Record of Ragnarok 2, recensione: continua la battaglia per la sopravvivenza degli esseri umani

Record of Ragnarok 2 continua a esplorare in modo originale i pantheon di diverse religioni e le storie degli esseri umani più straordinari.

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a cura di Lucia Lasorsa

-Redattrice

Record of Ragnarok 2 è la seconda stagione dell'anime basato sul manga scritto da Shinya Umemura e Takumi Fukui e illustrato da Chika Aji. La serie è prodotta da Warner Bros. Japan, animata dallo studio giapponese Graphinica (Baki) e distribuita in esclusiva su Netflix.

Se siete alla ricerca dei volumetti originali del manga, li trovate qui su Amazon. Grazie all'espediente narrativo dello scontro fra esseri umani e Dei deciso da questi ultimi come ultima possibilità per la razza umana di salvarsi dallo sterminio, la serie presenta una particolarità bizzarra quanto interessante: infatti, gli Dei che partecipano a questo torneo appartengono ai pantheon più disparati: ad esempio, in entrambe le stagioni (qui potete trovare la nostra recensione della prima stagione di Record of Ragnarok) abbiamo potuto vedere all'opera personaggi appartenenti alle mitologie cristiana, induista, greca e norrena. Probabilmente è proprio questa, però, la ragione alla base della cancellazione della serie in India.

Un'altra caratteristica della serie, riscontrabile anche negli esseri umani che partecipano al torneo, è che le loro caratteristiche vengono convertite in poteri da sfruttare sul campo di battaglia, in combattimento. Gli esseri umani, lo ricordiamo, appartengono a epoche differenti, per cui possiamo trovare come partecipanti per la loro fazione anche personaggi incredibilmente diversi fra loro e distanti nel tempo, come Adamo e Jack lo Squartatore, personaggio su cui verrà anche basato un prossimo spin off della serie.

Lo scontro per la sopravvivenza degli esseri umani non si è ancora concluso, ma nonostante l'evidente svantaggio di partenza non sono certo disposti a gettare la spugna così facilmente.

Record of Ragnarok 2, recensione: continua la battaglia per la sopravvivenza degli esseri umani

Trattandosi di un seinen basato principalmente sui combattimenti, non solo le coreografie, ma anche le animazioni devono essere all'altezza delle aspettative. Nel caso di Record of Ragnarok 2, possiamo riscontrare anche in questa stagione un buon lavoro dal punto di vista grafico e visivo, anche se, purtroppo, le animazioni in 3D tendono a non integrarsi mai in modo ottimale in questo tipo di serie animate, e Record of Ragnarok 2 non fa eccezione, al punto che, quando vediamo le animazioni in CGI, ci sembra di guardare un videogioco. Il che non è certo una nota positiva.

Le colorazioni, vivaci o più oscure, in base alle esigenze, e il charcter design sono invece più curati, rispecchiando lo stile del manga. Visivamente, poi, è divertente notare tutta una serie di piccole citazioni e riferimenti ad altri manga, come Zeus, che ricorda moltissimo il Maestro Muten di Dragon Ball, o il Dio induista Shiva, che sferra pugni al grido di "HORA HORA HORA", una citazione più che esplicita al Jotaro Kujo delle Bizzarre Avventure di JoJo.

Dal punto di vista narrativo, poi, gli scontri sono resi molto più interessanti dalle digressioni sul passato di questi personaggi. È così che veniamo a conoscenza delle origini del potere e della follia omicida di Jack lo Squartatore, in sequenza davvero difficili da mandare giù per una duplice violenza: visiva, perché la biografia di Jack è a parte più genuinamente splatter e sanguinaria di Record of Ragnarok 2, ma anche psicologica, per via dei forti traumi e abusi subiti fin da bambino. Per quanto riguarda gli Dei o i Semidei, possiamo prendere a esempio Ercole, che trasforma le sue 12 fatiche in attacchi sempre più devastanti.

Questi squarci sulla vita dei combattenti non solo ce li fa conoscere meglio, ma ci fa anche capire come mai, sul campo di battaglia, agiscano in un certo modo: se un combattente si arrende, decide di cambiare fazione, accetta la propria sconfitta, o se decide di andare fino in fondo, non lo fa mai a caso, ma sempre per una ragione legata al suo passato e al suo carattere. Ciò significa che abbiamo una buona caratterizzazione dei personaggi.

Ad arricchire il tutto abbiamo un ottimo doppiaggio in lingua originale giapponese, la cui controparte italiana è davvero molto buona e credibile, per cui la fruizione della serie sarà soddisfacente a prescindere dal doppiaggio scelto. Una nota finale meritano, poi, i due brani scelti come opening ed ending di Record of Ragnarok 2: in apertura abbiamo Rude, Loose Dance di Minami e in chiusura Inori di Masatoshi Ono. Come da tradizione, a una opening dal ritmo più aggressivo e serrato si contrappone una ending dai toni più delicati.

Conclusioni

Record of Ragnarok 2 è un buon seguito per la prima stagione, permettendoci di scoprire più da vicino le biografie (reali, nel caso degli esseri umani, e mitologiche, nel caso degli Dei) di tutti i partecipanti, anche se in diversi punti romanzate per renderle più pertinenti al racconto. Nonostante le differenze incredibili fra i personaggi e i pantheon degli Dei, la fusione fra le loro storie e le dinamiche del torneo conferisce un risultato finale non frammentario, ma unitario, proprio perché tutti i diversi elementi coesistono in modo armonico.

Infine, se volete una piccola anticipazione di cosa vedremo nella prossima stagione e un colpo di scena finale, continuate a guardare l'ultimo episodio dopo i titoli di coda...

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