Un film bruttino ma interessante

La storia della produzione di Pulgasari potrebbe essere la base di un film avvincente, e già per questo ne vale la pena. Non è proprio bello, ma offre un'occasione preziosa per comprendere il contesto storico in cui nacque.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Un film bruttino ma interessante

Siamo in epoca feudale, all'epoca della dinastia Goryeo. Un fabbro finisce imprigionato per volere di un sovrano malvagio, e in cella fa una piccola statuina. Come il tradizionale golem l'opera d'arte prende vita e inizia a divorare metallo. Il mostro crescerà e aiuterà i contadini a liberarsi del crudele monarca. Successivamente però questo inatteso Eroe diventerà egli stesso una minaccia per via del suo insaziabile appetito.

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Nel filone dei kaiju Pulgasari si può definire bruttarello, ma la sua impronta propagandistica e la storia travagliata lo rendono decisamente interessante. Il tema centrale è ovviamente quello del popolo che soverchia il regime capitalista, ma ci si può anche leggere una (velata) critica al socialismo. Tant'è che, sembra, il film finì per non essere mai mostrato al pubblico nordcoreano; fu invece distribuito in Giappone (1998), Corea del Sud (2000, fu un flop) e Stati Uniti con il titolo Bulgasari. Il regista scrisse anche un remake, uscito con il titolo Galgameth nel 1997 e arrivato poco dopo anche in Italia. Se siete curiosi è disponibile su Amazon Prime Video ma dovrete smanettare per modificare la localizzazione.

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Al di là del valore propagandistico, Pulgasari ha il merito di mostrarci un'ambientazione storica non scontata del sudest asiatico. Una scelta che tra l'altro permette di fare un parallelo tra rappresentazione e realtà presente, come spesso accade nella Fantascienza. Pulgasari sposta la riflessione rispetto a Godzilla, che è figlio della bomba e della paura che essa suscitava e suscita. Il mostro stesso è interessante, per il fatto che lo vediamo nascere e crescere - una cosa per niente comune nel filone di kaiju. All'inizio, infatti, ci appare come un adorabile cucciolo che si nutre di aghi da cucito. Un Pokemon ante litteram, verrebbe da dire.

Pulgasari

Il Mostro in questo caso tocca le corde emotive, ha un senso di umanità che non perde nemmeno quando diventa un temibile colosso. Grazie in particolare al suo sguardo, enfatizzato dalle inquadrature e che contrasta con il corpo spaventoso. Il mostro è dunque feroce, sì, ma perché egli stesso preda del suo insaziabile appetito. Una situazione insostenibile che alla fine richiederà il massimo dei sacrifici, con una sequenza che richiama molte cose: la tragedia greca, il mito di San Giorgio, il Nosferatu cinematografico.

Non mancano alcuni momenti noiosi. E le scene migliori del film sono senz'altro quelle dov'è presente il Mostro, in particolare la versione giovane. Di contro, un paio di scene con canti e balle ti fanno venire voglia di rimontarlo per tagliarle. Le scene d'azione sono pessime.

full Pulgasari 04

Potete avvicinarvi a Pulgasari, dunque, solo per la legittima e sacrosanta smania di vedere all'opera il kaiju comunista. E chi potrebbe mai biasimarvi per una scelta così saggia. Tuttavia ci sarebbero molte altre cose da dire e su cui riflettere a proposito di questo film, ma occorrerebbe un fiume di parole. Commentate pure qui, dopo averlo visto.

retrocult

Omar Serafini

Classe 1965, è laureato in Ingegneria Elettronica e in Scienze della Comunicazione, con una tesi sulla Storia e critica della filmografia di Godzilla del periodo Showa. Ha curato molti prodotti dedicati al genere kaiju eiga, e ha collaborato con Fantascienza.com, e Università dell'Insubria di Varese nell'ambito dei seminari Scienza & Fantascienza. Nel 2011 crea il podcast FantascientifiCast (Facebook - Twitter), già vincitore di diversi riconoscimenti. Potete seguire Omar su Twitter.

Retrocult è la rubrica di Tom's Hardware dedicata alla Fantascienza e al Fantastico del passato. C'è un'opera precedente al 2010 che vorresti vedere in questa serie di articoli? Faccelo sapere nei commenti oppure scrivi a retrocult@tomshw.it.