Strange Adventures, recensione: the politics of ecstasy

Strange Adventures di Tom King, Mitch Gerads e Shane Evaner affronta il tema della guerra e della sua demistificazione attraverso i media.

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a cura di Domenico Bottalico

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Strange Adventures è il titolo dell'ultima collaborazione fra Tom King e Mitch Gerads, acclamato team creativo che ha realizzato fra gli altri Sheriff of Babylon e Mister Miracle, a cui si aggiunge il disegnatore Evan Shaner. Pubblicata in due volumi cartonati da Panini DC Italia, la serie di 12 albi ha per protagonista Adam Strange, eroe che incarna lo zeitgeist fantascientifico della Silver Age, ma soprattutto rimette prepotentemente al centro dell'attenzione il tema della guerra e della sua demistificazione attraverso il racconto dei media ma non solo, argomento a cui proprio King ha dedicato numerose opere filtrandolo attraverso il suo inedito punto di vista. L'autore ha lavorato infatti come analista per la CIA.

Strange Adventures: il prezzo della guerra

Adam Strange è l'eroe dei due mondi. Brillante archeologo sulla Terra, riluttante campione del pianeta Rann. Il misterioso Raggio Zeta lo ha infatti teletrasportato sul pianeta dove, armato di jet pack e delle avanzatissima tecnologia a disposizione dei suoi abitanti, ha compiuto mirabolanti imprese trovando anche l'amore in Alanna con cui è convolato a nozze diventando successivamente padre. L'impresa più dura affrontata da Adam e Alanna è stata senza ombra di dubbio la guerra planetaria combattuta contro i Pykkt, misteriosi e inarrestabili conquistatori che, hanno portato Adam dapprima a riunire tutte le razze che abitano Rann e poi all'estremo sacrificio. Dopo aver fatto prigioniero e torturato lo stesso Adam infatti i Pykkt ne hanno ucciso la figlia.

Questo tuttavia non ha impedito ad Adam Strange ti portare a compimento la sua missione e liberare Rann ma la vittoria ha richiesto un prezzo altissimo. Adam e Alanna decidono quindi di ritornare sulla Terra e raccontare in un libro, subito best seller, la loro odissea. Quando però un esagitato lettore, che durante un firma copie aveva accusato Adam di aver mentito sulla guerra e sui Pykkt, viene ritrovato morto, l'eroe e sua moglie vengono messi al centro di una indagine promossa da Batman e dalla Justice League condotta da Mister Terrific, investigatore imparziale e difficilmente influenzabile.

Inizia così un racconto che si muove fra presente e sequenze in analessi. Da un lato la minaccia dei Pykkt che a sorpresa punta diritto sulla Terra e gli Strange innalzati ad ultimo baluardo forti della loro impeccabile immagine pubblicata. Dall'altro la ricostruzione della guerra combattuta su Rann in cui non solo il ruolo di Adam Strange si allontana progressivamente dal campione senza macchia descritto nel suo libro ma mostra anche una sporcizia e una fallacia di fondo che porterà ad una improbabile rivelazione e ad un tragico finale.

Strange Adventures: the politics of ecstasy

La produzione di Tom King può dividersi idealmente in un due grandi gruppi di storie. Quelle ermeneutiche di cui fanno parte la sua run su Batman e Mister Miracle per esempio e quelle epistemologiche di cui fa parte Omega Men e sicuramente questa Strange Adventures. Vi sono chiaramente più livelli di lettura della serie che si intersecano partendo dal più classico dei whoddunit? (stilema narrativo efficacissimo quando viene utilizzato da Tom King) passando per digressioni introspettive legate ai rapporti interpersonali e alla famiglia per poi convergere sul già citato in apertura tema della guerra filtrato mai come in questo caso dalla prospettiva dei mezzi di comunicazione e dai social network, riprendendo idealmente ancora una volta certi aspetti del decostruzionismo supereroistico della seconda metà degli anni '80, vedasi Watchmen o Il Ritorno del Cavaliere Oscuro.

Quello di King è un lavoro certosino perché da un lato costruisce una storia classica in più di frangente utilizzando un eroe icona che, partendo dalle basi pulp, rappresenta la continuità in seno al rinnovamento del genere supereroistico, salvo poi decostruirla impietosamente. La tensione narrativa tuttavia non è data dalla mera risoluzione del mistero, seppur la sua costruzione e il twist sono sicuramente ben giocati e meno scontati di quello che a qualche capitolo dalla fine viene fatto intendere, quanto invece dalla continua e disturbante sensazione che gli avvenimenti, tanto nel presente quanto nel passato, non siano mai troppo "trasparenti". 

