Tenebre e Ossa, la recensione in anteprima

Tenebre e Ossa è una serie televisiva fantasy che dal 23 aprile prossimo arriverà su Netflix. Ecco a voi la nostra recensione in anteprima.

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a cura di Giovanni Arestia

Tenebre e Ossa (il cui titolo originale è Shadow and Bone) è una serie televisiva fantasy che dal 23 aprile prossimo vedrà la pubblicazione della prima stagione su Netflix. Lo spettacolo creato da Eric Heisserer, che lo ha prodotto in collaborazione con 21 Laps Entertainment, è basato su due saghe letterarie differenti, ma ambientate nello stesso universo narrativo. Entrambe sono state ideate dalla scrittrice Leigh Bardugo e, in particolare, riguardano la trilogia dei Grisha (da cui prende il nome la serie e che potete leggere acquistandola online) e dalla dilogia dei Sei di Corvi di più recente uscita. Noi abbiamo avuto l'opportunità di vedere in anteprima la nuova produzione di Netflix ed è giunto il momento di parlarvene in questa recensione che, ovviamente, sarà priva di spoiler.

Tenebre e Ossa: da grandi poteri derivano grandi pericoli

Il mondo dei Grisha è nato soltanto nel 2012 (in Italia è arrivato nel 2013) ed è stato un successo così grande e immediato da creare ciò che, nell'introduzione, abbiamo definito un vero e proprio universo narrativo con tanto di sequel, spin-off e crossover che prende il nome di Grishaverse. La serie Netflix è ambientata in un territorio dilaniato dalla guerra in cui l'umile soldatessa e orfana Alina Starkov, da semplice mappatrice, scopre di possedere un potere straordinario e sacro che potrebbe essere la chiave per liberare il suo paese. Lei potrebbe essere la salvatrice della sua terra dal terribile male che prende il nome di Unsea (nella serie tradotto come Faglia) che è stato realizzato da uno stregone borioso di potere, il Darkling, che possiede il dono dell'immortalità e del controllo dell'oscurità. Questa enorme barriera magica divide il territorio in due parti che hanno deciso di entrare in guerra proprio a causa del suddetto ostacolo creato da un Grisha.

La pericolosità della Faglia è ciò che vive al suo interno, ovvero mostri simili a dei draghi oscuri che attaccano qualsiasi cosa si muova dentro il loro territorio. Con la mostruosa minaccia che incombe, Alina viene richiamata dai Grisha per prendere parte a un esercito d'élite di soldati magici. Durante l'addestramento, necessario per affinare il suo potere, scopre che alleati e nemici possono essere la stessa cosa e che nulla in questo mondo sontuoso è ciò che sembra. Ci sono forze pericolose in gioco, incluso un gruppo di criminali carismatici, e per sopravvivere ci vorrà più della magia.

Differenze sostanziali che causano qualche confusione

Tenebre e Ossa di Netflix, quindi, unendo il primo volume della trilogia e il primo volume della dilogia, compie un lavoro molto coraggioso dal punto di vista della storia. Infatti le due opere, pur essendo ambientate nello stesso mondo, presentano dei personaggi differenti e soprattutto una linea temporale diversa. Dal punto prettamente stilistico, i due libri mostrano anche delle differenze abbastanza sostanziali. La prima è che Shadow and Bone è narrato in prima persona dalla protagonista, Alina Starkov, mentre Sei di Corvi è raccontata in terza persona dal punto di vista di sei personaggi diversi, più due personaggi secondari che narrano il prologo e l'epilogo. Un'altra differenza è che il primo libro è ambientato a Ravka, un mondo fantastico ispirato dalla Russia degli zar, invece il secondo nella città immaginaria di Ketterdam, ispirata ad Amsterdam.

https://youtu.be/GPngbrWc8k0

Questo miscuglio è facilmente percepibile se si conoscono bene le opere letterarie, tuttavia anche un neofita si rende conto che c'è qualcosa che non va dopo qualche minuto. La storia, infatti, segue contemporaneamente il punto di vista della protagonista Alina (Jessie Mei Li) e del suo migliore amico Malyen "Mal" Oretsev (Archie Renaux) e della banda di Kaz Brekker (Freddy Carter), un famigerato ladro conosciuto come "Manisporche", composta da Inej Ghafa (Amita Suman), un’acrobata Suli nota come “Spettro” e Jesper Fahey (Kit Young), un tiratore scelto Zemeni. Le due strade finiscono per unirsi, ma nei primi episodi la trama si muove su binari confusi tra luoghi totalmente differenti e una mole costante di informazioni e concetti che chi non ha mai letto i libri farà difficoltà a comprendere.

