Star Trek: Generazioni, il senso di fare la differenza

Due capitani leggendari per salvare la galassia sono i protagonisti di Star Trek: Generazioni, il passaggio di testimone tra Kirk e Picard

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a cura di Manuel Enrico

Con l’uscita di Star Trek: The Next Generation, i fan della saga creata da Gene Roddenberry si trovarono nella condizione di aver bene due equipaggi, di differenti epoche, a tenere vivo il mito di Star Trek. Mentre sul piccolo schermo erano le imprese della U.S.S. Enterprise-D al cinema erano ancora Kirk e soci a rappresentare la Flotta Stellare. Una situazione che spinse la Paramount a trovare un punto di contatto che trovò la sua forma nel settimo capitolo della serie di film al cinema, che sin dal titolo prometteva di mettere in contatto i due equipaggi che avevano reso grande la saga: Star Trek: Generazioni, che arrivò nei cinema americani il 18 novembre 1994.

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Per i fan di Star Trek, vedere contemporaneamente sullo schermo i due storici capitano dell’Enterprise fu un’esperienza incredibile. Dopo avere passato anni a discutere su quale fosse il vero capitano, finalmente Kirk e Picard si sarebbero confrontati direttamente, in quello che sembrava un incontro impossibile per i fan. In precedenza si erano già visti personaggi della serie originale interagire con i loro eredi, come l’Ammiraglio Leonard McCoy (che apparve nella prima puntata di The Next Generation, Incontro a Fair Point), l’ambasciatore SareK e suo figlio, Spock (nel doppio episodio di The Next Generation Il segreto di Spock). È con Star Trek: Generazioni, però, che assistiamo a quello che può intendersi come un passaggio di consegne tra i due equipaggi, nonostante il film fosse uscito qualche mese dopo la fine di Star Trek: The Next Generation, conclusasi il 23 maggio dello stesso anno con l’episodio Ieri, oggi, domani.

Due generazioni a confronto

I primi passi per la realizzazione di Star Trek: Generazioni vennero fatti già nel 1992, mentre la produzione della serie di The Next Generation stava lavorando alla sesta stagione. Il produttore esecutivo della serie, Rick Berman, fu contattato dalla Paramount Pictures per valutare la sua collaborazione per il settimo film al cinema di Star Trek. Scopo della major era portare Picard e il suo equipaggio al cinema, ma Berman voleva invece sfruttare questa occasione per creare un vero e proprio passaggio del testimone tra i due equipaggi.

L’idea di Berman prese sempre più piede in seno alla Paramount, che gli diede carta bianca. Una libertà che Berman colse al volo, creando un think tank di sceneggiatori che lo aiutassero a dare vita a una storia che fosse appassionante, ma al contempo credibile all’interno della continuity di Star Trek.

La prima idea, come raccontò Maurice Hurley, era di mettere Picard di fronte ad una minaccia tremenda, degli esseri interdimensionali che rischiavano di cancellare la Federazione. Cercando un piano per contrastarli, Picard avrebbe ricreato sul ponte ologrammi il leggendario capitano Kirk, in cerca di consigli.  Oltre a questo concept, ne venne presentato anche uno firmato da due sceneggiatori di Star Trek: The Next Generation, Ronald D. Moore e Brannon Braga, che invece volevano far comparire in carne e ossa l’equipaggio di Kirk.

Un incontro che, inizialmente, sarebbe dovuto iniziare con uno scontro tra i due equipaggi, idea che venne presto accantonata, come raccontò Moore:

“Il miglior poster che si potesse sperare per questo film sarebbe stato quello che mostrava due Enterprise intente a scontrarsi. Provammo a fare del nostro meglio, ma non riuscimmo mai a trovare uno scenario in cui entrambi gli equipaggi sarebbero risultati eroici. Non importa quanto ci girassimo attorno, qualcuno alla fine sembrava sempre il cattivo. Quindi tornammo all’inizio, un qualcosa di più concreto, il ‘mistero che coinvolge due generazioni’ che avrebbe consentito a Whoopi Golberg, come Guinan, di essere il legame tra questi due equipaggi.”

