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Prede: l'orrore nel deserto australiano

Prede, il romanzo di Gabriel Bergmoser, è il punto di partenza per Macabre, la nuova collana horror di Sperling & Kupfer.

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Prede, il romanzo di Gabriel Bergmoser, è il punto di partenza per Macabre, la nuova collana horror di Sperling & Kupfer

Quando Stephen King presentò la sua antologia Danse Macabre ai suoi Fedeli Lettori, la identificò come ‘la mia scorribanda in tutti i mondi fantastici e terrificanti che mi hanno affascinato e impaurito’. Una dichiarazione di intenti che si può estendere a Macabre, la nuova collana di letteratura horror inaugurata da Sperling & Kupfer, che promette di offrire ai lettori nostrani una selezione di opere che hanno raccolto l’ammirazione del Re dell’Horror. Un intento che ha portato la casa editrice a selezionare attentamente le proprie proposte, preferendo un approccio di qualità anziché di quantità, che trova una sua prima forma in Prede di Gabriel Bergmoser.

Dichiarare di voler realizzare una collana di proposte horror che abbia un’attinenza alla visione di King è un rischio non indifferente. L’errore comune è pensare che l’orrore kinghiano sia un’entità monolitica, fatta di mostri sanguinari o inquietanti manifestazioni paranormali, mentre il romanziere americano ha mostrato, con opere come Mr. Mercedes o The Dome di concepire diverse declinazioni dell’orrore, dal cosmico alla Lovecraft a quello più ferino e spaventoso dell’animo umano. Mantenere quanto promesso da parte di Sperling & Kupfer significa cogliere queste sfumature, una necessità che sembra aver trovato in Prede un primo, incoraggiante passo.

Prede, l'orrore nascosto nell'animo umano

Per il pubblico italiano, Prede è la prima esperienza con la narrativa di Bergmoser, autore che, nonostante la giovane età, ha giàuna sua valenza, con all'attivo premi prestigiosi per la sua attività di sceneggiatore. Puntare su un esordio con una storia così intensa e violenta è un atto coraggioso per Macabre, che vuole subito mette in chiaro con i lettori cosa aspettarsi da questa collana: l’orrore in tutte le sue possibili manifestazioni. Come quello umano, ferino e sanguinario che Bergmoser mette in scena in Prede.

Nello sperduto interno dell’Australia, Frank gestisce una stazione di servizio, lontano dalla civiltà. Uomo schivo e burbero, nella sua solitudine espia i torti di una vita, sino a quando il figlio, con cui ha pochi rapporti, sconvolge la sua esistenza con una richiesta: ospitare la nipote Allie per l’estate. La ragazzina sta passando un brutto momento, complice una situazione familiare poco serena, e cambiare aria stando dal nonno potrebbe essere un buon modo per placare il suo animo ribelle. Frank e Allie sono due sconosciuti, uniti da un legame di sangue che non aiuta a rompere un muro di silenzi, che anima le loro giornate scandite da rituali meccanici e freddi.

Un’estate piatta e incolore che viene sconvolta con l’arrivo di Maggie. La giovane è ferita e in stato confusionale, ma quando viene soccorsa da Frank e da una coppia di avventori, la sua unica richiesta è di non chiamare soccorsi o polizia. Preoccupati di curarla, i presenti non contattano le autorità, decisione di cui si pentiranno quando un uomo dall’aspetto poco rassicurante si presenta, cercando proprio Maggie, minacciando ritorsioni se la donna non gli viene consegnata. La reticenza di Frank, nonostante abbia dei sospetti sulla giovane ferita, si rivela un errore, che porterà l’uomo a dover lottare per difendere la vita della nipote in una notte di lotta e sangue, quando il passato di Maggie verrà a bussare alla sua porta nella forma di un clan di redneck dagli istinti ferali.

Bergmoser imbastisce il suo Prede con una narrazione che si dipana su due piani temporali, una struttura che consente di preservare con particolare attenzione un alone di mistero attorno al casus belli della storia, Maggie. Alternando l’angosciosa lotta per la sopravvivenza di Frank, Allie e dei loro sventurati compagni alla vicenda personale di Maggie, Bergmoser riesce a cogliere il giusto tenore narrativo per fornire i dettagli essenziali nel momento migliore per trasmettere una sensazione di crescente ansia, che amplifica l’aspetto macabro e violento della storia. Una concezione di orrore terrena, umana, costruita sull’idea di una comune di uomini e donne lontani dal consesso civile, animati da una legge animalesca che li allontana dall’umanità e ma di cui, ironicamente, incarnano il lato più oscuro e spaventoso. Bergmoser non si limita a ritrarre i personaggi nel loro intimo, ma li inserisce all’interno di una dinamica in cui ogni azione e pensiero diventa parte integrante di un avvincente meccanismo narrativo, che, pur svolgendosi in un contesto irreale, fa della sua profonda concretezza, della sua fattibilità un tratto essenziale per premere sulle emozioni dei lettori.

Sangue e violenza nel deserto australiano

Bergmoser dimostra una padronanza convincente della narrazione emotiva, sensazione che per il pubblico italiano viene impreziosita dal lavoro di Chiara Brovelli, traduttrice di Prede, che specie nei dialoghi trova una cifra stilistica che rende la lettura avvincente e credibile. Storia sanguinosa e violenta, in cui trovano spazio sia gli slanci istintivi che i lati meno nobili dell’animo umano, Prede si rivela una piacevole scoperta, una declinazione dell’horror umana e, forse per questa, particolarmente graffiante.

Macabre inizia quindi con il piglio giusto, mostrando un’identità ben definita che si evince dal concept grafico del volume, realizzato da Carlo Mascheroni. La copertina, su cui campeggia il logo di Macabre che omaggia in modo evidente King, è una splendida illustrazione di Ausonia, che si staglia alla perfezione sulla tinta scura del volume, interrotta solamente dalla tinta rossa delle pagine. Interessante la realizzazione della quarta di copertina, dove oltre alla sinossi di Prede sono presenti due piccole illustrazioni di Bergmoser e Ausonia, realizzate da Mattia Suroz. Dettagli che denotano una cura editoriale e una visione progettuale curata, che lasciano ben sperare per il futuro di Macabre.

Voto Recensione di Prede



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Ritmo incalzante

  • - Dimensione umana dell'orrore

  • - Definizione convincente dei personaggi

  • - Veste grafica del volume accattivante

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

Bergmoser dimostra una padronanza convincente della narrazione emotiva, sensazione che per il pubblico italiano viene impreziosita dal lavoro di Chiara Brovelli, traduttrice di Prede, che specie nei dialoghi trova una cifra stilistica che rende la lettura avvincente e credibile. Storia sanguinosa e violenta, in cui trovano spazio sia gli slanci istintivi che i lati meno nobili dell’animo umano, Prede si rivela una piacevole scoperta, una declinazione dell’horror umana e, forse per questa, particolarmente graffiante.

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