifici. Come si fa a non pensare all'acclamatissima Stranger Things su Netflix? E questo incipit non è certo l'unica similitudine. Tra azione, thriller e drama, Paper Girls sembra seguire un filone ben preciso, molto caro a scrittori come Stephen King, da cui sono poi derivate opere cinematografiche. Film come Stand by Me (1986) (di ispirazione, appunto, per Stranger Things) o It (2017) ambientato in quegli stessi anni: storie che gridano "amicizia e biciclette" in contesti del tutto surreali.

Il fumetto di Vaughan e, di conseguenza, la serie di Folsom, propongono qualcosa che il pubblico conosce bene e ama molto. Come nella serie Netflix, anche Paper Girls celebra gli anni '80, lo stile e la musica, con una colonna sonora all'insegna del buongusto: Nirvana, ABBA, The Clash e tanto altro ancora. Mac e suo fratello Dylan, per esempio, possiedono persino una canzone tutta loro, Mother di Danzig, un po' come Should I Stay or Should I Go per Will e suo fratello Jonathan... Non vi pare?

La marcia in più di Paper Girls

Una domanda sorge spontanea: come può un prodotto che ricalca un colosso come Stranger Things provare ad essere, al tempo stesso, qualcosa di ancor più accattivante? Ovviamente Paper Girls possiede il proprio asso nella manica. Sono le stesse protagoniste a svelarlo durante la nostra intervista.

Fina Strazza dice: "Il più grande messaggio che ho colto è stato il potere femminile. [...] Le ragazze palano soltanto degli uomini, non hanno bisogno che loro le salvino. Sono le eroine di loro stesse e qualcosa che molte donne sul set hanno detto è che loro avrebbero voluto uno show del genere quando erano più giovani. Quindi spero che possiamo essere questo per la generazione futura."

Per certi versi, la serie - come il fumetto di riferimento - ricorda molto anche un altro filone, quello del fantasy per ragazze, assai diffuso fino ai primi anni del Duemila. Essa, però, riesce a fare tanti passi in più. Lo show, innanzitutto, non ha un target prettamente femminile (concetto in realtà privo di senso a priori), ma si offre di fornire al pubblico una prospettiva precisa, ossia quella di quattro giovani donne. La serie vuole sicuramente parlare di women empowerment, ma vuole anche comunicare qualcos'altro a tutti, specie alla nuovissima generazione, cercando di infondere un messaggio positivo, di speranza, di fiducia in sé.

Se acclamatissimi show come Stranger Things puntano più sull'azione, sulla spettacolarità e sulla grandiosità, Paper Girls, che pure possiede una sceneggiatura incredibile, riesce ad andare un po' oltre e a toccare il cuore del pubblico scegliendo una strada diversa. Questa nuova serie di Prime Video non è solo sci-fi, non è solo avventura: è un percorso mai fine a sé stesso, una continua riflessione sulla vita, sulla crescita, che affronta anche temi molto delicati e maturi, con gli occhi di quattro giovani donne che hanno ancora tanto da imparare ma anche da insegnare a tutti.

In conclusione

Paper Girls è una bella sorpresa. L'intreccio dinamico e sorprendente si unisce alla voglia di lasciare qualcosa di più concreto alla sua audience, proponendo un punto di vista diverso da quello a cui ultimamente si è abituati. Che Prime Video abbia trovato una Stranger Things tutta sua? Di sicuro la serie di Folsom non passerà inosservata.