Scream 6, recensione: nuovo capitolo nuove regole

Con Scream 6 il terrore ritorna sul grande schermo, con una storia strettamente legata alla saga, pronta a sovvertirne tutte le regole.

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a cura di Nicholas Massa

Scream 6, in arrivo nei cinema a partire dal 9 marzo, cerca nuovamente di ampliare una serie di film slasher che al momento vuole definirsi una “saga” in tutto e per tutto. Le dinamiche presentate nel capitolo precedente, quindi, necessitano di nuove regole e dettagli specifici di scrittura, nonché di un approccio formale che punta più in alto rispetto al passato, senza però mai perdere quel tocco particolare che i fan storici non disdegnano mai. Il cuore pulsante della storia non cambia affatto quindi, anche se il setting di alcuni suoi sviluppi cerca di evolversi in una direzione sempre e comunque ancorata ad una dimensione cinematografica consapevole, ad un linguaggio che resta meta e che parla una lingua familiare sia ai suoi stessi protagonisti che ad un pubblico preparato ad approcci del genere.

Stiamo pur sempre parlando di una serie di film (se interessati a recuperare i precedenti li trovate su Amazon) che negli anni ha saputo non solamente tenere col fiato sospeso, vivendo sempre e comunque la propria dimensione narrativa con autoironia, ma anche portare avanti questa narrazione su più strade che rompono lo schermo senza romperlo, coinvolgendo nuovi personaggi strettamente connessi con le vittime, i carnefici e gli eroi che abbiamo conosciuto negli anni 90. Questo è sicuramente un pregio nella composizione finale di questo Scream 6 che ancora una volta guarda in direzione dei propri fan, cercando di costruire con loro un dialogo intimo e diretto, pur se accompagnato da sviluppi folli, cruenti, e alle volte poco credibili.

Scream 6: ci risiamo?

Anche se le atrocità di Woodsboro sembrano ormai lontane, Tara (Jenna Ortega) e Sam (Melissa Barrera), stanno ancora cercando di superare il trauma seguendo due strade diverse. Ora che vivono a New York le loro vite sono diversissime da prima, anche se il ricordo di quello che gli è accaduto continua a perseguitarle. La strage del film precedente, ordita da Richie ed Amber, ha ispirato una serie di dubbi sul web, diventando in breve tempo popolarissima e spingendo moltissime persone a diffidare della verità riferita dalle due sorelle, fino a sviluppare una teoria secondo cui la vera assassina sarebbe in realtà Sam e non Richie, sua vittima. Scream 6, quindi, comincia a narrare i nuovi eventi partendo proprio dal modo in cui i precedenti sono stati metabolizzati, o meno, da tutti quanti, restituendoci dei protagonisti cresciuti che al momento si stanno affacciando alla tipica vita da college americano. L’apparente calma, però, durerà poco, anche perché una serie di efferati omicidi tornerà a tormentare le loro esistenze, accompagnate dalla voce di un nuovo killer che pare conoscerle davvero molto bene.

Passato e presente

Come nei film precedenti, anche Scream 6 continua a fondere elementi del presente, con frammenti del passato della saga. Così nel cast attuale ritroviamo i cosiddetti “personaggi storici”, come la Gale Wheaters di Courtney Cox, o la Kirby Reed di Hayden Panettiere, qui presenti con un ruolo specifico che si connette sia con la situazione che con “le regole” del nuovo episodio. Come in tutti gli altri capitoli, anche qui la storia precedente diventa centrale nel comprendere quanto avviene su schermo, proponendo un approccio storico che si omaggia continuamente da solo, cercando di contestualizzare alcuni tratti degli attuali personaggi in gioco. Questo è uno degli elementi narrativi che la serie conserva da sempre, riproponendolo ed ampliandolo, di volta in volta, in relazione agli intenti dei killer o dei protagonisti.

In Scream 6 il passato non è solamente qualcosa che serve alla storia, ma un vero e proprio elemento tangibile in tutto e per tutto. Una dinamica del genere si fonde all’amore che le persone hanno dimostrato, negli anni, verso questi film, ritornando sotto forma di approccio meta-cinematografico connesso con l’amore nei confronti di Stab (il film nel film). Ritornando sempre a riflettere sul mezzo cinematografico e sul modo in cui viene vissuto, o meno, dalle persone, il nuovo capitolo firmato da Tyler Gillett e Matt Bettinelli-Olpin cerca di mantenere fede a un segreto patto firmato negli anni coi fan, sovvertendo però le regole cui sono stati abituati fino ad ora.

Una saga porta con sé nuove regole

Come tutti sanno, i vari Scream hanno da sempre alcune regole centrali che gli stessi protagonisti sono portati a individuare e definire nel corso del tempo. Nella storia c’è sempre qualche esperto di cinema e di film horror che tenta di razionalizzare la situazione attraverso al propria esperienza e passione, delineando una serie di “norme del genere” che molto probabilmente dovrebbero aiutare con la situazione e far sopravvivere più protagonisti possibili. Negli anni queste si sono evolute, presentando sempre nuove dinamiche così da coinvolgere ulteriormente gli spettatori nell’azione in atto. Anche Scream 6 si presenta come un giallo meta-splatter in cui un mistero di fondo alimenta tutti gli eventi, accompagnato da una serie di omicidi efferatissimi e senza nessun filtro. Non è tanto importate vedere le uccisioni quanto scoprirne le reali ragioni, accompagnate dall’identità del nuovo carnefice.

Essendo arrivati al sesto lungometraggio, e anche i protagonisti sembrano consapevoli di questa cosa, subentrano le cosiddette “regole della saga”. Se la storia precedente aveva assunto le dinamiche del requel (un sequel che allo stesso tempo opera come reboot) in questo caso tutto quello che sapevamo si trasformerà nuovamente in un gioco con la morte che sa come tenere impegnati spettatori e personaggi fino alla fine.

Uno dei grandi meriti di questo Scream 6, pur nella sua semplicità generale in termini di sviluppo narrativo, è proprio questo, il dono di saper catturare l’attenzione di chi sta guardando fino ai titoli di coda, cercando di risultare continuamente imprevedibile e diretto, con un linguaggio che sa come uscire dallo schermo e parlare con il suo pubblico, specialmente dal punto di vista formale.