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Rosso Profondo - Degrado Urbano: tanto sangue, poca sostanza

Si conclude la serie a fumetti sul vampiro più atipico di sempre con Rosso Profondo - Degrado Urbano: la nostra recensione.

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a cura di Rossana Barbagallo

In sintesi

Il secondo e ultimo volume di Rosso Profondo è arrivato: come si concludono le avventure del vampiro Chip in Rosso Profondo - Degrado Urbano?

Rosso Profondo giunge al termine con il suo secondo volume pubblicato da saldaPress. La serie di Tim Seeley e Corin Howell si chiude con Rosso Profondo – Degrado Urbano, in cui le vicende a base di sangue e lotte per il potere in cui viene puntualmente coinvolto Charles “Chip” Ipswich (un vero scioglilingua) proseguono a spron battuta. Proseguono, sì, ma danno anche la sensazione di aver perso lungo la strada i sentimenti politicamente scorretti e che non raggiungano realmente una conclusione, lasciando aperti diversi spiragli da cui si intravedono nuove, possibili avventure. Una chiusura amara della serie? O lasciare spazio alle possibilità potrebbe dar modo di ritrovare il vampiro Chip in storie e progetti futuri?

Dalla periferia rurale alla città

In Rosso Profondo – L’Uomo Dimenticato, avevamo lasciato Chip nella sua piccola, retrograda cittadina di Fall’s End. Sconfitti i neo nazisti che intendevano vampirizzare tutti gli abitanti bianchi sotto l’egida dell’ideologia della supremazia bianca, Chip torna alla sua vita di sempre lavorando, ufficiosamente, come inserviente a una stazione di servizio, mentre in realtà si occupa di proteggere Fall’s End da eventuali minacce esterne. Come quella che sembra affiorare all'improvviso con la comparsa di un cacciatore di vampiri, Armisticio McCobb, che intende però metterlo in guardia: Evie, amica di Chip ormai vampira a sua volta trasferitasi a Chicago, è in grave pericolo a causa dell’Ordine del Vespro che l’ha accolta.

Chip non indugia oltre e parte alla volta della grande città, insieme a McCobb (per l’occasione soggiogato mentalmente in modo da ubbidire ai suoi ordini) e una piccola mannara, Gatito Negro, rimasta orfana. A Chicago esiste infatti un’enclave segreta di mannari, presso cui la piccola Gatito potrebbe trovare ospitalità tra i suoi simili. Ma per Chip e McCobb l’incontro con tali creature si trasforma presto in uno scontro sanguinario, culminante con rivelazioni inattese che coinvolgono anche Evie e chi sta macchinando nell'ombra dell’Ordine del Vespro.

Tanto sangue, poca sostanza

Lo scontro fisico ma soprattutto ideologico con i neo nazisti che aveva caratterizzato Rosso Profondo – L’Uomo Dimenticato, viene abbandonato in maniera piuttosto netta e definitiva in questo secondo volume spostando l’attenzione verso altri antagonisti: i mannari e i vampiri che tramano all'interno dell’Ordine del Vespro. Sulla carta, Rosso Profondo – Degrado Urbano è propositivo, spinge sull'acceleratore quando si tratta di botte da orbi e squartamenti vari, sembra voler provare sul serio a dare un finale “da eroe” come quello che Chip merita. In realtà a livello narrativo non propone qualcosa di nuovo, ma si rintana timorosamente nella sicurezza di una trama piuttosto scontata e insipida che sul piano interpretativo della società in cui è collocata lascia poco al lettore.

Il primo volume di Rosso Profondo di Tim Seeley e Corin Howell maturava attorno all'idea di una fetta d’America ribollente nel suo paiolo fatto di razzismo, bigottismo e provincialità, decisa a riappropriarsi del potere che riteneva suo di diritto contro chiunque glielo avesse sottratto (immigrati, minoranze etniche, ebrei, comunità nera  e chi più ne ha più ne metta). Questa vestiva i panni dei vampiri neo nazisti capeggiati da Kamilla e Victor, contro cui Chip si è battuto per difendere lo stato di diritto. In Rosso Profondo – Degrado Urbano non si percepisce invece un sentimento critico che conferisca spessore e “pepe”, non si sente più l'animo ribelle e politicamente scorretto, ma solo un timido accenno a qualcosa che potrebbe somigliare vagamente alla lotta tra il vecchio e il nuovo, tra ipocrite tradizioni e cambiamento, la vecchia guardia che non intende lasciare il proprio posto alle nuove generazioni.

Dare ai fan di Trump e agli estremisti alt-right la forma di vampiri malvagi era stato piuttosto geniale, Rosso Profondo – Degrado Urbano non riesce a raggiungere purtroppo gli stessi livelli di originalità, stabilendosi piuttosto in una comfort zone che, più che sulla riflessione critica, punta su sangue e violenza. Aspetto, questo, che nel secondo volume della serie bisogna dire, a onor del vero, non delude. Soprattutto alla luce della presenza di nuovi giocatori in campo: i mannari, che non sono semplicemente lupi come tradizione vuole, ma anche alligatori, ratti, leopardi, in grado di trasformarsi a piacimento (senza l’ausilio della luna piena, ad esempio). Sono in sostanza più come dei mutaforma, tuttavia la loro presenza tra le pagine di Rosso Profondo – Degrado Urbano è una ventata d’originalità, che nel contesto degli inevitabili scontri sanguinari contro i vampiri (pensavate davvero che vampiri e mannari non arrivassero alle mani?) è garanzia di azione pura e spettacolare.

