The Walking Dead S07 (seconda parte) - Morti dalla noia

La settima stagione della popolare serie TV si è conclusa lasciando un po' l'amaro in bocca, per via di uno sviluppo lento e lacunoso, divenuto ormai un tratto distintivo dello show.

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a cura di Andrea Balena

Lo show degli zombie più popolare in TV anche quest'anno chiude i battenti e ci rimanda al prossimo ottobre con un finale aperto e tanta amarezza per gli spettatori più accaniti alle vicende di Rick e la sua gang. Viene da pensare che sia incredibile come dopo sette anni lo show sia ancora ai vertici della popolarità, nonostante una buona fetta del suo fandom si stia stancando dell'inevitabile effetto soap opera della storia.

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La prima parte della stagione, andata in onda lo scorso autunno, era partita più che bene con l'entrata in scena di Negan, il pazzo e incontrollabile villain interpretato da Jeffrey Dean Morgan. Finalmente veniva introdotto una sensazione di pericolo costante e gli zombie, gli eterni sacchi da allenamento dello show, venivano finalmente rimpiazzati dagli scontri fra gli umani. Purtroppo nel resto delle puntate si avvertiva la ormai solita parabola discendente dello show, con puntate filler e personaggi vuoti e interpretati in maniera blanda e tanto, tanto potenziale sprecato. La seconda parte della stagione continua questa infelice tradizione dello show, sviluppando poco e niente la narrativa fino a un finale che funge da contentino per i fan e serve più che altro ad aumentare le aspettative per la prossima stagione.

Nella stagione appena conclusasi, invece, vediamo come gli sceneggiatori abbiano continuato ad espandere il materiale ereditato dal fumetto di Robert Kirkman, con l'introduzione di due nuove comunità nella scacchiera degli eventi: la comunità di sole donne a Oceanside e gli strani uomini della Discarica, insieme alle comunità originarie di Alexandria, Hilltop e il Regno. Risultano sì secondarie negli eventi, ma decisamente mal sfruttate e senza un particolare fine, a parte forse quello di allungare il brodo della storia e ritardare l'inizio della guerra fra le comunità. Solo gli inquietanti uomini comandati da Javi si rivelano interessanti, ma solo per un colpo di scena nel finale abbastanza inaspettato.

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La gestione dei personaggi si riconferma l'anello debole dell'opera, con lunghi archi narrativi vuoti e inutilmente tirati, che arrivano addirittura ad oscurarne altri, che diventano di sfondo. Un esempio su tutti è la storyline di Carol: per tre stagioni il suo unico scopo è stato un esilio volontario mai realmente spiegato e finalmente viene accontentata, probabilmente solo perché gli sceneggiatori intendevano tenerla lontana dagli eventi principali della trama. Solo negli ultimi episodi questa impasse si sblocca, dopo aver trascorso una intera stagione chiusa in una villa in campagna senza un motivo plausibile. Anche il ruolo di Negan nelle vicende rimane abbastanza marginale e poco incisivo in questa parte della stagione. L'attore è comunque bravissimo nel rappresentare la follia e l'imprevedibilità tipiche del personaggio, ma quest'ultimo non ha ulteriori approfondimenti - eppure spunti narrativi nel fumetto ce ne sono eccome! - rimanendo quasi una macchietta efficace ma alla lunga uguale a sé stessa.

La vera delusione rimane Rick e il suo inespressivo interprete, che non mostra il carisma necessario per essere un leader durante la crisi, tanto da non riuscire a stringere le necessarie alleanze per via di scelte politiche dalla logica fallace. Dopo sette anni di una costruzione alternata del personaggio, siamo arrivati a un punto che molti fan della serie TV sono stufi del protagonista stesso e lo vorrebbero fuori dai piedi, mentre nella versione cartacea rimane sempre al centro della trama, e in quanto tale in assoluto il personaggio più amato.

Sebbene lo show non abbia mai brillato per sceneggiatura, tuttavia lo spettacolo visivo era sempre stato di prim'ordine, con il fantastico make-up degli zombie e le truculente e fantasiose morti dei cadaveri ambulanti. Per la prima volta da sette anni, purtroppo, questo equilibrio ha cominciato a vacillare: in molte puntate vi sono evidenti errori negli effetti speciali e nella scenografia che rompono bruscamente la magia dello show, ad esempio orrendi cervi in CGI, green screen mal realizzati e scenografie bidimensionali. Speriamo che sviste così evidenti non accadano più nel futuro di The Walking Dead.

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L'unico spunto interessante è il finale di stagione, dove l'evento tanto atteso finalmente arriva e si concretizza in una puntata movimentata e che finalmente mantiene il pathos. Nonostante una campagna pubblicitaria fuorviante, l'evento arriva però troppo tardi e, come già detto, sembra più che altro un cliffhanger per traghettare gli spettatori verso l'ottava stagione.

In fin dei conti, nel bene o nel male The Walking Dead rimane il solito, identico show. I difetti persistono, le qualità restano, ma senza realmente stupire più di tanto. Riuscirà a persistere tanti anni, come lo stesso autore ha dichiarato più volte? Solo il pubblico deciderà.