Solo: storia di un insolito eroe alla fine del mondo

L'incredibile fascino di Solo, una saga post-apocalittica che rende gli animali specchio delle nostre paure

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

Riuscireste a immaginare Tom & Jerry in un futuro post-apocalittico stile Mad Max? Una vera e propria sfida al limite dell’impossibile, eppure Solo, serie a fumetti che si rifà al mondo dopo l’apocalisse, sembra aver scelto questa particolare sinergia. D’altronde, il creatore di Solo, lo spagnolo Oscar Martìn, ha una certa familiarità con i più celebri topi a fumetti, considerato che non ha solamente realizzato storie di Tom & Jerry, per cui è stato anche premiato con un Lifetime Achievement Award dalla Warner Bros, ma ha anche prestato la sua fantasia alla vita editoriale francese di Topolino, scrivendo storie per Le Journal de Mickey. Non stupisce quindi che per dare vita alla sua serie Solo abbia visto proprio nelle figure di animali antropomorfi una delle chiavi narrative più promettenti.

Una visione che, sin dalle favole dell’antichità, ha spinto diversi narratori a vedere in alcuni tratti animali uno specchio delle virtù e delle pecche dell’umanità. Anche il mondo della nona arte ha sposato questa visione, come possono testimoniare opere del calibro di Maus di Spiegelman o l’investigatore Blacksad, di cui abbiamo letto pochi giorni fa il nuovo capitolo, E poi non resta niente. Martìn si inserisce quindi all’interno di una lunga e consolidata tradizione narrativa, proponendosi non solo di dare pieno risalto ai canoni del genere ma di offrire una visione più ampia, che strizza l’occhio a una potenziale crossmedialità.

Solo: un incredibile mondo post-apocalittico

Come dimostra la bella edizione del ciclo di Solo realizzata da ReNoir Comics, Martìn non si limita a raccontare le vicende di questo avventuriero dalla travagliata esistenza, ma compie un’accurata opera di world building. Ispirazione che non si vede soltanto nella lettura della serie, ma che trova una profonda caratterizzazione nei ricchi extra di ogni volume, in cui sono presentate le peculiarità di ogni popolazione incontrata, con tanto di schede tecniche stile gioco di ruolo di razze e personaggi. Una particolarità che spinge a chiedersi come mai un universo così ricco e promettente non sia già stato addocchiato dai produttori di GdR, che avrebbero un’ambientazione avvincente già completamente definita.

Martìn, infatti, ha saputo creato un mondo post-apocalittico brutale e avvincente. La difficile convivenza tra umani e altre specie, infatti, ha dato vita a una società che premia il più forte, spingendo a rinunciare alla solidarietà e costringendo i protagonisti a una mentalità di sopravvivenza. Un modus vivendi che appare subito nelle prime pagine della saga, dove Solo, il giovane protagonista, viene spinto dal proprio padre a lasciare il conforto della casa paterna per affrontare il mondo.

È una tradizione del popolo dei ratti, che costretti a vivere nelle lande desertiche, regolano la propria esistenza sulla legge della sopravvivenza. Giunti alla maturità, i giovani sono spinti ad affrontare il mondo da soli, esperienza che tocca anche a Solo. Uno spunto narrativo vincente, che consente a Martìn di rendere le diverse specie presenti in Solo uno specchio di ansie e timori contemporanei, dove l’esagerazione violenta di questa società dai tratti familiari (Mad Max, Ken il Guerriero e altri), ispirata anche da una visione fumettistica che mostra un'affinità con Usagi Yojimbo, diviene metafora di una ingiustizia sociale radicata e palpabile.

Non stupisce che il ruolo del cattivo spetti quasi sempre all’umanità. Gli umani dimostrano quasi sempre di essere gelosamente attaccati al proprio ruolo di specie dominante, incapace di vedere le possibilità di una convivenza pacifica con le altre razze, considerate inferiori. Nel corso della saga giunta oggi al suo sesto volume, Camminare senza sollevare la polvere, questa bruttura dell’umanità è sempre più palese, si sposa a uno sfruttamento indiscriminato della altre specie all’interno delle proprie enclavi, all’insegna di un brutale divide et impera.

Martìn trova la giusta definizione emotiva di questo universo, identifica le fondamenta narrative e su di esse costruisce una struggente storia di ribellione. Spesso ci si domanda se una serie può sopravvivere al suo protagonista, e la risposta risiede sempre un dettaglio: la caratterizzazione dell’ambientazione. Martìn sembra aver fatto proprio questo aspetto, costruisce la storia affinché il lettore viva il suo universo narrativo tramite gli occhi di Solo, ma trasforma il punto di vista del suo eroe nella nostra percezione di questa terra martoriata.

Una saga familiare di ampio respiro

Tramite la vicenda umana di Solo, una storia tragica e struggente, abbiamo modo di imparare quanto sia complesso questa società, possiamo scegliere se accettarne le impietose regole o affiancare i protagonisti nella loro ricerca di un’altra strada. Senza scivolare in fastidiose anticipazioni, è sufficienti evidenziare come in Solo trovino spazio degli spin-off , come Cronache Selvagge e Sentieri Tracciati, che offrono una solida espansione della storia principale, dando vigore al ruolo degli eroi di questo universo, che si allontanano dall’aura di invincibilità, preferendo abbracciare la propria emotività. Sia Solo che Legatus, altra stupenda figura, mostrano di esser saldamente radicati al proprio cuore, non rinunciano facilmente ai propri principi, pur essendo profondamente diversi e nonostante il loro profondo legame.

Una simile ricchezza narrativa richiede anche un carattere grafico unico. Il character design di Solo sposa una concezione unica, in cui l’asprezza della storia viene ritratta con una visione a tratti cartoonesca, che esalta la brutalità dell’ambientazione tramite un particolare contrasto. Le creature animalesche sono portatrici di una violenza grafica evidente, mai banale o forzata, ma sempre commisurata al momento, in cui l’autore cala il lettore per mostrare la severa durezza di questo mondo. L’approccio cartoonesco esalta questa tensione tramite un contrasto visivo, che specie nelle prime storie mira a dare una chiara visione di questo mondo spietato, lasciando man man posto a una narrazione più emozionale, con cui definire altri argomenti cari a Martin. Una variazione che si accompagna anche cromaticamente, dove l’assolato deserto lascia posto ad ambienti verdi e rigogliosi, un tesoro ecologico da preservare e tutelato dai reietti di questa landa desolata.

Con Solo, ReNoir Comics inserisce all’interno del proprio catalogo una saga intensa, struggente eppure al contempo animata da una disperata ricerca di speranza. Una lettura impagabile, che mostra la rilevanza di un contesto narrativo curato e solido, capace di divenire palcoscenico di diversi drammi personali.