Realismo tecnologico e detriti

Immaginare l'esplorazione spaziale in Planetes significa mettersi a confronto con problemi reali e dilemmi scientifici più che concreti. Questo anime lo fa con una narrazione rigorosa che riesce ad affascinare con la ricchezza dei dettagli, in una trama fantascientifica che non trascura le grandi storie che ci hanno portato dove siamo ora.

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a cura di Tom's Hardware

Ma allora quali sono i punti di forza di Planetes? Indubbiamente il suo livello di realismo. La serie è infatti un eccezionale esempio di Hard Science Fiction. Vale a dire quel tipo di fantascienza particolarmente attento all'attendibilità scientifica e alla coerenza tecnologica.

planetes  tanabe ai coloured by sharingandevil

Se le vicende dei personaggi tardano a decollare nella prima fase, se la trama è inizialmente frammentata, la serie risulta sin da subito estremamente interessante per i dettagli, talmente precisi da rasentare il documentarismo. Aspetti questi che uno spettatore con un minimo background tecnico-scientifico si potrà gustare come uno chef di fronte ad un piatto di alta cucina. Tutto ciò grazie al contributo di un consulente tecnico d'eccezione: nientemeno che la JAXA, ovvero l'Agenzia Spaziale Giapponese.

È facile dunque capire come tutte le soluzioni tecnologiche rappresentate nell'anime siano veramente concepite per la vita nello spazio. Dalle maniglie esterne per l'ancoraggio degli astronauti, alle tute spaziali, dalle cabine per i fumatori alle soluzioni per muoversi a zero g. Anche la terminologia e la tecnica di volo risultano estremamente accurate, dalle EVA (ExtraVehicular Activities) alla dinamica orbitale, alle procedure di collaudo.

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E altrettanto si può dire delle problematiche relative alla vita nello spazio: l'incidenza dei tumori dovuti alle radiazioni solari, la problematica dei detriti spaziali e della relativa sindrome di Kessler. Non mancano nemmeno i seleniti, persone nate e cresciute a gravità lunare costrette ad osservare la Terra da lontano, perché non sarebbero in grado di sostenere il loro peso sulla superficie terrestre, fino alla sindrome da smarrimento spaziale, che colpisce gli astronauti che hanno rischiato di morire alla deriva nel vuoto cosmico.

Detriti spaziali

La problematica dei detriti spaziali è tutt'altro che fantasia, anzi, è una minaccia più che mai concreta ed attuale. Affrontata anche dal film Gravity (seppur con più d'una licenza cinematografica), e da Wall-e, è una seria minaccia alle attività umane. La "Sezione Detriti" della Nasa fu coordinata proprio da Donald Kessler, che per primo ipotizzò il rischio della sindrome che porta il suo nome.

yuri gagarin photo
Yuri Gagarin

Essa descrive il rischio che una collisione tra oggetti in orbita bassa (parliamo di quote tra i 400 e 2500 km) inneschi una pericolosa reazione a catena di impatti e frammentazioni. Collisioni che sono una realtà già oggi: il caso più eclatante è stato l'impatto tra un satellite di telecomunicazioni Iridium e un relitto Kosmos russo, che nel 2009 causò la produzione di migliaia di detriti minori. Al momento si stima che nell'orbita bassa terrestre siano presenti circa 750 000 oggetti di dimensioni sopra il centimetro che sfrecciano a circa 7 km/s - e milioni di dimensioni più piccole.