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Sweet Tooth - Il Ritorno: l'altro lato del futuro di Lemire

Sweet Tooth - Il Ritorno è un interessante esperimento narrativo firmato da Jeff Lemire, che adatta un suo concept allo spirito dei tempi

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Sweet Tooth - Il Ritorno è un interessante esperimento narrativo firmato da Jeff Lemire, che adatta un suo concept allo spirito dei tempi

Come fare a rendere longevo un personaggio dei comics? All’interno del mondo seriale, come dimostrato dai due big del comics supereroico, ci si lancia in operazione di reboot e saghe che modificano i dogmi dei personaggi, evolvendosi con i nuovi paradigmi sociali e autoriali. Più complesso all’interno di un’opera compiuta, che mancando di una continuity narrativa rimane come cristallizzata, sensazione vissuta da recentemente da Jeff Lemire, che ha visto una delle sue prime creazioni, Sweet Tooth, sotto una luce diversa, una nuova consapevolezza che ha spinto l’autore a rimettere le mani nella vita del suo Golosone e realizzare Sweet Tooth – Il Ritorno. Ideale seguito della miniserie di inizio anni 2000, questo nuovo arco narrativo pubblicato in volume da Panini Comics,  Sweet Tooth – Il Ritorno nasce dall’esigenza di Lemire di voler dare una nuova dimensione alla sua storia.

Curiosamente, questo desiderio nasce mentre Lemire è parte del team creativo che traspone il suo Sweet Tooth in una serie Netflix, che abbiamo avuto modo di vedere pochi mesi fa. Il passaggio al medium seriale ha imposto un radicale cambio di visione e percezione rispetto al comics originale di Lemire, che avendo visto come fosse possibile declinare la sua storia in altre modalità, ha deciso di dare nuova forma alla sua idea. Non lasciandosi tentare dalla tentazione di realizzare un semplice reboot, Lemire ha imbastito una blanda continuity, in cui gli elementi conosciuti in Sweet Tooth: Fuori dalla Foresta divenissero le fondamenta per Sweet Tooth – Il ritorno.

Sweet Tooth - Il Ritorno: cambiare le regole del gioco

Sono passati trecento anni dalla comparsa dell’epidemia che ha decimato l’umanità, nello stesso periodo in cui facevano la loro apparizione gli ibridi, neonati che mostravano caratteristiche animalesche. Parte di questa nuova specie era l’ingenuo Gus, che rimasto orfano veniva accompagnato dal misterioso signor Jepperd in un rifugio in cui gli ibridi potessero vivere in pace.

Braccati come animali, gli ibridi, immuni alla malattia che ha decimato l’umanità, venivano considerati la causa del morbo, rendendoli bersaglio dell’odio dei sopravvissuti e cavie particolarmente ricercate da parte degli scienziati. Sul finire di Sweet Tooth, arco narrativo stand alone, assistevamo a quella che potrebbe essere una fine dell’odissea di Gus, per quanto poco piacevole e dal sapore amaro. Epilogo che si distacca dal classico happy ending, seguendo caratteristico della narrativa di Lemire, che si è sempre contraddistinto per sapere cogliere le sfumature di grandi generi letterari, adattandoli al gusto moderno e offrendo una prospettiva differente. Sweet Tooth rielaborava degli archetipi narrativi tradizionali, dall’epidemia tipica di una certa sci-fi post-apocalittica all’omaggio all’Isola del dottor Moureau di H.G. Wells, ma era capace di inserirsi all’interno di un concept narrativo basato su una dinamica padre-figlio che in quegli anni era particolarmente in voga, come per il celebre La Strada di McCarthy.

Lavorando alla serie per Netflix, Lemire ha voluto dare alla sua idea nuova forma, ma senza tradire quanto precedentemente raccontato. Per Sweet Tooth – Il Ritorno, quindi, ha cercato un punto di contatto tra la formazione di una continuity basilare e l’evoluzione di alcuni dei capisaldi narrativi della sua opera. Una decisione che ha, inevitabilmente, risentito anche delle influenze consolidatesi nel frattempo nell’immaginario collettivo.

