Per il Lupo, recensione: quando Cappuccetto Rosso si perde nel bosco

La prima figlia è per il trono, la seconda figlia è per il lupo: la nostra recensione di Per il lupo, il best seller di Hanna Whitten.

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a cura di Elisa Erriu

C'era una volta una bambina che tutti chiamavano Cappuccetto Rosso. Adesso ce n'è più di una. Questa favola, narrata ai bambini in Europa sin dal XIV secolo, ha avuto nel corso dei secoli tantissime reinterpretazioni e versioni, centinaia e centinaia di Cappuccetti rossi, alcuni "piccoli" cappuccetti, altri rossi come il sangue. Ora a riscrivere la storia è stata Hannah Whitten, che con Per il lupo, il suo libro d'esordio, si è già aggiudicata la menzione tra i bestseller per il New York Times. Per la Oscar Mondadori, la collana riservata ai grandi classici della letteratura, ai bestsellers, saggi e poesie, è da poco uscito il primo capitolo della dilogia, tradotta da Valentina Daniele. Una storia d'amore pronta a ridipingere con alcune tinte horror l'intera favola ora incastrata in un boschetto molto, molto più grande. E affamato.

Per il lupo: il libro esordio di Hannah Whitten

Nel retro di copertina del romanzo edito da Mondadori, c'è scritto: "un'inedita riscrittura della storia di Cappuccetto Rosso. Ma non solo..." Di inediti riscritture, la nostra piccola ragazzina amante dei mantelli cremisi ne sa qualcosa, a partire dalle più recenti sceneggiature finite sul grande e il piccolo schermo, come Cappuccetto rosso sangue o gli episodi a tema interpretati dalla banda di Bugs Bunny e i suo amici della Warner Bros. Ma ancora prima, già i  fratelli Grimm diedero seguito alla loro versione nel XIX secolo, dopo che quest'ultima era stata rieditata e diffusa dalla penna di Charles Perrault nel 1697. 

Questa fiaba, infatti, è così antica che si può dire sia andata perduta la versione originale, trasformata da secoli di racconti orali e fiabe della buonanotte. Sembra che possa persino ricollegarsi alle vicende di Giona, narrate nella Bibbia, e ad altri miti perduti nel tempo. Quale che sia l'origine di Cappuccetto Rosso, una cosa è certa, la morale è sempre la stessa: "diffidare del lupo".

La prima figlia è per il trono. Il secondo è per il lupo. E i lupi sono per il Wilderwood.

Il lupo, questa volta, che ruolo ha però? È sempre un nemico da temere o "non solo"? Perché a giudicare dalla trama, si percepiscono sentori diversi, un lupo per cui Cappuccetto Rosso potrebbe essere disposta fare qualche sacrificio. Questo la sinossi ufficiale:

Red è l'unica secondogenita nata da secoli, e come tale sa che la aspetta un destino ineludibile: verrà sacrificata al Lupo nella Foresta nella speranza che lui restituisca al mondo gli dèi che ha rapito. Red ne è quasi felice: tormentata da un misterioso potere che non è in grado di controllare, almeno nel Wilderwood non potrà fare del male a coloro che ama. Non più. Ma le leggende non dicono la verità. Il lupo non è un mostro, è un essere umano. I poteri di Red non sono una maledizione, sono una vocazione. Ma se non imparerà a controllarli gli dèi, divenuti mostri, inghiottiranno il Wilderwood, e il mondo intero.

Sin dalle prime pagine, facciamo dunque la conoscenza del punto di vista narrante, Redarys, figlia della regina di Valleyda. Redarys, soprannominata spesso come "Red", ha una sorella gemella, Neverah, conosciuta invece come Neve, che per pochi minuti di distanza dalla nascita, sarà destinata a ereditare il trono. Per tutta la vita entrambe hanno saputo il percorso del proprio destino: non appena sarà maggiorenne, Red verrà consegnata ai margini del Wilderwood, la foresta che circonda Valleyda, sacrificandosi a costo del suo sangue e forse della sua stessa vita, nel tentativo di proteggere il suo regno dai mostri che vivono all'interno della foresta, mentre a sua sorella sembra spettare un futuro molto più radioso. Cosa succederà davvero a Red, non è dato sapere, altre seconde figlie prima di lei sono state immolate al bosco selvaggio e non hanno mai fatto ritorno. Per questo, Neve cerca di esortare la sorella a scappare e non continuare ad alimentare questa spietata e inefficace usanza. Ma Red vuole sacrificarsi: un evento traumatico del suo passato la lega al Wilderwood. Non c'è alternativa per lei, forse è proprio il bosco selvaggio il posto in cui Red merita stare, deve andare lì dentro, se non vuole ferire le persone che ama, ancora una volta.

Il Wilderwood vuole sangue, specialmente il tuo. Non versarne dove gli alberi possono sentirne il sapore, o verranno a prenderti.

Afflitta da un potere che non conosce e una tradizione che la tormenta, Red accetta il suo destino senza opporre resistenza, ma quando arriva il giorno della sua partenza e viene vestita di rosso per scendere nelle oscurità del Wilderwood, scopre che le leggende che le sono state raccontate non sono del tutto vere.

Cappuccetto Rosso o La Bella e la Bestia?

Andando avanti con le pagine, è possibile scoprire come in realtà non sia stata tanto riscritta soltanto la storia di Cappuccetto Rosso, ma sia stata ampiamente utilizzata anche buona parte della favola di La Bella e la Bestia. Il connubio non sarebbe neppure tanto male: da una parte la morale innocente di diffidare degli sconosciuti, dall'altra la grande verità di non giudicare mai dalle prime impressioni. Due valori che si scontrano intrinsecamente tra loro, ma che potrebbero dare vita a una storia davvero innovativa. Peccato che non risulta così.

Ciò che smorza maggiormente l'entusiasmo creatosi da un'aspettativa resa così alta dalle premesse concettuali, è la narrazione: la Whitten ha una voce disinvolta, un ritmo giovane e vivace. Sa come inebriare il suo pubblico, intrigarlo al punto da fargli porre domande, ma tra le sue righe, dà poche risposte. L'intera costruzione del suo "worldbuilding", che è il termine con cui è nota in generale ai più l'intera costruzione del mondo in cui è ambientata la storia narrata, tradisce una certa immaturità stilistica. Sebbene ci siano spunti narrativi interessanti, come il lupo, il segreto del suo sangue e i misteri che si annidano dentro il Wilderwood, tutto è reso in modo superficiale: i personaggi, le ambientazioni, le storie e di conseguenza gli scopi della storia non riescono mai a emergere del tutto.

A volte non piangiamo tanto le persone quanto chi avrebbero potuto essere.

In conclusione

La promessa era di vivere una storia d'amore in pieno stile "slow-burn", che è un altro termine, caro a noi esperti del settore, con cui si identifica di solito un romanticismo dalla "combustione lenta", ovvero una trama che si prende tutto il tempo che vuole per far sciogliere i cuori ai propri personaggi. Tuttavia ciò che otteniamo è di venir bruciati presto, scottati appena pagina dopo pagina. Una lettura che accenderà il cuore di chi ama le letture agili, di chi vuole una compagnia leggera una sera d'inverno o un "bel" regalo (l'edizione con la copertina rigida è veramente bella, con il dorso delle pagine colorate a tema e la rilegatura elegante) a un giovane lettore amante dei "Romantasy", che cerca qualche sfumatura più dark e cruda. Forse non la lettura più adatta a chi invece al lupo delle favole aveva creduto da tempo.