The Witcher: Blood Origin, recensione: un prequel da divorare

The Witcher: Blood Origin racconta e mostra per la prima volta la nascita dei Witcher dopo la Congiunzione delle Sfere.

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a cura di Lucia Lasorsa

-Redattrice

The Witcher: Blood Origin è ambientato cronologicamente, come viene detto esplicitamente nel primo episodio della miniserie prequel, 1200 anni prima di The Witcher. Come era stato già annunciato nei mesi precedenti, nonostante la collocazione cronologica è presente una nostra vecchia conoscenza: Ranuncolo. Il suo inserimento in questa miniserie è stato possibile grazie a un espediente narrativo: il nostro bardo, contemporaneo di Geralt di Rivia, ha il compito di trascrivere e tramandare gli eventi che hanno portato alla Congiunzione delle Sfere e alla creazione del primo Witcher, così come gli vengono raccontati da una presenza misteriosa...

Per coloro fra di voi che non hanno molta familiarità con la terminologia interna di The Witcher (fate i vostri acquisti a tema su Amazon), la Congiunzione delle Sfere fu un evento catastrofico che ha causato la fusione dei diversi piani dell'esistenza e dimensioni. Questo ha portato al collasso del mondo così com'era e all'invasione di creature mostruose provenienti da altri mondi. Questo, a sua volta, ha creato la necessità di formare uomini dotati di poteri simili a quelli dei mostri, mercenari in grado di sconfiggerli, per il giusto compenso.

The Witcher: Blood Origin ha l'arduo compito di mostrare il mondo prima e dopo la Congiunzione delle Sfere, spiegando anche in modo esaustivo cosa abbia portato a questo drammatico evento e come sia cambiata la società, prima e dopo di esso. Il tutto in soli 6 episodi che saranno disponibili in esclusiva su Netflix a partire dal prossimo 25 dicembre.

The Witcher: Blood Origin: un prequel da divorare

Questa storia è incredibilmente densa di avvenimenti fondamentali per la comprensione del mondo in cui Andrzej Sapkowski ha ambientato la sua Saga di Geralt di Rivia, ma trattandosi di una miniserie c'era la necessità di scrivere una sceneggiatura che non tergiversasse troppo sugli aspetti più futili e di contorno. Per questo, il ritmo narrativo di The Witcher: Blood Origin è incredibilmente sostenuto. Ecco perché non riuscirete a staccare gli occhi dallo schermo!

Anzi, l'esigenza di raccontare una miriade di eventi in così poco tempo (fatta eccezione per il primo episodio che dura più di un'ora, gli altri tre che abbiamo visto non arrivano ai 50 minuti) fa sì che alcuni di essi vengano semplicemente menzionati: ad esempio, senza scendere nei dettagli, c'è un personaggio imprigionato che vediamo all'improvviso libero; sarà lui stesso a dire che è scappato. Insomma, si cerca sempre di dare una spiegazione plausibile anche agli eventi che non vengono mostrati per ragioni di tempo. Proprio per questo motivo, vi consigliamo di prestare particolare attenzione ai dialoghi, che riescono a esprimere tanti concetti diversi i poche parole. Il processo è quindi inverso rispetto al "brodo allungato" di serie più lunghe.

Come nota lo stesso Ranuncolo, la storia si un gruppo di reietti appartenenti a razze diverse che riesce a sconfiggere un impero cattivo è trita e ritrita (nonché alla base di tanti giochi di ruolo come Dungeons and Dragons), ma questa è un po' diversa: non si tratta solo di sconfiggere un impero malvagio, ma di cercare di salvare il mondo. Impresa che, come sappiamo già, non è riuscita (diversamente, la Congiunzione delle Sfere non ci sarebbe mai stata). Ma come in altre storie di cui conosciamo già la fine, l'importante non è ciò che succederà, ma come succederà.

Il racconto, poi, non manca di colpi di scena inaspettati che ribaltano completamente gli equilibri di potere. E la ragione stessa per cui ci fu la dannata Congiunzione delle Sfere vi farà riflettere sulla differenza abissale che a volte intercorre fra le buone intenzioni e le loro più nefaste conseguenze...

