Si può fare! - Una recensione "mostruosa"

Si può fare! è il titolo della storia scritta e disegnata da Isabella Di Leo per Becco Giallo e racconta la nascita di un "sodalizio mostruoso", come recita la copertina, ovvero quello tra Mel Brooks e Gene Wilder, che hanno creato uno dei pilastri della comicità mondiale: Frankenstein Junior.

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a cura di Lorenzo Ferrero

Si può fare! è il titolo della storia scritta e disegnata da Isabella Di Leo per BeccoGiallo Editore e racconta, se non si fosse capito, la nascita di un "sodalizio mostruoso", come recita la copertina, ovvero quello tra Mel Brooks e Gene Wilder, due uomini di spettacolo molto diversi, ma che hanno saputo volersi bene, arrivando a creare uno dei pilastri della comicità mondiale: Frankenstein Junior.

Le prefazioni sono sempre importanti

Molte persone tendono sempre più spesso a saltare a piè pari le prefazioni di libri e fumetti, presi forse dalla smania di arrivare al succo, di leggere la storia immediatamente, senza dare spazio a questo importantissimo elemento. L'introduzione alla storia, infatti, ci aiuta a capire il motivo di determinate scelte narrative e racconta come nasce la trama, scoprendo retroscena interessanti e divertenti.

Leggere "Come lo feci" dell'autrice Isabella Di Leo, è un valore aggiunto all'opera, perchè da questa traspare la passione e il legame che la legano ai due personaggi, di come Mel Brooks e Gene Wilder abbiano letteralmente cambiato la vita e il punto di vista dell'autrice stessa.

Inoltre, si può notare l'incredibile mole di materiali originali e ricerche che sono state fatte per la realizzazione della storia, oltre a essere una "guida alla lettura" per comprendere meglio determinate parole (specialmente i titoli delle opere).

Distanti ma vicini

Gene Wilder e Mel Brooks hanno due personalità agli antipodi: il primo buono, gentile e riservato, il secondo esuberante, schietto e fuori di testa. Eppure sono riusciti a costruire un rapporto di amicizia che è andato avanti per anni, realizzando diverse opere cinematografiche, tra cui una in particoalre è riuscita a entrare nell'immaginario collettivo, diventando una vera e propria pietra miliare della comicità.

Questo rapporto è raccontato in maniera sublime dall'autrice, che riesce a farci empatizzare coi due, fino a permetterci di immedesimarci in loro e vivere questa strardinaria amicizia, come se li conoscessimo da sempre, come se fossero nostri amici o conoscenti.

E così, tramite diversi salti temporali, riusciamo ad entrare nella testa dei due protagonisti, in quello che sembra essere un continuo "sogno ad occhi aperti" che non infastidisce minimamente, ma che anzi riesce ad aumentare il legame che noi lettori abbiamo con la storia e coi suoi protagonisti.

La scrittura scorre in maniera talmente semplice e chiara che è come se l'autrice conoscesse personalmente i due protagonisti, come se lei fosse stata effettivamente lì all'epoca dei fatti, il che rende tutto incredibilmente vero e tangibile, anche per chi i due non li ha mai nemmeno sentiti nominare.

Inoltre, ad accompagnare la lettura, prima di ogni capitolo sono indicati diversi brani da ascoltare per entrare nel mood di quello che viene raccontato e che erano realmente trasmessi in radio all'epoca: un modo, per l'autrice, di aumentare notevolmente l'immersione del lettore.

Frankenstein Junior: un cult leggendario

A fare da filo conduttore agli eventi narrati nell'opera c'è l'intera produzione di Frankenstein Junior (o meglio, Young Frankenstein, come specifica proprio l'autrice), di come sia nata e di come si sia sviluppata nel corso degli anni: da una semplice idea di Wilder, alla scelta del cast, fino alle gag improvvisate e inserite all'ultimo, Di Leo racconta in maniera efficace ed esaustiva tutti questi aspetti.

Dispiace solo, probabilmente anche per mancanza di tempo e spazio, che ci siano stati pochi approfondimenti su molti dei personaggi secondari, se non giusto qualche accenno, a partire dal coinvolgimento di Gene Hackman, fino alla caratterizzazione magari un po' più profonda delle compagne dei due protagonisti; tuttavia, è giusto notare quanto invece siano approfonditi e particolareggiati tutti gli aspetti del carattere di Brooks e Wilder, di come le loro personalità abbiamo contribuito alla realizzazione di un progetto così ambizioso per l'epoca e che nessuno voleva produrre.

Apprezzabile e degne di nota sono le vignette che riprendono fedelmente alcuni fotogrammi del film, compresi di "bianco e nero" e reinterpretazione nello stile dell'autrice, che col suo modo di disegnare "pupazzoso", riesce comunque a far trasparire emozioni senza rendere il tutto una semplice parodia, ma andando oltre e trasmettendo forti emozioni.

"Stanno ridendo, Gene..."

Si può fare! è un'opera rispettosa e di gran cuore, che ha saputo esprimere un amore viscerale per due figure che hanno dato tantissimo al mondo del cinema, oltre che alla comicità, settando alcuni degli standard della parodia cinematografica mondiale. Lo stile fresco e genuino di Di Leo, evolutosi notevolmente dalla sua prima opera Triplo Guaio e sicuramente non ancora alla sua "versione definitiva", rende giustizia allo spirito che traspare dall'opera, che nonostante sia caricaturale sotto certi aspetti, riesce comunque ad evidenziare con forza momenti toccanti e emozionanti.

Chi vi sta scrivendo difficilmente riesce a emozionarsi leggendo un'opera letteraria, vuoi perchè forse più avvezzo ai prodotti multimediali, vuoi per un po' di aridità d'animo, Si può fare! è stato in grado di scalfire questo aspetto, strappando un po' di malinconia, ma soprattutto risate, proprio come la gente che, nel cinema, rideva di Frankenstein Junior.