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Skulldigger, recensione: vigilantes in cerca di vendetta a Spiral City

Skulldigger: quando la vendetta avvelena l'anima, BAO Publishing ci riporta nella Spiral City di Jeff Lemire

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Skulldigger: quando la vendetta avvelena l'anima, BAO Publishing ci riporta nella Spiral City di Jeff Lemire

Le origin story sono un punto critico per i personaggi. Il primo passo di un nuovo character, sia un eroe o un villain, non sono un elemento puramente narrativo, condensato in una storia che deve immediatamente colpire i lettori, ma rappresenta un primo ritratto dell’anima del personaggio, ne è l’elemento scatenante. Nella Golden Age del fumetto supereroico questo aspetto veniva trattato con una certa leggerezza, utilizzandolo come evento scatenante di un’avventura più ampia che tendeva ad evolversi con una tale libertà da allontanarsi dalle premesse iniziali. L’avvento della Silver Age e la progressiva umanizzazione delle maschere ha portato a una maggior rilevanza delle origin story, che non hanno mancato di privilegiare l’aspetto umano dei personaggi, enfatizzando il dualismo dei personaggi. Nel suo viaggio alla riscoperta del mondo supereroico con Black Hammer, Jeff Lemire ha mostrato di avere fatto propria questa progressiva umanizzazione dei supertizi, dandone nuovamente dimostrazione con Skulldigger, nuovo capitolo della sua saga supereroica.

Black Hammer si è posta sin dalle prime uscite come un’intrigante e complessa rivalutazione del canone supereroico. Partendo da un parterre di eroi fortemente condizionati dall’estetica narrativa della Silver Age, Lemire ha sviluppato un contesto supereroico in cui la sua visione di queste figure non si è limitata a un semplice omaggio alla verve narrativa delle diverse età del fumetto supereroico, ma si è spinta a mostrare una maggiore sinergia tra questi eventi e l’impatto che avevano sull’emotività dei personaggi stessi e del mondo che li circonda. Non una banale riscrittura, dunque, ma un’analisi ragionata ed emozionale del ruolo del superessere, andando a raccontare anche la vita dei villain (Sherlock Frankenstein e la Legione del Male), offrendo ai lettori un diverso punto di vista di un genere narrativo che si avvicina al suo primo secolo di esistenza.

Skulldigger: quando la vendetta avvelena l'anima

Per Skulldigger, Lemire ha scelto di avvicinarsi a un altro complesso periodo del mondo dei comics supereroici. Dopo aver mostrato l’invincibilità tipica dei primordi e l’umanizzazione della Silver Age, con Skulldigger il mondo di Black Hammer approda ai violenti e oscuri anni della Bronze Age. Non più figure assolutamente eroiche, i buoni smettono di esser assolutamente buoni e accolgono nelle loro fila antieroi come Hellboy e Spawn, che tra fine anni ’80 e inizio anni ’90 rappresentano il nuovo racconto fumettistico lontano dalla sicurezza delle storiche realtà editoriali. Sono gli anni in cui la violenza, non solo grafica ma anche gergale e narrativa, invade prepotentemente il settore, assumendo spesso i toni della critica alla decadenza sociale o alla visione stereotipata dell’eroe, un momento epocale che porta all’uscita di opere divenute cult come Il Ritorno del Cavaliere Oscuro o Watchmen. Da questa radice emotiva scaturisce Skulldigger, grazie alla lucidità di Lemire nel ritrarre un momento complesso della storia del fumetto adattandolo rispettosamente al suo universo supereroico.

Sono passati anni da quando Black Hammer e i suoi sodali difendevano Spiral City. Nel corso del tempo altri tizi in maschera hanno difeso la città, e ora, sul finire degli anni ’90, sembra che quanto fatto da questi eroi sia stato inutile. Spiral City è una città violenta e corrotta, dove la violenza è all’ordine del giorno, tanto che persino la polizia sembra volta chiudere un occhio quando il nuovo vigilante Skulldigger abbatte la propria ira sui criminali. Solo la detective Reyes sembra volersi opporre a questa situazione, dando la caccia al vigilante per impedirgli di rendere ancora più pericolosa la città.