Il principio era convincente, ma rimaneva da superare un ostacolo: i due equipaggi erano separati da diversi decenni. Una consapevolezza che costringe Braga e Moore a cercare un ‘qualcosa’ che rendesse possibile questa avventura generazionale, un evento che impattasse in modo evidente sulla continuity di Star Trek, che arrivò in modo improvviso, come svelò Moore:

“A un certo punto qualcuno disse ‘E se uccidessimo Kirk?”. Ci guardammo tutti in faccia e pensammo ‘Cavolo, sarebbe incredibile’. Da quel momento, la morte di Kirk divenne parte del tessuto della nostra storia, e con nostra grande sorpresa non ci fu mai un momento in cui questo dettaglio venne messo in discussione”

All’interno di questa dinamica, era essenziale che i personaggi della serie originale fossero tutti presenti, non solamente Kirk. Si doveva trovare un modo in cui gli eventi del passato assumessero un ruolo anche per l’equipaggio dell’Enterprise-D, e si arrivò alla decisione di inserire un prologo in cui figurasse il vecchio cast di Star Trek, arrivando all’evento scatenante, ossia la morte di Kirk. Un procedimento che nelle parole di Berman seguì un percorso netto:

“In entrambi gli script, le storie che sviluppammo coinvolgevano i membri dell’equipaggio della serie classica in modo differenti con quelli della The Next Generation. Inizialmente sviluppammo entrambe e le presentammo ambedue allo studio, che di diede numerose osservazioni, spingendoci a revisionarle, per arrivare a una prima stesura di entrambe. A un certo punto divenne chiaro che sia che la produzione puntavamo alla storia di Ron e Brannon. Ma questo non vuol dire che la proposta di Hurley non fosse buono, solo non era sufficientemente sviluppato quando fu necessario decidere quale direzione prendere”

Decisa la rotta da seguire, si doveva cercare un modo per rendere il tutto possibile, risolvendo il primo problema: coinvolgere il cast originale.

Richiamare in servizio le vecchie leggende

I primi progetti in tal senso furono fatti a metà del 1993, quando ancora si pensava di coinvolgere l’intero cast della serie originale. Man mano che si avanzava nella lavorazione della sceneggiatura, mentre venivano aggiunti nuovi dettagli che sarebbero entrati all’interno della versione finale (come le sorelle Duras), la presenza dell’equipaggio della prima Enterprise venne ridotto in modo drastico, puntando esclusivamente a tre figure chiave: Kirk, Spock e McCoy.

Scelta ragionevole, considerato come i tre personaggi erano stati il fulcro attorno cui ruotavano le dinamiche della prima serie di Star Trek e dei film al cinema.

Shatner si disse subito pronto a interpretare nuovamente il ruolo, a patto di poter partecipare alla stesura della sceneggiatura, mentre Nimoy e Kelley furono più restii. Entrambi convinti che i loro personaggi avessero avuto una dignitosa uscita di scena, non erano propensi a tornare in scena, soprattutto Kelley, la cui salute era severamente compromessa. A Nimoy, invece, era stata offerta anche la poltrona del regista, una tentazione che l’interprete di Spock non colse, vedendo come il suo apporto alla sceneggiatura veniva minimizzato. Nel suo Star Trek Memories, Shatner ricorda questo passaggio:

“Leonard, sorprendentemente, non rimase particolarmente turbato da come si erano messe le cose. Come sapete, in Star Trek III, IV e VI, Leonard era stato coinvolto sin dalle prime lavorazioni, sviluppando i suoi progetti attraverso la scrittura della storia, mentre contemporaneamente operava come regista e produttore. Comunque, in quel caso, questo non sarebbe stato il suo ruolo. Questa trama era opera di Berman, era stato scritto dai suoi sceneggiatori, ed essenzialmente a Leonard venne chiesto di dirigere il loro script come era stato scritto, e lui non era interessato”

 Oltre alla versione offerta da Shatner, lo stesso Nimoy nel 2007 diede la sua versione dei fatti:

“C’erano cinque o sei battute attribuite a Spock, ma non avevano nulla a che fare con Spock. Non erano in alcun modo in linea con Spock. Lo dissi a Berman ‘Potresti passare queste battute a qualunque altro personaggio e non farebbe alcuna differenza’. Ed è esattamente quello che ha fatto, non c’era alcun spazio per Spock nello script. Ho sempre cercato di portare il mio contributo in questi film, ma non c’era alcun apporto che potessi dare a questa pellicola. Era semplicemente un ‘mettiamo Nimoy nel mezzo’, ma io dissi che non c’era nulla che potessi fare, e dissi ‘grazie, passo’”