Una delle caratteristiche più famose delle produzioni fantasy è quella di avere personaggi, luoghi, terminologie e ogni elemento narrativo possibile inventati o, come in questo caso, che prendono spunto fittiziamente dalla realtà. Generalmente, però, i concetti più importanti vengono spiegati o resi facilmente comprensibili a coloro i quali si approcciano per la prima volta al racconto, ma purtroppo questo non accade in Tenebre e Ossaportando lo spettatore a trovarsi in un vortice di confusione che riesce a colmare solo in parte con l'episodio finale. Non è sempre facile comprendere i motivi che spingono alcuni personaggi a compiere delle scelte o a non farne delle altre perché giustificati da un forza di volontà simil-spirituale che non viene in alcun modo approfondita.

Binari narrativi inspiegabilmente predefiniti

Questo aspetto lascia indubbiamente dei buchi concettuali, che in una serie composta da 8 episodi dalla durata di più di 50 minuti non ci saremmo aspettati di trovare. Lo spettacolo, inoltre, presenta una trama contorta, ma una narrazione lineare che porta a risolvere alcuni problemi in una maniera forse un po' troppo semplicistica o rapida. Ad esempio, i personaggi negativi, e in particolare il villain principale, ovvero il Generale Kirigan (Ben Barnes), non danno mai la sensazione di mettere davvero in pericolo i protagonisti a causa di una caratterizzazione piatta e un'interpretazione accentuata dai cliché del genere.

Sembra che la storia debba prendere obbligatoriamente una strada predefinita, quindi nemmeno si impegnano a mettere i bastoni tra le ruote dei protagonisti e quando ideano qualche piano diabolico poi lo distruggono con delle decisioni illogiche e deleterie. C'è spazio anche per osservare l'inserimento di tematiche importanti come l'omosessualità e, in primis, il razzismo attraverso delle storie che fanno capolino tra un frame e l'altro. Sono proprio queste che danno verve al racconto, smorzando l'eccessivo alone di fantasia che aleggia costantemente nell'aria.

Eleganza e tecnica camminano insieme

A proposito di interpretazione, il cast di Tenebre e Ossa è composto da attori relativamente giovani a livello professionale che hanno comunque avuto delle esperienze di notevole spessore per quanto riguarda l'ambiente delle produzioni televisive. Al netto del sopracitato problema inerente alla caratterizzazione dei villain, la qualità attoriale è ottima, anche se meritano una menzione speciale la protagonista Jessie Mei Li e Freddy Carter per la loro capacità di rendere i loro personaggi fortemente credibili e realistici in ogni momento, dal più felice al più terrificante. La prima, inoltre, presenta anche una caratterizzazione più dettagliata attraverso degli interessanti e funzionali flashback sul suo passato. Questi non servono a spiegare soltanto i segreti del suo potere, ma anche il grande rapporto d'amicizia con Malyen "Mal" Oretsev.

Se la narrazione mostra qualche pecca di troppo, però, dove la serie mostra i muscoli è il comparto tecnico. Non mancano alcune sbavature negli effetti speciali e qualche effetto rallenty fuori contesto, ma nel complesso il lavoro è ottimo. Le ambientazioni sono vive, realistiche e facilmente comprensibili per permettere allo spettatore di trovare quantomeno un appiglio visivo. Da elogiare anche la cura degli abiti e dei costumi, soprattutto quella posta nei confronti dei Grisha. Quest'ultimi, infatti, si dividono in tre ordini principali, Corporalki, Etherealki e Materialki, e in altrettanti sottordini e si possono riconoscere grazie ai colori dei loro kefta (cappotti eleganti fatti di un materiale antiproiettile). Ben equilibrata e sempre coerente, infine, la colonna sonora di Joseph Trapanese famoso per le musiche di Tron: Legacy insieme ai Daft Punk e la saga di Divergent.

Conclusioni

In conclusione, quindi, Tenebre e Ossa è una serie televisiva dal fortissimo potenziale che perde qualche pezzo nella voglia di strafare. Unire opere letterarie non è mai semplice, ma diventa ancora più complesso se queste presentano differenze narrative alquanto evidenti. La mole di contenuti è così grande che alla fine chi ne piange le conseguenze è lo spettatore neofita che si approccia per la prima volta all'opera, il quale resta con più domande che risposte. Lo splendido cliffhanger conclusivo pone delle buone basi per una seconda stagione che, speriamo, possa dare qualche spiegazione in più ai numerosi quesiti attualmente irrisolti.