The OA, un nuovo grande mistero televisivo

Netflix tenta un nuovo grande colpo con The OA, una serie misteriosa e difficile da inquadrare, che si pone come obbiettivo l'introduzione di tematiche spirituali e una narrazione fuori dagli schemi.

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a cura di Andrea Balena

Dopo il fenomeno estivo di Stranger Things, Netflix tenta di bissare quel travolgente successo tramite una campagna marketing ridotta all'osso, priva di spoiler e persino di informazioni essenziali. The OA, questo è il nome della nuova serie, è uscita lo scorso 16 dicembre quasi nel silenzio stampa, con solo un breve ed enigmatico trailer e una premessa altrettanto scarna, che poteva dire tutto e niente: Prairie Johnson (Bryt Marling) è una ragazza che ricompare dal nulla dopo essere scomparsa per sette anni. In completo stato di shock, la ragazza divenuta ormai giovane donna si rifiuta di parlare con chiunque, genitori compresi, riguardo ciò che le è accaduto in quel lasso di tempo. Ma il mistero più grande è il fatto che è abbia riacquisito la vista, dopo essere stata cieca per tutta la sua vita.

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Questo è tutto quello che Netflix ha fornito nelle settimane prima della pubblicazione, e l'effetto desiderato è stato ottenuto: un grande interesse su Internet di persone incuriosite e ansiose di svelare il mistero. Quello che secondo me (e molti altri) non era stato previsto erano le alte aspettative degli spettatori che, influenzati dai ricordi ancora freschi del mistero di Will Byers, speravano in un bis di fantascienza vecchio stampo, quando invece l'intera vicenda di The OA prende presto una piega molto differente, anche se non meno affascinante.

Innanzitutto a spiazzare è la narrazione dello show, quasi interamente costituita da un lungo e vivido racconto fatto dalla protagonista: dalla sua infanzia nella fredda Russia all'adozione da parte di una coppia di americani borghesi, fino ai dettagli della sua scomparsa. Prairie vuole rivivere e allo stesso tempo far vivere ai suoi ascoltatori una storia con sfaccettature spirituali e trascendentali, che tocca la sfera del mistico, il sovrannaturale e per certi versi persino la religione e fede. Senza fare ulteriori spoiler, è facile immaginare che molti siano rimasti spiazzati da un dipanarsi di vicende profondamente diverse da quelle che il trailer e l'episodio pilota lasciano intendere.

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Ma non è assolutamente un motivo per affossare lo show. In primis perché, appena superato lo scoglio iniziale dello scetticismo, ci si rende conto che la storia funziona e viene narrata in maniera originale, con un racconto in prima persona che volutamente nasconde alcuni punti critici e buchi di trama. Sta infatti ai cinque personaggi secondari, coloro che ascoltano la protagonista, provare la veridicità delle vicende narrate, evidenziando le falle logiche anche prima dello spettatore. Forse Prarie, oppure "OA" come preferisce farsi chiamare, si sta inventando tutto? È pazza o dice la verità? Queste domande accompagnano i suoi ascoltatori e anche noi spettatori, sempre in bilico fra verità e menzogna. Il finale della prima stagione fornirà una mezza verità a cui aggrapparsi, e in attesa di una seconda stagione dovremo farcela bastare.

L'intreccio di The OA funziona anche per sottrazione di elementi base: la dura situazione che la protagonista ha affrontato colpisce perché narrata da un punto di vista sensoriale o anzi, dei sensi che mancano all'appello. Praire stabilisce relazioni senza contatto fisico e senza poter vedere i suoi compagni, ma quando ottiene la vista queste relazioni si evolvono di conseguenza.

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A distanza di quasi un mese dalla messa in onda il mistero di The OA si è svelato ma non risolto. Molte questioni rimangono in sospeso e mentre tanti fan nel web formulano teorie, noi possiamo solo sperare di assistere presto ad una degna fine di uno degli show più interessanti della stagione televisiva.