Le illustrazioni, una garanzia in Rosso Profondo – Degrado Urbano

I toni generali, è vero, sono leggermente calati, tuttavia resta saldo il comparto grafico di Rosso Profondo, con Corin Howell ai disegni e Mark Englert ai colori. Le linee affilate di Howell non sono delicate come potrebbero sembrare, ma si rivelano taglienti, decise nel formare tavole che nella loro compostezza tecnica riescono a comunicare sempre e comunque l’idea del movimento, dello scatto felino, dei colpi possenti o, come avviene in questo volume, la sensualità di movenze erotiche. Corin Howell è ancora una volta una garanzia, che sembra esprimersi però al meglio nel racconto “spin-off” intitolato Tutte le Strade Portano Qui, presente al termine del volume Rosso Profondo – Degrado Urbano.

Qui vediamo Chip viaggiare per 200 chilometri fino all'ospizio per reduci di guerra in Louisiana dove si trova il suo amico John Landry, compagno d’armi durante la Seconda Guerra Mondiale. Landry è molto anziano e in punto di morte e Chip vuole salutarlo per l’ultima volta, ma durante l’incontro il vampiro fa anche una conoscenza inattesa: quella di suor Fabienne, la quale chiede l’aiuto di Chip. “L’antagonista” si è infatti appropriato con l’inganno dell’anima di Landry, che adesso sta vagando all'inferno: il compito di Chip e suor Fabienne sarà allora quello di calarsi nel regno del dolore eterno per liberare l’anima dell’uomo.

Questa fetta di volume trasmette dunque un maggiore carico di emozioni e inquietudine, tanto attraverso la narrazione quanto le illustrazioni che ripercorrono qui il passato di Chip e John Landry ricostruito con piglio onirico-orrorifico che mescola elementi vudù alla tradizione cristiana. Howell sembra a questo proposito particolarmente ispirata nel realizzare alcune delle creature orribili e grottesche che popolano l’inferno, riportando in auge una vecchia conoscenza in Rosso Profondo che in questa serie a fumetti rappresenta sempre un po’ la punta di diamante per ciò che riguarda la fisicità nei disegni.

Rosso Profondo - Degrado Urbano: in conclusione

Il secondo appuntamento con il sangue e i canini di Rosso Profondo – Degrado Urbano appare un po’ più deboluccio rispetto al suo predecessore, che risultava maggiormente coraggioso, critico, originale. Ciò che lascia l’amaro in bocca è anche il finale della serie, sfacciatamente aperto nonostante Degrado Urbano rappresenti il volume conclusivo di Rosso Profondo. Come a dire: abbiamo finito qui, ma Chip “forse” potrebbe avere ancora qualcosa da fare e da dire. Noi ci auguriamo che un giorno ciò possa avvenire perché, nonostante tutto, le vicende del vampiro più atipico della storia possiedono sempre un alto tasso di coinvolgimento, personaggi originali e carismatici, azione e violenza a pacchi (che in una storia di vampiri va sempre bene). Consigliamo di recuperare Rosso Profondo – Degrado Urbano, quantomeno per chiudere la serie e scoprire cosa accade a Chip dopo L’Uomo Dimenticato, a patto che si tenga presente che in questo caso il primo approccio sembra non essere stato replicato a dovere.

Voto Recensione di Rosso Profondo - Degrado Urbano



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Spinge sull'acceleratore quando si tratta di botte da orbi e squartamenti vari;

  • - Bene l'inserimento dei nuovi personaggi: i mannari di varie forme e colori;

  • - Emozionante il racconto Tutte le Strade Portano Qui, ambientato all'Inferno;

  • - Il comparto grafico è sempre una garanzia

Contro

  • - Non si percepisce l'animo ribelle e politicamente scorretto del primo volume;

  • - Sembra essere venuto meno il sentimento critico verso la società descritta;

  • - Poco innovativo a livello narrativo;

  • - Il finale è sfacciatamente aperto: avremo altre avventure di Chip?

Commento

Lo scontro fisico ma soprattutto ideologico con i neo nazisti che aveva caratterizzato Rosso Profondo – L’Uomo Dimenticato, viene abbandonato in maniera piuttosto netta e definitiva in questo secondo volume spostando l’attenzione verso altri antagonisti: i mannari e i vampiri che tramano all'interno dell’Ordine del Vespro. Sulla carta, Rosso Profondo – Degrado Urbano è propositivo, spinge sull'acceleratore quando si tratta di botte da orbi e squartamenti vari, sembra voler provare sul serio a dare un finale “da eroe” come quello che Chip merita. In realtà a livello narrativo non propone qualcosa di nuovo, ma si rintana timorosamente nella sicurezza di una trama piuttosto scontata e insipida che sul piano interpretativo della società in cui è collocata lascia poco al lettore. In Rosso Profondo – Degrado Urbano non si percepisce invece un sentimento critico che conferisca spessore e “pepe”, non si sente più l'animo ribelle e politicamente scorretto, ma solo un timido accenno a qualcosa che potrebbe somigliare vagamente alla lotta tra il vecchio e il nuovo, tra ipocrite tradizioni e cambiamento, la vecchia guardia che non intende lasciare il proprio posto alle nuove generazioni. Corin Howell è ancora una volta una garanzia, che sembra esprimersi però al meglio nel racconto “spin-off” intitolato Tutte le Strade Portano Qui, presente al termine del volume Rosso Profondo – Degrado Urbano: le sue linee affilate non sono delicate come potrebbero sembrare, ma si rivelano taglienti, decise nel formare tavole che nella loro compostezza tecnica riescono a comunicare sempre e comunque l’idea del movimento, dello scatto felino, dei colpi possenti o, come avviene in questo volume, la sensualità di movenze erotiche.

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