Come ci si aspetterebbe da una storia matura, non ci sono solo i buoni e i cattivi, il bianco e il nero, ma tante diverse sfumature, che contribuiscono a creare personaggi ben caratterizzati, anche se, a volte, i rapporti fra loro si sviluppano in tempi davvero molto brevi, per ragioni, come abbiamo già detto, di tempo. A livello di sceneggiatura e di scrittura dei dialoghi, quindi, The Witcher: Blood Origin è più che soddisfacente. E per quanto riguarda l'aspetto visivo?

La bellezza nella dissonanza

Abbiamo visionato gli episodi sia in lingua originale inglese che in italiano. Il doppiaggio è convincente e di buon livello e, come nella serie originale, le canzoni presenti negli episodi sono state tutte tradotte e reinterpretate nella nostra lingua. D'altro canto, guardare la serie in lingua originale permette di apprezzare al meglio le doti interpretative degli attori, oltre a permettervi di ascoltare le canzoni così come sono state concepite, ovvero con il testo in inglese.

Visivamente, The Witcher: Blood Origin richiama la serie principale nell'utilizzo di un simbolo differente per ogni episodio, mentre i titoli sono composti semplicemente da tre sostantivi, a volte accompagnati da un aggettivo, che descrivono brevemente e in modo generico cosa andremo a vedere nella puntata (non conosciamo i titoli degli ultimi due episodi che, vi ricordiamo, non abbiamo visionato):

  1. Leggende, scontri e spade insanguinate.
  2. Sogni, sfide e azioni avventate.
  3. Guerrieri, rivelazioni e sacrifici.
  4. Maghi, malvagità e mostri.

Non ci sarebbe nulla di bello in un evento che ha gettato ogni piano dell'esistenza nel caos più totale. Eppure... Una situazione di stallo, come un mondo in pace e armonia, non offre spunti narrativi interessanti, perché nessuno si chiede cosa succederà. Mentre invece una catastrofe porta a porsi queste domande. Le scene di battaglia e quelle che ci mostrano il processo completo di creazione del primo Witcher sono crude, sanguinolente e affascinanti al tempo stesso: mai prima d'ora abbiamo potuto vedere così da vicino le singole fasi di creazione di un Witcher, che unisce il DNA del candidato con quello di un mostro grazie alla magia.

Chi sopravvive alla Prova delle Erbe diventa un Witcher, ovvero un mutante dalla forza e dai sensi incredibilmente sviluppati che può anche usare delle piccole magie, chiamate Segni. Niente di tutto questo sarebbe stato possibile se ora il mondo non fosse sottosopra, concetto simbolicamente espresso dalle primissime scene di The Witcher: Blood Origin, che ci mostrano una battaglia, ma con la visuale capovolta.

I costumi sono curati, soprattutto quelli dell'Imperatrice (non vi diremo chi è, né la sua razza, sempre per evitare spoiler), particolarmente vistosi e audaci, e la messa in scena generale risulta nel complesso credibile, anche se in scene come la mutazione del Witcher  è visibile l'uso della computer grafica e degli effetti pratici come le protesi in silicone. Detto questo, una ulteriore nota positiva è rappresentata dalla rappresentazione della Congiunzione delle Sfere, spettacolare, meravigliosa, coloratissima e maestosa, ma al contempo drammatica e minacciosa. Da questo momento in poi, il mondo non sarebbe stato mai più lo stesso, non solo a causa dei mostri provenienti da altri mondi, ma anche per uno sconvolgimento degli equilibri fra Elfi e Umani...

Conclusioni preliminari

I primi quattro episodi di The Witcher: Blood Origin si dimostrano perfettamente all'altezza delle aspettative dei fan, rivelandosi molto validi sotto ogni punto di vista. La regia è dinamica, e passa da intensi primi piani a scene di combattimento appassionanti, perfettamente coreografate e ultradinamiche.

Le prove attoriali sono perfettamente all'altezza e visivamente la serie è più che soddisfacente. Infine, un racconto appassionante e un ritmo narrativo sostenuto creano un insieme denso di avvenimenti e mai statico, una vera goduria. Ora, non resta che attendere che la serie sia disponibile nella sua interezza.