Steve Jobs, le nostre impressioni dall'anteprima italiana del film

Abbiamo avuto l'occasione di partecipare all'anteprima italiana per la stampa dell'ultimo film del premio Oscar Danny Boyle, intitolato semplicemente Steve Jobs, e di scambiare poi alcune opinioni col regista sul suo film, un'interessante allegoria sul potere del marketing.

Avatar di Alessandro Crea

a cura di Alessandro Crea

Si è tenuta a Roma l'anteprima italiana per la stampa di Steve Jobs, l'ultimo film del regista premio Oscar Danny Boyle, autore di film come Train Spotting, Sunshine, 28 Giorni Dopo e The Millionaire. Dopo la visione del film abbiamo inoltre partecipato a una breve tavola rotonda con lo stesso regista, da cui sono scaturite alcune interessanti riflessioni.

Il film arriverà nei cinema italiani soltanto il prossimo 21 gennaio 2016, quindi non ve ne racconteremo la trama nello specifico, per non rovinarvi il gusto della prima visione, e ci soffermeremo invece su alcune riflessioni.

steve jobs movie 2015 holding

Il film è ben recitato, con Michael Fassbender che giganteggia senza mai essere sopra le righe, accompagnato da un cast eccellente e la regia riesce a donare dinamismo a un film che, nonostante sia basato interamente su dialoghi tra poche persone in alcuni interni, scorre fluido, sempre sostenuto da una forte tensione emotiva, risultando coinvolgente ed appassionante.

Tuttavia, onde evitare delusioni, diciamo subito agli appassionati che Steve Jobs non è un biopic classico, non racconta cioè per filo e per segno la vita dell'uomo Jobs ma, pur basandosi sulla biografia autorizzata, ne riprende soltanto tre episodi chiave per poi utilizzarli nella costruzione di un'allegoria molto più ampia e profonda della semplice cronaca agiografica.

Tra l'altro non si tratta nemmeno di tre momenti importanti per il mercato (non c'è per dire il primo iPod, il primo iPhone o il primo iPad), ma di tre passaggi simbolicamente rilevanti nella vita di Jobs.

Al centro del film è dunque piuttosto il ritratto di quest'ultimo, un uomo spesso molto sgradevole nei rapporti con colleghi, dipendenti e anche affetti del suo privato, ma al tempo stesso dominato da un sogno enorme, quello di incidere nella storia dell'umanità, portando alle masse la rivoluzione tecnologica, sogno a cui è pronto a sacrificare qualsiasi altra cosa, per non essere rallentato e distratto dal quotidiano.

Danny Boyle

Per Boyle, Jobs, come tutti i grandi artisti, era dotato di una capacità di "manipolare" gli altri, costringendoli a guardare la realtà con i propri occhi (e rischiando però anche di non comprenderne molti aspetti, accecato dalla propria visione interiore delle cose), capacità che l'ha portato all'essere comunque amato anche da quelli che umiliava e bistrattava in continuazione, ma soprattutto a diventare un genio del marketing.

Per il regista infatti Jobs è il prototipo del CEO contemporaneo, una figura con cui tutti gli altri devono misurarsi in ragione proprio della sua capacità di comprendere e spesso anche anticipare e addirittura creare i bisogni dei consumatori, e di portare nelle presentazioni una capacità teatrale ed istrionica in grado di trasformare un semplice lancio in un evento e ogni prodotto in un "santo Graal" dell'innovazione tecnologica, anche al di là delle sue reali caratteristiche.

Insomma, Steve Jobs è un film assolutamente da vedere, per tutti i fan della Apple che andranno però con la mente abbastanza aperta da comprendere il discorso del regista che supera il personaggio reale allargando la storia a una riflessione più ampia sulla contemporaneità e in generale per tutti gli appassionati di hi-tech.

 
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