The Witcher non ha bisogno di spin-off (per ora...)

Dopo Blood Origin, sono necessari altri spin off di The Witcher? Forse non così in fretta se il pubblico non si entusiasma.

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

Periodo tutt’altro che semplice per Geralt di Rivia, il cacciatore di mostri più amato del mondo dell’entertainment. Dopo aver spopolato nel comparto videoludico, portando alla ribalta la saga letteraria di Andrzej Sapkowski, lo strigo ha conquistato il pubblico di Netflix, con una serie che in due stagioni ha saputo ritagliarsi una certa fama, non priva di critiche e detrattori. Una condizione che non ha certo spaventato il servizio streaming di Reed Hastings, che ha dato vita a una serie di spin-off di The Witcher, regalando ai fan dello strigo prima The Witcher: Nightmare of the Wolf e recentemente The Witcher: Blood Origin. Se il primo titolo ha riscosso un certo successo, la miniserie che ci ha portato nel remoto passato del mondo di The Witcher sembra aver mancato di entusiasmare il pubblico, al punto che si chiede se vedremo altri spin-off di The Witcher.

A ben vedere, anche la serie principale non sta attraversando un momento semplice. Gran parte del successo di questa produzione era legata alla presenza di un attore di richiamo come Henry Cavill, che, complice la sua rinomata anima da nerd, non ha tardato a catalizzare l’attenzione sul personaggio. Dopo le recenti notizie del suo abbandono della serie, dove sarà sostituito da Liam Hemsworth, le preoccupazioni dei fan si sono fatte rapidamente sentire. Se da un lato il recasting è sempre problematico (come ben sa il MCU che lo ha dovuto valutare sia per Black Panther che per Thaddeus Ross), la preservazione di un legame emotivo tra spettatori e storia è il patto che non va mai infranto. Sotto questo aspetto, prima di addentrarsi nella produzione di ulteriori spin-off, The Witcher dovrebbe focalizzarsi sulla storia principale e fare tesoro di quanto avvenuto recentemente con Blood Origin.

Dopo Blood Origin, sono necessari altri spin off di The Witcher?

L’errore Blood Origin

Ambientato 1200 anni prima delle avventure di Geralt, Blood Origin avrebbe dovuto, tramite una manciata di episodi, raccontare la nascita del mondo di The Witcher mostrando la fantomatica Convergenza delle Sfere, ossia l’evento che ha condotto su un unico mondo umani, mostri ed elfi, e la nascita dell’Antico Sangue a cui è legata Ciri.

Occasione in cui viene mostrato anche il rituale che ha condotto alla creazione alchemica del primo strigo, andando a comporre una cosmogonia forse troppo pretenziosa. Risultato che non ha convito i fan della serie, che non hanno apprezzato queste volontà di mostrare un prequel così lontano rispetto all’orizzonte temporale della serie principale, ma che è stato motivato, secondo lo showrunner Declan De Barra come essenziale per dare maggior spessore alla futura terza stagione:

Stavamo cercando di comprendere un punto di forza su cui muoversi in avanti, ma non sapevamo come trovare risposta senza sapere cosa era accaduto prima della Congiunzione delle Sfere, avevamo bisogno di sapere cosa volessero gli elfi. Quindi, ho fatto questo grande tavoliere per comprendere quali fossero questi motivi, e questo è poi diventato la base della serie

Eppure, la miniserie è risultata differente rispetto a Nightmare of the Wolf, prequel animato più vicino al mito di Geralt, dove veniva mostrato il passato di Vesemir e si assisteva al primo incontro tra i due personaggi. Diverso lo strumento, visto che si appellava a un’animazione in linea con altre proposte del periodo (Castlevania, The Legend of Vox Machina), ma soprattutto differente l’approccio alla continuity della saga di The Witcher, rimanendo più vicini alla vista di Geralt. Aspetto totalmente assente in The Witcher: Blood Origin, che proprio per questo sua identità di genesi dell’intero contesto narrativo della saga sembra aver confuso gli spettatori. Parzialmente colpa di una narrazione che si è focalizzata forse troppo su una manciata di personaggi, lasciando che il mondo in cui si muovono sia non un personaggio silente che gli accompagna, ma solamente un arricchimento narrativo, privo di una caratura davvero fondante per la vicenda di Geralt.

