The Adam Project, recensione del nuovo film con Ryan Reynolds

Shawn Levy e Ryan Reynolds tornano a lavorare insieme nella nuova commedia d'azione targata Netflix: The Adam Project.

Avatar di Marco Patrizi

a cura di Marco Patrizi

Editor

A meno di un anno dall’uscita di
Free Guy - Eroe per gioco, Shawn Levy e Ryan Reynolds tornano a lavorare insieme dando finalmente forma a una sceneggiatura che T. S. Nowlin aveva preparato già nel 2012 per Paramount Pictures, e che avrebbe dovuto coinvolgere Tom Cruise come protagonista, sfortunatamente finito in un limbo di produzione. A sbloccarne lo stato è infine arrivata Netflix, che nel 2020 ha acquistato i diritti di produzione e affidato il progetto al regista canadese. Con
The Adam Project Shawn Levy riafferma la sua propensione per la commedia action che trova campo fertile grazie alla sagacia di un Reynolds perfettamente a suo agio nel ruolo di protagonista, ma anche grazie a un sorprendente giovane Walker Scobell. Viaggi temporali ed effetti speciali fanno da contorno a un’avventura esilarante, che parla più che altro dell'importanza dei rapporti familiari.

Fuori tempo massimo

Adam Reed è un giovane dodicenne piuttosto gracile ma dal carattere acuto, sfacciato e dalla battuta sempre pronta. Per il suo modo di fare si trova spesso nei guai a scuola e da circa un anno anche il rapporto con la madre Ellie (Jennifer Garner) si è tinto di insofferenza e isolamento, una reazione avversa alla perdita del padre Louis Reed (Mark Ruffalo), morto in un incidente.

La vita del ragazzino è destinata a cambiare radicalmente quando una sera trova nel garage di casa un uomo ferito, che si rivelerà essere un sé stesso proveniente dal futuro, tornato indietro nel tempo nel tentativo di cambiare il corso degli eventi. L’Adam adulto viene infatti dal 2050, un’epoca infausta in cui il viaggio nel tempo è controllato dalla corporazione di Maya Sorin (Catherine Keener), ex finanziatrice delle ricerche di Louis Reed, che con le sue intuizioni di fisica teorica ha praticamente compiuto il primo passo per lo sviluppo della futura tecnologia temporale.

Adam fa parte della resistenza contro Sorian ed è tornato nel passato con due obiettivi: ritrovare la moglie Laura (Zoe Saldaña) mai tornata da un viaggio nel tempo e dispersa da anni, e fermare il suo stesso padre dall'inventare il viaggio nel tempo, in modo da prevenire il terribile futuro che ne è seguito. Peccato solo che il suo “salto” sia stato impreciso di ben quattro anni, dato che nel 2022 Louis Reed è già morto, e che Maya Sorian sia già sulle sue tracce, decisa a tutto pur di fermarlo.

The Adam Project: wibbly wobbly timey wimey stuff

Risulta subito evidente come The Adam Project non inventi nulla di nuovo per quanto riguarda le storie basate sui viaggi a ritroso nel tempo, e non pretende di farlo, anzi mette rapidamente da parte elucubrazioni e timori su paradossi, timeline e multiversi (“Abbiamo visto troppi film”) per mettere in scena una visione scanzonata di questo sottogenere sci-fi, ma senza rinunciare a inserire diverse citazioni da classici come Ritorno al Futuro e Terminator. Pur affrontando la scienza del viaggio nel tempo in modo dichiaratamente leggero, gli spettatori curiosi potrebbero rimanere con la bocca asciutta per la carenza di particolari, soprattutto per quanto riguarda il terribile futuro distopico che Adam vuole prevenire e di cui non si sa praticamente nulla.

The Adam Project non è, però, un film di fantascienza vero e proprio. Utilizza solo l’espediente del viaggio temporale per porre il protagonista in relazione col sé stesso da giovane (come un moderno Faccia a Faccia con Bruce Willis). Il film infatti si tiene ben lontano da temi filosofici o sociali legati al progresso della tecnologia, ma parla dell’importanza della relazione tra genitori e figli. Sotto il suo abrasivo sarcasmo, l’Adam adulto non è che una versione più disillusa e con un maggiore carico di dolore inespresso della sua controparte; quello stesso ragazzino che inconsciamente non ha mai perdonato il padre per non aver trascorso abbastanza tempo con lui quando ne aveva l’occasione, e che per questo motivo ha finito anche per erigere una barriera fatta di silenzi e incomprensioni verso una madre che non merita il suo isolamento.

Il rapporto e il ricongiungimento tra i due Adam è reso efficacemente soprattutto grazie alle performance dei due interpreti. Ryan Reynolds e Walker Scobell dimostrano sullo schermo una chimica fenomenale, palpabile nel susseguirsi di scene genuinamente divertenti senza essere stucchevoli. Scobell è davvero una gradita sorpresa, se non altro per riuscire a tenere la scena a fianco di un magnete irresistibile come Reynolds, che non è poco.

Anche gli altri membri principali del cast ricoprono più che degnamente il proprio ruolo, in particolare Mark Ruffalo e Jennifer Garner nei panni affatto comodi dei genitori di Adam. Zoe Saldaña e Catherine Keener restano purtroppo un po’ sottotono; non per demeriti artistici, ma più che altro perché prigioniere di personaggi scritti davvero approssimativamente. Al ruolo di Laura viene dedicato davvero poco spazio se non un fortissimo, ma mai davvero approfondito legame con l’Adam adulto, mentre l’antagonista Maya Sorin purtroppo rimane totalmente anonima e spinta da motivazioni banali.

Visivamente il film di Levy si presenta in modo spettacolare, con effetti speciali in abbondanza e combattimenti dalle buone coreografie. Nelle scene di azione estrema, in particolare sul finale, abbiamo però percepito una certa stanchezza creativa, la sensazione di cliché di genere e carenza di originalità che purtroppo accompagna la maggior parte di questo tipo di produzioni.

https://youtu.be/do8vFWp2Mg8

The Adam Project è una commedia d’azione dissacrante e ironica, dai toni leggeri chiaramente indirizzati a tutta la famiglia. Spiace solo che il focus sui temi centrali finisca per rendere la cornice un po’ approssimativa e poco originale, lasciandosi per strada dettagli e personaggi potenzialmente interessanti. Sotto il suo aspetto di giocattolone fantascientifico, troviamo una storia che sa farci ridere per la maggior parte del tempo, ma che vuole farci riflettere su come stiamo onorando la parte più pura di noi stessi, e spingerci ad abbattere le dolorose distanze che nascono tra genitori e figli.