Non solo Nimoy, però, rifiutò di far parte di Star Trek: Generazioni. George Takei venne contattato dalla produzione per interpretare nuovamente Sulu, che avrebbe dovuto esser il timoniere durante la crociera inaugurale della Enterprise-B, ma l’attore rifiutò, perché riteneva che sarebbe stato un passo indietro per il suo personaggio, dopo che era stato promosso come capitano della U.S.S. Excelsior. Il suo rifiuto aprì la strada a un altro personaggio, Demora Sulu, presentata come la figlia di Hikaru Sulu, perché come disse Kirk in Star Trek: Generazioni:

“Non sarebbe l’Enterprise senza un Sulu al timone”

Alla fine, a rappresentare la vecchia guardia di Star Trek, oltre a Kirk, furono Montgomery Scott (James Doohan) e Pavel Cechov (Walter Koenig).

Trovare i nemici per due capitani

Come ogni storia, anche in Star Trek: Generazioni era previsto un villain all’altezza. Nelle prime stesure della trama, questo ruolo sarebbe dovuto toccare al dottor Moresh, folle scienziato il cui nome venne cambiato in Soran, considerato che la produzione voleva evitare di usare un nome che si ricollegasse a un caso controverso come quello legato all’assedio di Waco, che vide in David Koresh una figura profondamente negativa.

A interpretare la parte venne chiamato l’attore britannico Malcom McDowell. Apparentemente, McDowell fu subito entusiasta di questa proposta:

“Quando Rick mi chiese di esser parte di questo film ero entusiasta! Dissi ‘Lo adoro. Voglio esser l’uomo che uccide Kirk’. E quando lessi la sceneggiatura pensai che Soran fosse un personaggio interessante e meraviglioso, e ovviamente a lui sarebbe spettato l’onore di premere il grilletto contro il buon capitano Kirk”

In seguito, alcuni fan oltremodo fanatici fecero pervenire all’indirizzo di McDowell minacce di morte. Forse furono queste lettere minatori a far cambiare idea all’attore in merito al suo ruolo, visto che suo nipote, Alexander Siddig, interprete del Dottor Bashir in Star Trek: Deep Space Nine,  confessò che lo zio non ebbe mai troppo amore per il suo personaggio.

Oltre a Soran, furono centrali anche due vecchie conoscenze di Star Trek: Lursa e B’Etor Duras. Appartenenti al casato Kligon dei Duras, uno dei più presenti in Star Trek in ruoli poco positivi, le due donne si scontrarono con Picard e Worf ai tempi della Guerra Civile Kligon, vista negli episodi che hanno composto l’arco narrativo La via di Klingon. In Star Trek: Generazioni, le due klingon sono alleate di Soran, riuscendo a ottenere una vendetta postuma sui loro nemici: la distruzione dell’Enterprise.

Rifare il look all'Enterprise

Pur essendo passato poco tempo dalla fine di Star Trek: The Next Generation, si decise di apportare alcune modifiche ad aspetti familiari della saga. In primis, venne stabilito di modificare il ponte dell’Enterprise in modo minimo, ma evidente, seguendo le idee di Herman Zimmerman, production designer, che aveva una visione precisa, secondo il suo collega John Eaves:

“Herman voleva dare un’aria più funzionale al ponte. PEr farlo, alzammo lievemente la poltrona del capitano, simbolicamente elevandola di poco rispetto a quella degli altri due ufficiali. Sempre per la funzionalità, dividemmo le due rampe ai lati del centro di comando. Avevamo ancora una rampa per la discesa, ma aggiungemmo due postazioni elevate, una per ogni lato, dove potessero operare degli ufficiali. A un certo punto, inserimmo anche delle nuove postazioni dietro la poltrona del capitano, dove operava Worf. Era una buona idea di design, ma al contempo era anche una modifica troppo radicale, e la abbandonammo”

Per gli interni dell’Enterprise, vennero utilizzate le scenografie di una nuova serie di Star Trek pronta a esordire, Star Trek: Voyager. Altro dettaglio che venne modificato per Star Trek: Generazioni furono le divise.

John Eaves, come primo incarico dalla produzione, ricevette il compito di creare di nuovi comunicatori. Dopo una prima versione che ricordava quelli della serie originale, Eaves elaborò una versione finale più oblunga rispetto a quelli visti in Star Trek: The Next Generation, divenuti poi quelli usati anche nelle serie successive come Deep Space Nine e Voyager.