Ripensando all’opera di Sapkowski va riconosciuto che i libri, specie nelle fasi iniziali, erano impostati come una serie di racconti blandamente uniti da una trama orizzontale, presentandosi più come una serie di avventure a sé stanti che solo in seguito sono state ricondotte all’interno di una narrazione più coesa.

Come espandere l'universo di The Witcher

In questa prima fase, il mondo in cui si muoveva Geralt non era particolarmente definito, solamente con il progressivo successo della serie Sapkowski si è dedicata a dare maggior completezza al suo universo, aspetto che è stato enfatizzato anche da Declan De Barra, lo showrunner di The Witcher: Blood Origin, durante una recente intervista con RadioTimes.com:

Sapkowski è il re delle storie chiuse, più leggiamo i suoi libri, più si ampia l’arazzo di questo mondo. Questo è il vantaggio di questo tipo di stori, possono pezzi solitari, ma compongono un’altra parte di questo mondo, espandendolo ulteriormente. Questa è la parte divertente.

Se da un lato questa accennata ampiezza dell’ambientazione può essere una caratteristica promettente per andare oltre le semplici avventure di Geralt, dall’altro bisogna esser consci di come questa espansione debba esser ragionata.

La dimostrazione è proprio la reazione dei fan della saga a Blood Origin, che ha mancato di mostrare un sensibile legame alla serie principale, limitandosi a una serie di riferimenti fugaci al corpus narrativo principale di The Witcher. Gli spettatori associano The Witcher a Geralt, Ciri e Jennefer, la loro assenza non può esser compensata dalla sola presenza di Jesker come deus ex machina per motivare questo racconto del passato, soprattutto se il tono della miniserie si discosta in modo sin troppo marcato dai punti fermi che hanno reso The Witcher caro ai suoi fan. Errore evitato da Nightmare of the Wolf, che essendo ambientato pochi anni prima delle avventure di Geralt e mostrando il personaggio di un amato della serie, Vesemir, ha scelto intelligentemente di raccontare un momento formativo di Geralt (il suo incontro con il suo maestro) andando a cementare un aspetto della sua personalità intelligentemente presentato nella seconda stagione della serie. Uno spin off sensato quindi, limitato nella sua natura e comunque facilmente riconducibile alla continuity della serie. Due tratti che sono mancati a Blood Origin, che ha voluto correre il pericolo di allontanarsi fortemente dalla trama principale di The Witcher.

Un rischio che si è acuito quando il volto di Geralt ha annunciato il suo abbandono. Perdere un personaggio secondario può essere gestibile, ma se a lasciare è l’attore protagonista, il cuore visivo della serie, nasce un problema non indifferente: riusciranno i fan a vedere nel nuovo attore il ‘nuovo’ Geralt? In una situazione in cui i fan si interrogano su come la serie principale possa proseguire senza il suo interprete principale, ecco apparire una storia che ci allontana anche temporalmente da Geralt.

Il pericolo spin-off per The Witcher

Prima di avventurarsi in altre rischiose operazioni di esplorazioni delle possibilità offerta del mondo di The Witcher, sarebbe preferibile cementare la solidità narrativa della serie principale. Non dimentichiamo che se la prima serie è stata accolta generalmente bene, al netto di alcuni difetti specie, il secondo capitolo della saga si è scontrata con una certa freddezza dei fan, specialmente i conoscitori della saga letteraria che non hanno ben gradito alcuni cambi sin troppo radicali alla tradizione narrativa di Geralt. Se la morte di Eskel e la perdita dei poteri di Yennefer possono essere delle svolte interessanti in termine di evoluzione della storia, ora la terza stagione ha il difficile compito di dare nuovamente sicurezza ai fan, in primis convincendoli che il nuovo attore sarà all’altezza dell’amato Cavill.

Motivo per cui prima di lanciarsi in altri spericolati spin off sarebbe preferibile che l’attenzione si focalizzasse sul dare nuovamente a The Witcher maggior solidità sulla serie principale, cercando di dare nuovamente agli spettatori una serie che sappia fare tesoro degli errori passati per mantenere un livello narrativo solido e avvincente. E dopo aver ridato lustro allo strigo, ci sarà sempre tempo per dare vita ad altri capitoli spin-off di The Witcher.