Romulus II: La Guerra per Roma, recensione: un solo trono per due re

La nostra recensione di Romulus II: La Guerra per Roma, la celeberrima serie creata e scritta da Matteo Rovere.

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a cura di Nicholas Mercurio

Ogni cosa a suo tempo, diceva un passo del libro Ecclesiaste, e non potrebbero esserci parole più adatte per descrivere Romulus II: La Guerra per Roma, la seconda stagione della serie creata e prodotta da Matteo Rovere (Il primo re, Veloce come il vento) disponibile su Sky Atlantic e in streaming su NOW . Privazione, sangue e sacrificio; morte, desolazione e tradimento: dalle ceneri del passato è nata una città e dal suo fuoco, ora, divampa la speranza, tenuta in piedi da due fratelli cresciuti nel grembo della Lupa, ora divenuti re, nonché salvatori di un popolo eletto.

Gli avvenimenti della prima stagione di Romulus

La prima stagione di Romulus, uscita nel 2020, si apriva nel cuore della cittadina di Alba Longa, nel Lazio, nel momento di maggiore difficoltà per la Lega latina, guidata da re Numitor, a causa di una lunga carestia. Rivolgendosi alle Vestali, il re chiedeva pioggia e prosperità, che però non giungevano. I dissapori sempre crescenti, e ormai diffusi all’interno della corte, lo avevano messo in cattiva luce con gli altri capi delle tribù, e qualcuno aveva cominciato a pianificare il suo assassinio e quello della sua progenie.

Enitos (Giovanni Buselli) e Yemos (Andrea Arcangeli), i suoi unici figli, erano cresciuti al sicuro e lontani dai pericoli, vivendo l’uno per l’altro e condividendo i segreti più intimi. Il loro rapporto, però, si era spezzato quando lo zio Amalius (Sergio Romano), fratello minore del re, aveva ucciso l’erede al trono, non riuscendo però a trucidare anche Yemos, che era fuggito nella foresta. Amalius aveva quindi accusato il nipote sopravvissuto della morte del re, prendendo il potere e incorandosi sovrano dell’intera Lega latina.

Nel frattempo, Yemos incontra Wiros, uno schiavo fedele alla Dea Lumia, la signora dei Lupi, che lega entrambi da un vincolo di carne e sangue, facendoli diventare fratelli e sua progenie. Ilia (Marianna Fontana), la figlia di Amalius, invece aveva tradito le Vestali, diventando fedele al Dio Marte subito dopo la morte dell’amato Enitos, giurando così vendetta a Yemos. La prima stagione si era conclusa con la riconquista di Alba Longa e la vittoria di Yemos e Wiros, che avevano rinunciato alla città per costruire Roma.

Nam vita morti propior est quotidie (la vita ogni giorno è più vicino alla morte, Fedro).

Un anno dopo, Yemos e Wiros si ritrovano a contrattare con Titos (Emanuele Di Stefano), re dei Sabini. È in gioco, infatti, la sopravvivenza stessa di Roma. Costretti a doversi aggiudicare la pace, i due fratelli incontrano Titos per raggiungere un accordo vantaggioso, che riconosca sia l’esistenza di Roma che l’autorità dei Sabini. I nuovi nemici vantano un esercito più forte e una terra ricca e prospera nel Lazio settentrionale, che consente loro di avere approvvigionamenti e truppe sempre pronte alla guerra. Roma, al contrario, può contare solo su mura alte e imponenti, oltre che sulla protezione della Dea Lumia. Re Titos promette la pace solo in cambio di un sacrificio di sangue e carne ma riconosce un solo re di Roma, disprezzando Wirros e compatendo Yemos. Le offese di Titos, tuttavia, scalfiscono i due fratelli: una volta scoperto l’assassinio avvenuto per mano delle sue sacerdotesse ai danni di una giovane della loro compagnia, gli giurano vendetta. Decidono così di rapire, prima di fuggire, le fedeli del Dio Sarcos: tra di loro c’è Ersilia (Valentina Bellè), una figura di spicco di questa seconda stagione, che si concentra non solo sulle lotte esterne ma soprattutto sulle interne, perché i dissapori tra i fedeli della Dea Lumia e i Latini indeboliscono Wirros e Yemos, che si ritrovano a dover contare su loro stessi e cercare soluzioni per non scontentare nessuno.

Se nella prima stagione la regia si concentrava sul rapporto tra Yemos e Wirros e sulla vendetta nei confronti di Amalius, nella seconda è la guerra la reale protagonista. La politica, in precedenza raccontata in maniera marginale, nella seconda stagione assume un ruolo rilevante e crescente, specie durante la lotta tra i Sabini e i romani, costretti a contendersi il confine mentre le tribù Latine, ritrovandosi tra due fuochi, preferiscono evitare la guerra e sottostare al più forte.

La narrazione, che segue quanto di buono è stato realizzato nella prima stagione, è confezionata con attenzione. Il merito è di una scrittura esaltante, fresca e stimolante. Complice la regia, ogni elemento della storia è curato con passione, coinvolgendo e accompagnando lo spettatore in otto episodi appassionanti, tenendolo letteralmente attaccato allo schermo. È infatti complesso distrarsi in Romulus II: La Guerra per Roma, perché il racconto non è soltanto orchestrato in modo egregio, ma è pure fluido. Siamo davanti, e lo diciamo senza esitare, a una delle produzioni italiane migliori degli ultimi cinque anni. Conserva una bellezza commovente che si estende dall’inizio alla fine, cogliendo una profondità e intensità narrativa che coinvolge ogni singolo aspetto della produzione, trasmettendo emozioni diverse. Abbiamo provato paura, sgomento e compassione, ma anche disgusto, rabbia e passione. Il merito è soprattutto delle interpretazioni magistrali dell’intero cast, che è riuscito a sorreggere l’impegnativa ma ottima scrittura di Matteo Rovere, che, come regista e scrittore della serie, ha offerto l’ennesima prova encomiabile della sua carriera.

La vera star della serie è Marianna Fontana, un vero talento del nostro cinema. Inoltre, l’interpretazione di Emanuele Di Stefano ci ha emozionati. Il personaggio di Titos, infatti, è il più complesso tra quelli messi in scena: viene presentato come un cattivo, ma è solo un ragazzino insicuro diventato re troppo presto, traviato dalle parole delle sue sacerdotesse e dalla sua convinzione di essere un dio incarnato nel corpo di un uomo. I costumi scelti per l’occasione, già ottimi con la prima stagione, si superano in maniera superlativa.

Romulus II: La Guerra per Roma, conclusioni

Poetica, trascinante e coinvolgente, la seconda stagione di Romulus arriva nel momento giusto, subito dopo Gli Anelli del Potere e House of the Dragon. La produzione di Matteo Rovere è monumentale, e non ha nulla da invidiare ad altri nomi più altisonanti, pesanti e rilevanti del cinema o del mondo relativo alla serie televisive. Ecco, a tal proposito: immaginate Romulus al cinema e trasmesso su uno schermo gargantuesco. Si prenderebbe, da solo, l’intera scena e catturerebbe ogni spettatore all’interno della sala già solo per la sua ottima fotografia.

Sebbene non sia stata ancora annunciata la terza stagione, il finale aperto lascia presagire che la serie continuerà in futuro. Roma, d’altronde, non è stata costruita in un giorno, e lo scranno è ancora vuoto, poiché attende il vero Romulus.