Questo lungometraggio scritto e diretto da Alex Proyas (che poi avrebbe diretto Will Smith in Io, Robot) è senz'altro uno di quei film che vanno visti. La "città oscura" del titolo è un luogo alieno, sconosciuto, reso ancora più angosciante dal fatto che, per quanto ne sappiamo, potrebbe anche essere sulla Terra.
Qui l'ambiente opprimente schiaccia le vite degli uomini, le manipola, ne disturba i sogni e i ricordi. Sembra che la città stessa sia viva e che osservi, e forse è davvero così. Il film ricorda per qualche aspetto The Truman Show, e in questo senso si può vedere la città stessa come lo studio in cui era rinchiuso Jim Carrey; ma l'opera di Proyas si spinge molto più in là – se possibile – nelle immagini e nella trama, per stimolare nello spettatore emozioni profonde.
Curioso che nello stesso anno siano usciti due film "dickiani" in molti sensi, che pure con Philip Dick non hanno nulla a che fare, tranne forse che nelle intenzioni degli autori. Due capolavori tra i quali faremmo fatica a scegliere.