Ma come fare quando i tuoi stessi colleghi non intendono sostenerti, nemmeno quando Skulldigger rapisce una giovane vittima di un violento assassinio che non è riuscito a sventare per trasformarlo nel suo nuovo aiutante, Skeleton Boy?

Nell’approcciarsi a Skulldigger, Lemire aveva ben chiaro la complessità della costruzione emotiva dei personaggi cui stava dando vita. La violenza come elemento scatenante ricorda nella sua idealizzazione momenti divenuti fondanti nel mito di amati eroi dei comics, dal Cavaliere Oscuro al meno nobile Punisher, ma anziché limitarsi a una puerile strumentalizzazione di un’aggressività meramente grafica, diviene motore di una storia in cui si analizzano con particolare attenzione le conseguenze di un’accettazione sin troppo immediata della spirale impazzita in cui attirano violenza e vendetta.

Con un’oculata di punti di vista, Lemire ricostruisce la storia di Skulldigger, dando vita a un personaggio che si fa portatore di tensioni emotive intense e umane, che, pur essendo state utilizzate in diverse occasioni all’interno del mondo dei comics, all’interno dell’universo creato da Lemire assumono nuova forma, abbandonando il finale spesso oscuro vissuto per celebri personaggi e offrendo a un giovane protagonista una via diversa.

Eroi o villain, un confine pericolosamente sottile

Skulldigger fonda la propria essenza su questa progressiva evoluzione del duo di vigilantes, cercando nella loro umanità violata e plagiata una lente tramite cui analizzare le profondità dell’anima, scardinando in alcuni momenti quelle che sembrano verità assolute e tacitamente accettate del mito dei supereroi, preferendo cercare nuovi orizzonti in cui a dominare sono speranza e la volontà di andare oltre quello che sembra un destino già scritto, come ricordato in uno dei dialoghi più emozionanti del volume

 - Mi dispiace. Non posso cambiare ciò che sono

-  Sì, invece. Potrai sempre farlo

Lemire nuovamente mostra come Black Hammer sia un contesto supereroico atipico, capace di illudere il lettore di essere all’interno di una grammatica narrativa familiare, salvo poi sorprenderlo improvvisamente con una diversa prospettiva. Una volontà autoriale che ha spinto Lemire ad abbandonare il suo primo istinto, ossia mettersi all’opera anche come disegnatore come fatto per Sweet Tooth, affidando invece le tavole di Skulldigger a Tonci Zonjic.

Scelta vincente, considerato come Zonjic, pur restando fedele al concept della saga realizzato da Rubìn, interpreta visivamente la violenza di questa storia non solo rifacendosi all’arte di grandi maestri del genere, omaggiandoli con evidenti richiami stilistici e di impostazione delle tavole, ma mostrando di avere fatto propria la sceneggiatura di Lemire, evolvendo quelle che erano le prime intuizioni grafiche  dell’autore dando loro maggior consistenza, compiendo una rifinitura dei personaggi che ha condotto a un risultato finale appassionante. La scelta di inserire rare ma efficaci pagine doppie ha consentito a Zonjic di mostrare la vitalità ferina di Skulldigger e del suo piccolo aiutante, specchio di una personalità disperatamente violenta che rappresenta l’essenza della trama di Lemire.

Come per gli altri capitoli di Black Hammer, anche Skulldigger viene pubblicato in Italia da BAO Publishing, con un volume cartonato dalle consuete dimensioni, in cui trova spazio un ricco dietro le quinte che mostra la genesi di questo capitolo della saga di Lemire, in cui sono facilmente riscontrabile tanto le ispirazioni visive quanto l’evolversi delle idee dell’autore.

Voto Recensione di Skulldigger



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Inserito con attenzione nel mondo di Black Hammer

  • - Valorizzazione del lato oscuro dell'eroe

  • - Dialoghi efficaci

  • - Presenza di extra sulla genesi dell'opera

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

Con un’oculata di punti di vista, Lemire ricostruisce la storia di Skulldigger, dando vita a un personaggio che si fa portatore di tensioni emotive intense e umane, che, pur essendo state utilizzate in diverse occasioni all’interno del mondo dei comics, all’interno dell’universo creato da Lemire assumono nuova forma, abbandonando il finale spesso oscuro vissuto per celebri personaggi e offrendo a un giovane protagonista una via diversa

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