Raised by Wolves Stagione 2, anteprima: ritorno a Kepler 22-B

Abbiamo visto in anteprima i quattro episodi di Raised by The Wolves Stagione 2 disponibile su Sky e NOW.

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a cura di Manuel Enrico

Al termine della prima stagione di Raised by Wolves, era stato facile comprendere come mai Ridley Scott avesse voluto produrre questo ritratto dell’umanità futura. La presenza di una sottile contrapposizione tra umanità e vita sintetica è una suggestione ricorrente nella produzione del cineasta inglese, da Blade Runner al nuovo corso di Alien avviato con Prometheus, ma la declinazione offerta dalla serie di HBO disponibile su Sky e NOW si era presentata sotto una luce differente. Una concezione che trova maggior definizione in Raised by Wolves Stagione 2, che abbiamo visto in anteprima grazie a Sky.

Nel panorama seriale attuale, la fantascienza sta cercando nuovamente di farsi valere come un concept degno di considerazione. A dominare il segmento attualmente è il franchise di Star Trek, ma al fianco dell’avventura tra le stelle per eccellenza non mancano proposte che sposano un approccio che privilegia una grammatica narrativa affine alla space opera. Se AppleTV+ ha scelto di affidarsi all’opera di Asimov con il suo Foundation, Raised by Wolves ha seguito un simile percorso, avvicinandosi a una caratterizzazione più filosofica, in cui la contrapposizione organico-sintetico trova un’interessante incarnazione del tradizionale dualismo che oppone tecnologia a religione, scienza a fede.

Raised by Wolves Stagione 2, anteprima: ritorno su Kepler 22-B

Una vena narrativa che è stata rappresentata al meglio da Madre (Amanda Collins), androide da guerra riprogrammata per essere una protettrice e figura materna di una nuova generazione di giovani umani, speranza della specie lontano dal pianeta madre, devastato da una guerra di matrice religiosa. Nella prima stagione abbiamo avuto modo di vedere la difficile accettazione di questa realtà da parte dei piccoli protagonisti, cresciuti secondo un’ottica quanto più possibile atea. Curiosamente, questo rapporto ha spinto Madre a sviluppare una certa sensibilità umana, quasi che nel privare i suoi protetti di una radice religiosa lei stessa stesse avvicinandosi a una spiritualità, inattesa.

Ruolo non semplice, considerato che Madre, affiancata da Padre (Abubaker Salim), ha il compito di crescere i semi di un’umanità futura che sappia andare oltre i precetti di una religione ferrea e, come visto nella precedente umana, umanamente fallace e ipocrita. La matrice atea della missione di Madre, ossia dare vita a una nuova società priva di idoli su Kepler 22-B, si contrappone alla presenza dei sopravvissuti dell’Arca, una nave colonizzatrice dei Mitraici, adoratori del dio Sol, che intendono invece trasformare il pianeta in un nuovo futuro per il proprio culto.

Da questo scontro, nella precedente stagione di Raised by Wolves sono emerse delle anime fortemente condizionate, non solo tra gli organici. La natura sintetica di Madre è stata duramente sottoposta a stress emotivi, siamo stati testimoni di un’evoluzione interiore che ha trasceso la mera programmazione, avvicinandosi quasi a una missione dai tratti mistici, una predestinazione. L’accettazione di prove e supplizi da parte dell’androide è particolarmente evidente nella seconda stagione di Raised by Wolves, in cui la sua accettazione di esser all’occorrenza il bersaglio della conseguenze di decisioni altrui la rende una figura complessa e affascinante, capace di avere un approccio razionale ma di rimanere stupita davanti a eventi inspiegabili e dalle tinte mistiche.

Una visione che si contrappone invece alla più utilitaristica funzione della religione tra gli umani. I disperati che vedono nel culto una speranza, un motore per resistere a un’esistenza inerziale tendono a essere sempre ingannati da chi riesce a sfruttare la loro religiosità per fini personali.  In questo aspetto, Raised by Wolves Stagione 2, sembra voler acuire il suo ritratto bicromatico della religiosità: credere in modo cieco o esserne totalmente distaccati. Non sfugge, quindi, che ci sia una contrapposizione radicale nella nuova società formatasi in seno alla comunità atea, a cui aderiscono anche i due androidi e i loro protetti, rappresentando un’anomalia, soprattutto considerato come alcuni dei giovani tendano ancora a rimanera disperatamente attaccati al culto di Sol, un’ultima, inseparabile scintilla della propria esistenza precedente.

Raised by Wolves Stagione 2: narrazione vigorosa

Forte di queste suggestioni, e della crescente connotazione dai tratti metafisici, Raised by Wolves Stagione 2 incalza lo spettatore in modo più marcato. Se la prima stagione voleva essere preparatoria nella prima parte, arrivando a stimolare la curiosità nella seconda parte e nel finale cliffhanger, la nuova stagione di Raised by Wolves chiede allo spettatore di esser attento, di accettare i dogmi narrativi proposti come basi su cui maturare una propria comprensione di questo mondo inospitale, specchio evidente della complessa ricostruzione delle fragilità umane dei protagonisti. Questa sorta di nebulosa morale, trova una sorta di eco visiva nella fotografia fredda, con prevalenza di opache tinte verdi e grigie, che servono non solo a trasmettere questa ovattata sensibilità, ma anche a coprire evidenti limiti in materia di CGI e di costruzione della scenografica, dove spesso si notano dei vistosi cali di qualità che, in assenza di una ricchezza narrativa come quella proposta, avrebbero condannato Raised by Wolves a una fine prematura.

Conclusioni

Raised by Wolves Stagione 2 spinge invece con ancor più vigore sulla narrazione, si fa ancora più chirurgica nell’individuare aspetti che premono in modo netto sull’emotività dello spettatore, a patto che questi accetti alcuni assiomi di questo mondo senza porsi eccessivi interrogativi, quasi fosse un atto di fede. Le risposte, va detto, trovano sempre modo di manifestarsi con precisione e senza sembrare forzate, ma questo complessa costruzione narrativa, fatta di dialoghi secchi conditi da vezzi linguistici che enfatizzano le crepe di questa umanità futura, non si confà a chi cerca una serialità poco impegnativa, rivolgendosi maggiormente ad appassionati di una sci-fi vecchia scuola, in cui si privilegia la struttura sociale e un world building ampolloso.