Mentre si stava lavorando a Star Trek: Generazioni, il costumista Robert Blackman era all’opera anche alle nuove uniformi per le due serie in arrivo, Deep Space Nine e Voyager. Vennero quindi elaborate delle nuove divise che fossero un insieme di tutte le versioni su cui Blackman era all’opera, ma all’ultimo vennero scartate per paura di introdurre troppe novità, decidendo di usare un mix di uniformi prese da Star Trek: The Next Generation e dei primi episodi di Star Trek: Deep Space Nine.

Una condizione che costrinse la produzione a dover lavorare con quanto al momento disponibile, cosa che costrinse Jonathan Frakes ad indossare l’uniforme di Avery Brooks (il capitano Sisko di Deep Space Nine), mentre LeVar Burton utilizzò quella di Colm Meany (il capo O’Brien), un recupero in extremis possibile solo perché le riprese della priam stagione di Deep Space Nine erano terminate.

La morte di Kirk

Seguendo l’idea originale dello script, venne deciso che in Star Trek: Generazioni Kirk venisse ucciso da un colpo di phaser sparato da Soran, ma quando la produzione vide il girato commentò che, pur trattandosi di un buon film, aveva un grosso difetto: il finale. L’idea di far morire in questo modo il leggendario capitano non era accettabile e fu quindi necessario in brevissimo tempo un finale più gradito.

Scelta che costrinse a tornare rapidamente sul set nella Valle del Fuoco, dove era stato ricreato il set dello scontro finale tra Soran, Kirk e Picard. Nel frattempo, Patrick Stewart aveva già iniziato un nuovo lavoro, motivo per cui si era fatto crescere i capelli, costringendolo a fargli indossare un’apposita guaina che ne riproducesse la tipica calvizia. Con l’occasione vennero girate nuovamente anche altre scene, come quelle della famiglia di Picard, in una vera e propria maratona che Ronald D. Moore:

“Brannon, Rick e io mettemmo tutto noi stessi e lottammo per arrivare a una versione accettabile della morte di Kirk da poter girare, oltre a dare una nuova visione della scena natalizia di Picard che la rendesse più coerente e ben inserita nella narrazione. Fu una vera sfida, per via del tempo, dei fondi e per le condizioni del set”

È in questa fase che viene introdotta la scena con la morte eroica di Kirk, con il toccante saluto finale tra Kirk e Picard.

Star Trek: Generazioni, il passaggio del testimone

Star Trek: Generazioni è stato il crocevia per il passaggio di consegne da una generazione all’altra. Giunti alla fine del loro viaggio, dopo sette stagioni, Picard e compagni erano pronti a ereditare anche il ruolo di eroi cinematografici, direttamente dalle mani di coloro che avevano reso Star Trek il fenomeno cult che oggi conosciamo.

L’impatto di questa pellicola fu evidente sulla comunità trekkie, che vide nella morte di Kirk un toccante ma necessario passaggio del testimone a un nuovo equipaggio. Non importa che in un ciclo successivo di libri Shatner abbia teorizzato il ritorno di Kirk, il fulcro emotivo di questo film è nella morte del leggendario James T. Kirk, che ancora una volta sacrifica la propria felicità, per salvare la galassia, per fare ciò che è giusto.

D’altronde, sedere sulla poltrona del capitano ha un suo peso, come domanda Scott a Kirk:

“Capitano è così scomoda quella poltrona?”

In Star Trek: Generazioni si mostra come quella responasabilità non finisce quando si lascia il posto a qualcun altro, è una missione per la vita, che viene racchiusa alla perfezione nell’ultima domanda che Kirk fa a Picard:

“Abbiamo fatto la differenza?”

È il ruolo dei capitani, il fio che si paga per sedere sulla poltrona centrale della plancia. In Star Trek: Generazioni forse per la prima volta viene sancito come il comando comporti responsabilità, come alla fine la differenza non sono le astronavi ma il cuore degli uomini che la comandano e di coloro che li seguono.

D’altronde, come dice Picard a Riker nei resti dell’Enterprise-D:

“Non so perché ma dubito che questa sarà l’ultima nave a portare il nome Enterprise”

Dichiarazione profetica, visto che in breve verrà realizzata la nuova U.S.S. Enterprise-E, ma soprattutto sarà lo stesso equipaggio a mantenere viva la tradizione di Star Trek.

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