Snowpiercer Stagione 3, recensione: una stagione deludente

Snowpiercer Stagione 3 mostra evidenti difficoltà narrative: riuscirà la serie a ritornare ai livelli delle prime due stagioni?

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a cura di Manuel Enrico

Quando lo scorso gennaio su Netflix è iniziata Snowpiercer Stagione 3 non abbiamo nascosto che il primo episodio, La lepre e la tartaruga, ci aveva ispirati a proseguire la visione, nella speranza di vedere come i turbolenti della precedente stagione si sarebbero sviluppati. L’arrivo di Wilford (Sean Bean), accompagnato da Alex, figlia di Melanie, era stato un duro colpo al nuovo ordine sociale imposto da Layton e dai Fondai a bordo dello Snowpiercer, una fragile convivenza che era subito stata messa a dura prova da questa apparizione inattesa. I delicati equilibri fondati sulla menzogna di Melanie (Jennifer Connelly), che si palesava come la voce di Wilford a bordo dello Snowpiercer, erano stati scardinati, portando a una tregue momentanea garantita in extremis dalla stessa Melanie: la Terra apparentemente di stava riscaldando, tornando a essere abitabile entro pochi anni.

La seconda stagione si concludeva con Melanie intenta a dimostrare la sua teoria, intraprendendo un viaggio alla ricerca di stagioni di rilevamento che dimostrassero la fondatezza della sua teoria. Un allontanamento dallo Snowpiercer che ha, quindi, imposto l’allontanamento di Jennifer Connelly dal teatro principale di questo dramma futuro. L’assenza di Melanie era quindi uno dei punti critici della terza stagione, una mancanza palpabile nell’economia della serie, considerato che a sua figura è stata una delle due colonne, assieme al Layton di Daveed Diggs per tutta la prima stagione, assumendo un tono ancora più forte nella seconda stagione di Snowpiercer, con l’entrata in scena di Wilford e della figlia Alex. Un’importanza che era divenuta una centralità emotiva nella seconda stagione, in cui si erano svelate le sue motivazioni e la si era spinta a confrontarsi con le conseguenze delle sue scelte.

Snowpiercer Stagione 3: l'inizio della fine?

Sin da La lepre e la tartaruga, però, era stato chiaro che Melanie non sarebbe più stata al centro delle vicende di Snowpiercer. L’attenzione era nuovamente focalizzata sulla lotta di classe, declinata in una chiave differente, non più come scontro in seno allo stesso treno, bensì come una lotta tra due micromondi, lo Snowpierce e Big Alice, il convoglio su cui viaggiava Wilford. Dopo un primo momento di apparente, forzata convivenza, le vere mire dei due leader portano allo scoppio di una vera e propria guerra, combattuta su più fronti.

Potenzialmente, un plot twist che avrebbe potuto fare passare in secondo piano l’assenza di Melanie, basandosi sul conflitto fra Layton e Wilford, due modi differenti di intendere la sopravvivenza, ognuno con propri sostenitori e la convinzione di essere l’unica speranza per i sopravvissuti. Questa dualità è divenuta il motore per dare vita a una sequenza di piccoli eventi che, nella prima parte della stagione, hanno creato i presupposti per una lotta serrata, complice l’inserimento di nuovi personaggi che avrebbero dovuto dare nuova linfa a una serie che, già nella fase finale della seconda stagione, stava iniziando a mostrare una certa mancanza di stimoli. Riuscire a mantenere viva la narrazione in uno spazio claustrofobico come quello dello Snowpiercer non è certo una sfida semplice, ma l’oculata gestione dei rapporti personali e la loro meccanica di tradimenti e scomodi compromessi per un ‘bene superiore’ aveva mantenuto vivo l’interesse dello spettatore. Una premessa che doveva, necessariamente, trovare un nuovo equilibrio in Snowpiercer Stagione 3, mostrandoci un’evoluzione di questa diatriba ferroviaria, cogliendo nuovi spunti e portando a compimento trame sospese dalla precedente stagione.

A conclusione di stagione, invece, la percezione avuta è che gli sceneggiatori si siano trovati a dover gestire una mancanza di lucidità narrativa. A farne maggiormente le spese sono stati alcuni dei volti centrali della serie, soggetti a una serie di dipartite e di patimenti che sembrano scaturire più da una necessità di creare un sobbalzo emotivo nello spettatore che non da una visione chiara dell’andamento della storia. L’inserimento di scelte discutibili e di episodi dall’evidente finalità di esser dei riempitivi per cercare di dare maggior drammaticità alla situazione, si rivela un’arma a doppio taglio che colpisce in primis la solidità dell’impianto narrativo, piagato da una serie di nonsense che lasciano allo spettatore un senso di spaesamento. Soprattutto nella fase finale, che rappresenta il punto di massima fragilità della serie, capace di vanificare quanto di buono realizzato in precedenza.

Incoerenza e situazioni paradossali

L’introduzione di un elemento quasi mistico, con un Layton che sembra abbandonare il ruolo di guida politica del nuovo ordine sociale dello Snowpiercer per indossare i panni di messia, mostra subito una certa, pericolosa fragilità, che nella seconda parte di questa stagione si intreccia a una gestione poco oculata di presunti colpi di scena, talmente irreali e forzati da ottenere il risultato opposto: indebolire la storia.

L’arco narrativo composto dagli ultimi tre episodi è la summa delle fragilità della terza stagione di Snowpiercer. Dopo avere avviato una complessa, sin troppo pretenziosa, trama legata alla messianicità di Layton, con un colpo di scena che ha il sapore amaro del deus ex machina vediamo tornare in scena Melanie, sopravvissuta in modo totalmente incredibile tramite l’animazione sospesa, ritorna sullo Snowpiercer, dando vita a un ennesimo ribaltamento al comando del treno che si fonda su presupposti fallaci e che sembra chiedere allo spettatore di accettare che a bordo dello Snowpiercer i passeggeri siano incapaci di poter ragionare lucidamente, affidandosi invece al momento e quindi manipolabili al limite del paradossale.

Il finale di Snowpiercer Stagione 3 ha il malaugurato risultato di far crollare ogni parvenza di credibilità della serie, vanificando una precedente costruzione narrativa ed emotiva sufficientemente coerente da appassionare. Netflix ha già annunciato la quarta stagione di Snowpiercer, ma visto il deludente finale della terza stagione sarà necessario che il prossimo capitolo della serie ritrovi una propria coerenza narrativa e compia un miracoloso recupero, dando un senso agli improbabili eventi di questa stagione.