Reykholt: la recensione. Strategia e coltivazioni sotto zero

Reykholt è un gioco di produzione e raccolta risorse, ambientato nelle serre della fredda Islanda: i giocatori impersoneranno instancabili contadini dediti alla produzione ed alla vendita di svariati tipi di verdure.

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a cura di Roberto Richero

Reykholt è l’ultimo nato fra i giochi di gestione risorse partoriti dalla mente di Uwe Rosenberg, uno dei più prolifici autori degli ultimi vent’anni: a lui dobbiamo titoli del calibro di Bonhanza, Agricola, Le Havre e La Festa per Odino, tanto per citare i titoli più famosi.

Come molti dei prodotti di questo autore, Reykholt è un gioco di gestione delle risorse ma è caratterizzato però da alcuni aspetti peculiari che lo rendono interessante e (almeno parzialmente) diverso dai suoi predecessori.

Agricoltori freddolosi

Il tema dell’agricoltura è caro all'autore, che ha esplorato in diversi titoli le diverse modalità di simulazione di questa attività. In Reykholt il tema viene ripreso in un’ambientazione completamente nuova: la fredda Islanda.

I giocatori dovranno infatti interpretare agricoltori islandesi che, attraverso l’ausilio di serre, coltiveranno, raccoglieranno e venderanno le proprie verdure.

Il set-up del gioco è articolato ma piuttosto semplice, con piccole variazioni a seconda del numero di giocatori, a cominciare dal tabellone di gioco, stampato da entrambi i lati (da un lato per partite con due giocatori, dall'altro per quelle con tre o quattro).

Oltre a dividere segnalini e carte in funzione del colore scelto da ogni giocatori, si devono preparare le tessere, le cassette contenenti i beni e le carte serra; in fase di preparazione si deve anche decidere quali carte servizi usare: il gioco mette a disposizione cinque set diversi ma solo uno è usato in ogni partita.

Braccia rubate all'agricoltura

La partita si svolge tipicamente in sette turni (sono possibili alcune variazioni); questa scelta aiuta a limitare la durata media del gioco, anche se, come sempre quando ci sono decisioni da prendere, il tutto dipende molto dal tipo di persone con cui si sta giocando.

I turni si svolgono tutti in quattro fasi, da effettuare a partire dal primo giocatore (che varierà alla fine di ogni turno).

La prima fase è quella delle azioni: ogni giocatore ha a disposizione tre lavoratori che deve piazzare sul tabellone in corrispondenza dell’azione di proprio interesse. Queste sono divise essenzialmente in quattro tipi principali: proprietà, campi, mercato e municipio. Attraverso queste azioni è possibile costruire serre, seminare le nostre verdure, raccogliere, scambiare merci, accedere alle carte servizi e molto molto altro. Diverse caselle azioni comportano più attività e non sono tutte completamente bilanciate: quelle dall'impatto più importante sono contrassegnate da una bandierina e il regolamento prevede alcune limitazioni nel loro utilizzo. E’ evidente come questa fase sia il cuore del gioco stesso, in quanto sono proprio le azioni che permettono di realizzare la strategia di gioco, non solo in termini di proprio sviluppo, ma anche in termini di ostacolo agli avversari: ogni azione, quando viene scelta da un giocatore, diventa inaccessibile per gli altri.

La seconda fase è quella dedicata al raccolto: ogni giocatore prende un bene da ogni sua serra e la mette nella sua riserva.

La terza fase è quella del turismo: ogni agricoltore può infatti vendere i propri prodotti presenti nella riserva ai turisti per avanzare nel punteggio della partita. Il meccanismo si basa su un percorso dove in ogni casella, che rappresenta un tavolo da imbandire, è specificato il costo (in beni) da sopportare per avanzare: si parte con richieste molto limitate (un pomodoro), per arrivare a spese molto rilevanti (sei merci nei tavoli finali). Durante questa fase è possibile usare, una volta per turno, l’opzione del premio: in questo caso si può avanzare di un tavolo senza pagare il costo previsto ma, al contrario, ricevendo il bene stesso. La scelta, per quanto controintuitiva, si dimostra estremamente interessante dal punto di vista strategico, in quanto offre un ventaglio di mosse molto più ampio ed aiuta il gioco a mantenere continuità nell'arco dei diversi turni.

L’ultima fase è quella di rientro, dove i lavoratori tornano a casa e il turno viene chiuso.