Dopo trecento anni dalla comparsa dell’epidemia, una delle ultime comunità umane vive all’interno di un bunker sotterraneo, dove si cerca ancora una cura per poter tornare in superficie. Guidati dal Padre, questi ultimi uomini vivono in una sorta di regime teocratico, dove serpeggia anche un malcontento dovuto alle pratiche poco chiare del Padre del suo entourage. All’insaputa di tutti, anche un ibrido vive in questa comunità: Gus. Privo della memoria e cresciuto in un ambiente isolato e strettamente sorvegliato, il giovane è afflitto da sogni che assomigliano a scampoli di una vita passata, che lo spingono infine a ribellarsi alle rigide che regolano la sua esistenza e scoprire una verità inquietante, portandolo a una decisione: cambiare il futuro.

Leggere Sweet Tooth – Il Ritorno è un’esperienza interessante, che si vive consci di come Lemire non cerchi di stravolgere il suo concept, ma lo analizzi e adatti a una nuova dimensione sociale, adeguando la storia allo spirito dei lettori. Se Fuori dalla Foresta partiva da una condizione idilliaca per il protagonista evolvendosi in una storia on the road cinica e spietata, Sweet Tooth – Il Ritorno segue il percorso inverso. Il mondo in cui ci troviamo, infatti, è caratterizzato da una società tutt’altro che ideale, in cui Gus si muove con la fermezza di chi cerca di trovare una nuova strada. La disillusione arriva con maggior rapidità rispetto a Fuori dalla Foresta, un’accelerata che consente di far emergere un carattere più deciso e intraprendente di Gus, compatibile con la sua innata sensibilità ma animato dalla voglia di dare un futuro migliore all’umanità.

Riscrivere una storia preservandone lo spirito

Una speranza sottintesa che ci accompagna per tutto il volume, alimentata dall’idealismo di Gus e dalla tenacia dei suoi compagni, che attraversano una peripezia dal sapore familiare. Non mancano, infatti, dei riferimenti narrativi precisi all’interno di Sweet Tooth – Il Ritorno, richiami a una sci-fi post-apocalittica tradizionale che si ravvede nella figura del Padre o nella modalità di narrazione della nascita della comunità sotterranea. Lemire non ha mostrato una particolare inventiva con questo secondo capitolo della sua storia futura, ma nuovamente sfoggia una verve narrativa che si muove alla perfezione sul piano emotivo, avvolgendo il lettore e catturando la sua attenzione con una dinamicità precisa e una gestione impeccabile del ritmo dell’intreccio. Contrariamente al primo capitolo di Sweet Tooth, ci troviamo di fronte a una storia che veicola speranza, un messaggio che Lemire ha voluto inserire come incoraggiamento a un mondo che sta affrontando una vera pandemia.

Come per Fuori dalla Foresta, anche in Sweet Tooh – Il Ritorno Lemire si incarica di realizzare i disegni, mostrando nuovamente un tratto grezzo, lontano dalla cura con cui ci affascinando i grandi disegnatori, ma che è comunque sufficiente a dare vita a un mondo credibile, in cui convivono ostinazione e sofferenza. Aiuta non poco la colorazione di Josè Villarubia, già sodale di Lemire per Sweet Tooth – Fuori dalla Foresta, che nuovamente coglie la giusta identità cromatica.

Il volume con cui Panini presenta Sweet Tooth – Il Ritorno, pubblicato all’interno della collana DC Black Label, mantiene gli standard a cui ci ha abituati la casa editrice. Una sicurezza in fatto di materiali, ottimi e adatti al tipo di pubblicazione, ma anche conferma di un’assenza di extra che invece avrebbero potuto esser inseriti. Bozzetti, idee di Lemire e curiosità avrebbero reso questo volume ancora più affascinante.

Voto Recensione di Sweet Tooth - Il Ritorno



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Esperimento narrativo interessante

  • - Evoluzione della continuity della saga intrigante

  • - Potenziale secondo capitolo di una trilogia

  • - Sviluppo emotivo avvincente

Contro

  • - Poca orginalità nella trama

Commento

Leggere Sweet Tooth – Il Ritorno è un’esperienza interessante, che si vive consci di come Lemire non cerchi di stravolgere il suo concept, ma lo analizzi e adatti a una nuova dimensione sociale, adeguando la storia allo spirito dei lettori.

Informazioni sul prodotto

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