Roberto De Feo e la regia di A Classic Horror Story

Roberto De Feo ci parla della sua esperienza nella regia di A Classic Horror Story, che ha diretto insieme a Paolo Strippoli per Netflix.

Avatar di Lucia Lasorsa

a cura di Lucia Lasorsa

-Redattrice

Roberto De Feo è alla sua seconda esperienza nella regia di A Classic Horror Story, film che ha diretto insieme all'esordiente Paolo Strippoli. Questa "storia d'orrore classica" è preceduta, nella filmografia di Roberto De Feo, dal notevole The Nest. Per una visione d'incieme più completa sulla pellicola in questione, vi rimandiamo alla nostra recensione e alla nostra intervista alla fumettista Carole Basile, che si è occupata dello storyboarding di A Classic Horror Story.

A integrare il nostro panorama sul film, abbiamo avuto il grande piacere di conoscere e intervistare Roberto De Feo, che ci ha parlato del suo lavoro alla regia di A Classic Horror Story, delle sue principali fonti di ispirazione, della sua poetica e di tanto altro. Ecco qui di seguito la nostra intervista al regista Roberto De Feo.

Roberto De Feo e la regia di A Classic Horror Story, come nasce un regista

Innanzitutto ti ringrazio a nome mio e dello staff di Tom's Hardware per questa intervista. Qual è stata la molla che ha fatto scattare in te il desiderio di diventare un regista?

Avevo cinque anni quando mia madre mi portò al cinema la prima volta. La magia della sala mi entrò subito nel cuore. Ho sempre considerato il lavoro del regista il migliore al mondo, perchè ti da la possibilità di dar vita a storie e personaggi che altrimenti non esisterebbero.

Da cosa è nata l'ispirazione per A Classic Horror Story e per il precedente The Nest?

Entrambi i film nascono dalla voglia di raccontare la società in cui viviamo, o almeno, di raccontare le conseguenze che essa ha su di noi, su chi non si sente proprio di farne parte.In The Nest, il protagonista (Samuel) è un ragazzino intrappolato in una società immobile, impaurita, in cui l’orrore è rappresentato dai pericoli che il mondo ti pone davanti, quelli che trovi mettendo piede fuori da casa, dal tuo nido. In A Classic Horror Story i protagonisti devono combattere contro la spettacolarizzazione della morte e la pornografia del dolore ormai parte delle nostre vite a causa di un utilizzo incontrollato e sciagurato di tv e web.

Roberto De Feo e la regia di A Classic Horror Story: "Tutto non è sempre come sembra, in questo posto"

Un tratto che hanno in comune i tuoi due film The Nest e A Classic Horror Story sono i plot twist, che ci mostrano quanto l'apparenza inganni. Come nascono e come si evolvono le tue sceneggiature?

Amo inserire questo inganno nei miei film perché da spettatore impazzisco quando un regista capovolge l’universo narrativo nel finale. Quando mi convince di qualcosa per poi scaraventarmi in un mondo opposto. Sono i film che mi rimangono dentro e che amo scrivere e girare.

Una peculiarità che si nota in A Classic Horror Story fin dal titolo è il suo proporsi come una sorta di summa di cliché ben riconoscibili. Tuttavia, è riscontrabile anche la volontà di creare qualcosa di originale, sconvolgendo e sovvertendo quegli stessi luoghi comuni che costituiscono il nucleo di buona parte della narrazione. In che modo convivono in te queste anime almeno all'apparenza contrastanti?

La prima inquadratura di A Classic Horror Story è una testa di cervo appesa al muro. Forse il cliché numero uno quando si parla di film horror. In sottofondo però c‘è Il cielo in una stanza di Gino Paoli. Quante volte abbiamo sentito una canzone italiana anni sessanta in un horror? Volevamo cominciare il film subito mettendo in discussione il titolo. Poi certo, il film è costruito utilizzando proprio tutti i cliché del cinema horror americano. Era fondamentale per arrivare al colpo di scena finale. I riferimenti principali sono stati La Casa, Non aprite Quella Porta, Le Colline Hanno Gli Occhi e Scream.

Roberto De Feo e la regia di A Classic Horror Story: L'esperienza di co-regia e la collaborazione con Netflix

Com'è stato dirigere A Classic Horror Story con Paolo Strippoli?

 È stato come andare al luna park assieme ad un amico. Ci siamo sentiti per tutto il tempo due ragazzini sulle giostre. Netflix ci ha dato la grande possibilità di girare un film così in Italia, era un privilegio e ci siamo goduti ogni secondo di questa splendida avventura. Sul set siamo arrivati preparati grazie ad una lunga pre-produzione (anche per via del lockdown). Abbiamo storyboardato quasi tutto il film, cosa che ci ha permesso di gestire il set con più semplicità e avendo le idee chiare.

Come descriveresti la tua collaborazione con Netflix?

Buona la prima, tanto per dirla in modo cinematografico. L’esperienza è stata splendida e mi ha fatto crescere tanto. Essendo il film un originale Netflix, la collaborazione è partita sin dalla scrittura, concludendosi col montaggio e poi con la promozione. Inizialmente un po' di ansia ce l’avevo. Rapportarsi con il principale broadcaster al mondo poteva essere complesso (penso alla libertà artistica). E invece il rapporto non è mai stato quello di produttore e regista, ma di squadra, in cui si decide tutto assieme. Questo per chi fa il mio lavoro è oro.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai già in mente il soggetto per il tuo prossimo film?

Ho alcune idee ma è presto per dire se ho trovato un’altra storia da raccontare. Vedremo.

https://youtu.be/lBmmBimhT18

Potete gustarvi A Classic Horror Story in esclusiva qui su Netflix. Se amate i film horror classici, non perdevi questa collezione di 7 pellicole storiche del genere che trovate su Amazon.