Elementi di strategia

Gli elementi strategici del gioco si concentrano essenzialmente nelle scelte di produzione e raccolta delle risorse. Queste sono di cinque tipi diversi e di rarità crescente (pomodoro, lattuga, funghi, cavolfiore, carote): non tutte le serre sono in grado di produrre tutte le verdure ed in particolare quelle più estese producono solo i beni di minor pregio. Il vincolo che obbliga la semina delle verdure esclusivamente in serre vuote obbliga i giocatori ad un programmazione attenta delle proprie azioni… programmazione che però può essere vanificata dalle scelte degli avversari.

Il gioco ha molti aspetti predeterminati e uguali in tutte le partite (ad esempio i costi di avanzamento nel percorso) e quindi c’è stato un certo sforzo per introdurre aspetti aleatori che non rendano le partite sempre uguali. Un aspetto riguarda la costruzione delle serre: è possibile decidere di costruirne di “casuali” (non si sa a priori cosa produrranno) scegliendo azioni che forniscono ulteriori benefici. Un altro esempio di aleatorietà è determinato dalla carte servizi: esistono cinque diversi set con carte completamente diverse; non solo si deve decidere quale set usare durante la preparazione della partita, ma alcune carte dovranno essere escluse casualmente. Infine c’è la possibilità, da parte di un giocatore, di scegliere un’azione che permette di prendere una carta servizi di un avversario confinante e renderla utilizzabile da entrambi.

Semplicità

Gli appassionati di questo tipo di giochi e in particolare dei lavori di Rosenberg avranno già notato come le meccaniche di semina e raccolta su aree con specifiche caratteristiche siano molto simili a quelle di un altro titolo dello stesso autore: Alle porte di Loyang (2009). Se è sicuramente vero che queste somiglianze sono molto forti, è altrettanto vero che le meccaniche di Reykholt sono in generale molto più semplici; si nota quindi la volontà di mantenere l’aspetto strategico sotto una specifica soglia di difficoltà.

Varianti

Il gioco è presentato già nella versione base con ben due varianti.

La prima riguarda il gioco in solitaria: è infatti possibile giocare a Reykholt anche da soli con semplici e piccole modifiche al setup iniziale. Le partite in solitario sono molto utili per prendere confidenza con il gioco ma rendono forse più evidente la limitata varietà delle meccaniche.

La seconda variante è quella della campagna: in questa modalità ogni partita ha un “tema” e rappresenta un capitolo all’interno di una storia in cinque puntate. Ogni capitolo, oltre a fornire informazioni di colore sugli avvenimenti della storia, introduce piccole variazioni al regolamento di base, aiutando la varietà fra le partite. La modalità campagna introduce inoltre ulteriori carte servizi e le nuove carte evento: queste ultime sono attivate all’inizio di ogni turno e forniscono ulteriori variazioni al gioco base. Tutte queste carte sono pienamente compatibili anche con la modalità standard: ancora una volta la scelta di proporre queste nuove carte e le nuove meccaniche forniscono un indizio circa la volontà di mantenere un basso livello di complessità del gioco.

Conclusioni

Reykholt è un gioco strategico in cui la decisione di definire meccaniche semplici e scelte limitate ha portato ad una varietà di gioco limitata. E’ evidente lo sforzo di riequilibrare questo effetto attraverso l’introduzione di elementi casuali (serre, servizi ed eventi): il risultato è un prodotto che piacerà meno ai giocatori hard core ma che troverà grande riscontro in un pubblico più ampio, che si approccia per la prima volta a giochi di questo genere o che, in generale, non ama la complessità più estrema.

Materiali

Tutto il materiale in Reykholt  è estremamente curato, sia nella stampa, sia negli elementi di gioco. Quasi tutti i componenti sono in legno e questo rende benissimo la sensazione di gestione della propria riserva di beni: pomodori, lattuga, funghi, carote e cavolfiori sono ben rappresentati dalle loro forme inconfondibili e da colori ben differenziati.

La scelta di fornire le cassette per contenere i beni (invece di ammucchiarli a lato della plancia di gioco) dimostra l’attenzione e la cura di progettazione; il fatto che queste cassette siano da montare a partire da elementi di cartone è un ulteriore tocco di classe.

L’unico aspetto criticabile riguarda i segnalini responsabili: la scelta della forma di bottiglia è sicuramente simpatica ma li ha resi estremamente piccoli e instabili; il loro spostamento tipicamente porta allo sparpagliamento dei segnalini vicini.

Gioco indicato per

Reykholt è chiaramente e indiscutibilmente un gioco strategico che però cerca in maniera per niente velata di strizzare l’occhio ai giocatori meno esperti che preferiscono un numero limitato di scelte e meccaniche semplici. La durata limitata delle partite (quella ufficiale è un po’ sottostimata rispetto al reale) è un ulteriore indizio del segmento di giocatori cui il prodotto è indirizzato.