Se la guerra in Omega Men era una risposta al mondo ancora segnato dall'11 settembre seppur fortemente calato in un fumetto di genere e in Mister Miracle i temi introspettivi (e forse autobiografici) prendevano inesorabilmente il sopravvento fagocitando il plot, Strange Adventures si configura come l'ideale prosecuzione di Sheriff of Babylon non solo perché mantiene più equilibrate le varie componenti della narrazione (con un finale che mostra anche il carattere auto-contenuto della serie assumendo più la forma di graphic novel che non di prodotto seriale a sé stante da calare all'interno di una continuity) ma anche perché ne riprende certi spunti legati alla guerra e al suo racconto.

Tutto in Strange Adventures è demistificato. Dal racconto delle imprese di Adam Strange su Rann, ai Pikkt, tanto selvaggi da non avere un linguaggio intelligibile con cui intavolare trattative diplomatiche, passando per l'immagine pubblica di Adam e Alanna ovvero la coppia perfetta, troppo perfetta. Tom King non vuole quindi raccontare la realtà dei fatti ma come il racconto in sé per sé influenzi la realtà (non è un caso che il raccordo fra i vari capitoli sia affidato a citazioni di vari autori di fumetti). L'autore vuole mostrare cioè quanto sia facilmente influenzabile l'opinione pubblica ma anche e soprattutto sé stessi quando vengono tirati in ballo concetti come "bene superiore", "pace", "felicità", "famiglia", "amore".

In questo senso, depurata degli aspetti fantascientifici e dalla cornice supereroistica, Strange Adventures è una lucidissima di disamina della post-modernità in cui il pensiero critico e la relativizzazione dei valori vengono cannibalizzati da una narrazione/racconto della realtà stessa tanto artefatta quanto superficiale allorché diffusa tramite canali "poveri" e piegata per incontrare determinati standard socio-politici di mero opportunismo.

La dicotomia fra gli avvenimenti ambientati su Rann e quelli sulla Terra trova riscontro nel lavoro dei disegnatori Mitch Gerads Evan Shaner. Il primo, con il suo stile realistico ma versatile e la caratteristica colorazione all'acquerello, si occupa di illustrare gli avvenimenti della Terra; il secondo, con tratto classico e mellifluo debitore al grande Alex Toth, invece illustra la guerra su Rann.

Non vi è solo un mero contrasto di stile e tecnica ma di intenti. Da un lato infatti il realismo di Gerads coglie perfettamente gli aspetti thriller e politici del plot riuscendo ad amalgamare all'interno della costruzione della tavola il ruolo dei media nella narrazione facendola diventare parte integrante della consequenzialità e rendendo a pieno il carattere mimetico fra realtà e racconto costruito ad hoc dai protagonisti. Dall'altro, Shaner con il suo tratto pulito è perfetto per idealizzare fra suggestioni pulp e retro sci-fi la guerra combattuta su Rann.

I due disegnatori lavorano quindi in parallelo, hanno idealmente a disposizione lo stesso spazio, ma non cercano di uniformare il loro lavoro in una organizzazione degli spazi identica ma al contrario complementare. Trovando in riquadri lunghi e orizzontali l'elemento comune e di continuità, i due si scambiano idealmente punti di vista e peculiari soluzioni a livello di inquadrature (in un paio di passaggi i due sembrano illustrare sequenze simili in contesti diversi) dando uno sguardo intimo alla vicenda ma sempre con un taglio estremamente dinamico trovando così una inedita chiave di lettura grafica al decostruzionismo che troppo spesso si è affidata alla abusata gabbia a 9 riquadri.

I volumi

Come detto in apertura, Panini DC Italia realizza due solidissimi volumi cartonati dall'ottima cura carto-tecnica. La rilegatura è solida, la rifilatura delle pagine permette una lettura agevole e la carta scelta, patinata e lucida, esalta l'eccellente comparto grafico. Si tratta però di una edizione essenziale dal punto di vista dei contenuti extra: oltre alla solita galleria con copertine variant e originali infatti non c'è nulla se non un piccolo contributo redazionale dell'editor italiano ad aprire ogni volume. Dal punto di vista della cura editoriale da segnalare un paio di passaggi meno scorrevoli in fase di traduzione e adattamento. L'esempio più lampante è un "sopra di noi abbiamo qualche chilometro di sporcizia" (Volume 1, capitolo 5) in originale "a few miles of dirt" dove si è cercato di dare un connotato particolare al termine "dirt" che può essere tradotto sia come sporcizia ma anche come "terra" o "detriti".