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a cura di Imma Antonella Marzovilli

Alcuni scienziati francesi, specializzati nell'acquicoltura, sostengono che un giorno sarà possibile praticare pesca sulla Luna. Con ogni probabilità, allevare pesci sulla Luna potrebbe diventare una realtà per i residenti della base lunare che potranno gustare del buon pesce fresco anche nello spazio.

La questione di come l'umanità si nutrirà una volta stabilita una colonia permanente sulla Luna è ancora oggetto di discussione e dibattito. L'autosufficienza è della massima importanza quando ci avventuriamo al largo della Terra e iniziamo ad esplorare non solo il nostro satellite, ma anche pianeti, asteroidi e Lune al di fuori del nostro sistema solare.

Venendo, però, ai dati ufficiali, questi ci arrivano da un nuovo studio noto come Lunar Hatch Program, presentato dai ricercatori dell'Istituto Francese di Ricerca per lo Sfruttamento del Mare (IFREMER) e teorizza che gli astronauti potrebbero potenzialmente allevare e pescare pesce sulla Luna, utilizzando le uova consegnate dalla Terra e l'acqua ottenuta dal suolo lunare. Secondo il documento di ricerca pubblicato per la prima volta sulla rivista online Springer (potete leggere il documento a questo link), la ricerca in questione è stata condotta su alcuni campioni di uova per verificare la loro propensione al viaggio nello spazio, simulando un giro a bordo della navicella spaziale russa Soyuz.

Gli scienziati di IFREMER hanno scoperto che le uova di due specie di pesci, il branzino europeo (Dicentrarchus labrax) e l'ombrina boccadoro (Argyrosomus regius), sono risultate resistenti e avrebbero potuto facilmente sopravvivere al viaggio verso la Luna. "Ho proposto l'idea di inviare uova e non pesce, perché le uova e gli embrioni sono molto resistenti", hanno detto all'Hakai Magazine (link all'articolo originale) l'autore principale dello studio Cyrille Przybyla e il ricercatore di acquicoltura IFREMER.

Przybyla e i suoi colleghi hanno scelto le specie ittiche del branzino e dell'ombrina boccadoro in base a caratteristiche tipiche tra cui il modesto fabbisogno di ossigeno, la bassa produzione di anidride carbonica e un breve lasso di tempo di schiusa. I contenitori che ospitavano le uova sono stati agitati vigorosamente utilizzando uno scuotitore orbitale, prima di sopravvivere a vibrazioni più intense in una seconda macchina che ha replicato il lancio del razzo russo Soyuz.

I loro risultati hanno dimostrato che per le uova di branzino si è ottenuto un tasso di successo dell'82% nei campioni di controllo non agitati, e 76% delle uova di branzino scosse sono riuscite a schiudersi. Le uova di ombrina boccadoro, invece, hanno ottenuto una percentuale maggiore, poiché il 95% delle uova agitate si è schiuso contro il 92% del gruppo di controllo non agitato.

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