The Last of Us la serie, recensione: la fine dei giochi

Il 16 Gennaio 2023 arriva The Last of Us, con Pedro Pascal e Bella Ramsey. Possiamo giurarvi che valga la pena vederla? Ve lo giuriamo.

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a cura di Elisa Erriu

Fa freddo fuori, quando arriva The Last of Us. La serie, creata da Craig Mazin e Neil Druckmann, giunge in inverno, quando l'anno inizia e le speranze sono raggelate. Joel, ancora una volta, è pronto a scortare un'orfana dal nome Ellie lungo gli Stati Uniti. Ma il viaggio è lungo e insidioso, forse al ritorno non sarà rimasto più nulla di loro.

Recuperate il nostro articolo: Dove e come vedere The Last of Us in streaming

Possiamo sentire ciò che state pensando: "la fine dei giochi, non mi piace questa frase nel titolo". Possiamo capire i vostri timori, se siete tra coloro che hanno amato, vissuto e finito la prima parte dell'omonimo videogioco di Naughty Dog, a voi questa sembra una provocazione inaccettabile. E avete ragione: disponibile dal 16 gennaio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, in contemporanea con gli Stati Uniti dove va in onda su HBO, è una sfida tra canali di intrattenimento, serie tv e videogame, due media che si contendono già spesso tra di loro il titolo del nostro miglior passatempo. E adesso importa soltanto una cosa, alla fine di questa contesa, alla fine dei giochi, chi uscirà vincitore?

The Last of Us: The Last of Games

Prima di vedere la serie di The Last of Us, avete avuto modo di leggere tutta una serie di infinite notizie, anche loro ben disposte per essere ulteriormente provocanti: questa è una serie che sorprenderà il pubblico, hanno garantito gli showrunner, aprirà loro le menti e fornirà nuovi approfondimenti inediti sui personaggi, sia i protagonisti principali sia i secondari.

Trama, ambientazioni, musiche e persino parti di dialoghi, rispecchiano gran parte dell'iconico titolo videoludico di successo. Anzi, c'è un dettaglio, all'inizio della serie, che sarà impossibile non notare ed è giusto sottolineare: nel gioco originale, gli eventi cominciano a partire dal 2013 per poi proseguire nel 2033. Nella serie, invece, gli sceneggiatori hanno voluto "giocare" con l'attualità e potrete trovare questa curiosa coincidenza, un "contagio" partito nel 2003 e progredito fino a una sorta di apocalisse nel 2023.

Possiamo garantirvi che in nove episodi da circa un'ora ciascuna, se avete giocato questo action-adventure del 2013 pubblicato da Sony Interactive Entertainment, ritroverete situazioni a voi consone, sarete di nuovo confusi, tristi ed emozionati, con la magra consolazione che stavolta non sarete voi a spingere tasti improvvisamente divenuti rigidi. Se invece fosse la prima volta che seguite Joel ed Ellie nel loro viaggio, siete graziati da questa responsabilità, ma non di meno vivrete una storia di valore che ben si distingue nel panorama del genere, come ad esempio The Walking Dead. Va riconosciuto agli ideatori e alla regia un lavoro tutto sommato fedele all'opera originale, con alcune modifiche che non vanno a intaccare la resa finale, tra cui la tanto chiacchierata novità delle spore.

Questo era un elemento fondamentale nel gioco, dato che la presenza delle spore determinava precise situazioni a livello di gameplay e di conseguenza nel proseguimento della storia. Ma la loro mancanza è stata sostituita con un altro sistema di contagio da parte del fungo ophiocordyceps, che, senza svelarvi troppo, a livello di resa narrativa nonché di grafica, risulta credibile e ugualmente efficace. Gli altri contenuti diversi dal videogame e che si differenziano anche dalla sua ultima versione remastered, sono le integrazioni alla storia generale. Nella serie trovano spazio interi episodi dedicati ad approfondimenti che meritavano essere mostrati e, anzi, danno uno spessore che gli permette di competere con la trama del gioco. Era davvero difficile poter fare meglio con una narrazione che ha ottenuto svariati premi e riconoscimenti, tra cui il Gioco dell'Anno al GOTY 2013, il "Best Game" ai BAFTA Game Awards e ai DICE Awards, oltre al titolo riconosciuto a livello collettivo da pubblico e critica di "capolavoro di un'intera generazione di console". Come rispondere allora alla domanda che state tutti pensando? Alla fine la serie ha sconfitto il gioco?

Resisti e sopravvivi

Si potrebbe rispondere a questa domanda con un secco no. Nonostante la serie aggiunga alcune parti della storia apprezzabili, come il passato di Bill e la nascita di Ellie, il fan che viene dal mondo videoludico troverà molto probabilmente difficile sopravvivere a questi ritmi "calmi", che premiano soprattutto i personaggi secondari, mentre potrebbe trovare ostico affezionarsi, come ha potuto affezionarsi nel gioco, agli attori principali, Pedro Pascal Bella Ramsey, soprattutto quest'ultima.

Cosa caratterizzava maggiormente la giovane Ellie del videogioco? Il ricco utilizzo di parolacce, accentuato da atteggiamenti decisamente più maturi della sua età? Anche, tutti dettagli splendidamente eseguiti nella credibile interpretazione di Ramsey. Ma ciò che spiccava in quella quattordicenne che amava le barzellette e i coltelli a scatto, era soprattutto lo sguardo. Uno sguardo che Ramsey non riesce a eguagliare, uno sguardo che in quel personaggio fatto di pixel, risulta ancora più emozionante, intenso, lucido, sempre in bilico tra il pianto di rabbia, di gioia e di tristezza. Due occhi che potevano fare a meno di una bocca. Mentre Pascal si conferma un Joel pressoché perfetto a livello attoriale, che tenga Sarah in braccio oppure Ellie, Ramsey potrebbe confermarsi agli occhi dei fan un personaggio lontano dalle proprie aspettative.

Pur giocando con i nostri sentimenti come se fossero joystick in mano agli sceneggiatori, la serie non supera il suo omonimo rivale. Non può farlo, per tanti motivi di cui sintetizzeremo in poche parole la motivazione principale: l'interpretazione. Oltre all'interpretazione di Ellie, bisogna considerare che uno spettatore non potrà mai vivere in prima persona, così come ha vissuto il videogiocatore, i movimenti, le azioni, i combattimenti, le cavalcate e il dar da mangiare a una giraffa. Allo stesso modo, il videogiocatore non potrà mai sufficientemente apprezzare tutti in una volta i dettagli, gustando con calma una serie di sequenze in cui non è lui a metterci letteralmente la mano. I due media, insomma, nella loro spietata competizione, si completano.

L'efficacia di questa prima stagione è da ritrovare come un supplemento al gioco e il gioco come un complemento allo spettacolo. Non sostituisce né la storia originale né i personaggi o il resto della lore, al massimo integra qualcosa in più. E non è forse questa l'essenza stessa della morale di The Last of Us? Quando due fazioni si contendono, in entrambe esistono motivazioni nobili e motivazioni sbagliate. Esistono sempre da una parte, chissà quanto in fondo e chissà di che tipo, motivazioni che spingono gli umani a prendersi cura di una ragazzina, dopo aver perso la propria figlia. Esistono persone disposte a tutto per lei, anche uccidere persone e lasciare l'intera razza umana a un inevitabile destino. Possiamo giurarvi che allora valga la pena vedere la serie? Ve lo giuriamo.