Trapwords: la recensione. Sfide fra parole e trabocchetti

Trapwords è un party game che rivisita, attraverso l’introduzione di una ambientazione fantasy, pedine e mostri, i grandi classici in cui due squadre competono per individuare una parola misteriosa.

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a cura di Roberto Richero

Trapwords è un gioco che si basa su un grande classico dei giochi da tavolo: un giocatore deve far individuare ai propri compagni di squadra una parola, scelta dagli avversari, senza utilizzare le “Parole Trappola”, cioè una serie di termini messi al bando. Il gioco "classico" è rivisto attraverso l’introduzione di una serie di elementi, sia in termini di regolamento, sia in termini di componenti e meccaniche, che rendono l’esperienza originale e più ricca rispetto ai giochi più classici.

Sfida di parole in un… dungeon

In Trapwords le due squadre rappresentano ognuna un gruppo di eroi che si addentra in un misterioso dungeon per sconfiggere il letale mostro che lo abita.

La costruzione del dungeon è effettuata attraverso la scelta di una serie di stanze fra quelle disponibili; inoltre ogni dungeon può essere personalizzato attraverso l’uso di Carte Maledizione, regole speciali che complicano le normali meccaniche di gioco attraverso vincoli aggiuntivi. Nell’ultima stanza sarà presente il boss finale: si può scegliere fra cinque mostri diversi (fra cui l’immancabile Drago) ed ognuno di essi è presente in due versioni (standard o cattiva).

Il regolamento fornisce indicazioni generiche su come il dungeon deve essere costruito, lasciando esplicitamente ai giocatori la scelta di come effettuare il setup ed esplorare tutte le possibilità. Sette stanze diverse, cinque mostri (in due modalità) e ben dieci carte maledizione permettono un numero veramente alto di configurazioni.

Parole da indovinare

Il gioco presenta ben cinquanta carte parola, ognuna delle quali con ben sedici parole. Queste sono divise in due gruppi: quelle caratteristiche del fantasy e quelle “normali”. La scelta fra quale tipo usare in una partita è effettuata attraverso i “libri”: elementi di cartone che possono essere chiusi, con al loro interno la carta, e che presentano una apertura che mostra una sola parola. In questo modo ogni squadra può scegliere il termine con il quale gli avversari devono cimentarsi senza creare confusione, in maniera simpatica e divertente.

Parole da evitare

Un elemento classico di questo genere di giochi è il fatto che il partecipante che deve far indovinare una parola ai propri compagni (detto Suggeritore) non può utilizzare la piena estensione del proprio vocabolario, in quanto alcune parole sono tabù. In Trapwords questi termini sono detti Parole Trappola (elemento da cui il gioco prende appunto il nome) ma, contrariamente ai classici, non sono predeterminate: ad ogni turno infatti entrambe le squadre decideranno non solo quale parola gli avversari devono indovinare ma anche quali sono i termini vietati; il numero di parole è determinato dall'avanzamento di gioco e possono essere un numero variabile fra due e ben dieci.

La scelta di far definire le Parole Trappola ai giocatori ha una serie di conseguenze molto importanti: in primis crea una nuova fase di gioco, durante la quale la squadra collabora attivamente e con divertimento per raggiungere un accordo. Secondariamente si creano tattiche dovute alla conoscenza reciproca dei giocatori, che possono prevedere o intuire detti, eventi o approcci per evitare le parole trappola più ovvie o comuni.

La rivisitazione di un classico

La rivisitazione dei giochi classici non passa esclusivamente attraverso l’ambientazione fantasy o la scelta di far definire le Parole Trappola ai giocatori, ma anche attraverso l’integrazione dell’ambientazione e delle regole con il gioco base.

Le stanze rappresentano i turni di gioco: ogni volta che una squadra riesce ad indovinare una parola, avanza nel dungeon e si avvicina al boss finale; alcune stanze presentano maledizioni che si abbattono sugli sfortunati avventurieri, rendendo più difficile avanzare (ad esempio il Suggeritore dovrà ripetere la fine di tutte le parole che dice, imitando un effetto eco, oppure non potrà usare termini che iniziano con la S). Tutte le stanze sono caratterizzate da un valore, che rappresenta il numero di Parole Trappola che gli avversari possono individuare: in questo modo mano a mano che si avanza nel dungeon il gioco diventa sempre più difficile. In ultimo abbiamo il mostro finale: per vincere la partita è necessario sconfiggerlo (cioè individuare una nuova parola) ma sottostando alle restrizioni che impone (ad esempio il povero Suggeritore non potrà usare più di dieci parole).

CONCLUSIONI

Trapwords è un party game versatile, rapido e molto divertente. Sfrutta meccanismi competitivi (fra le quadre) e collaborativi (all'interno della squadra) creando un buon mix che diverte e coinvolge positivamente tutti i partecipanti. La struttura del gioco impone un minimo di quattro giocatori ma può coinvolgere anche un numero molto più alto di partecipanti; l’unico limite è dettato dalla capacità della squadra di mantenere sotto controllo il caos nell’indovinare la parola misteriosa.

MATERIALI

Tutti i materiali sono curati: la grafica è coerente per ogni elemento (copertina, regolamento, segnalini, carte), molto curata, divertente e in linea con il genere party game. Le tessere e gli altri segnalini sono di cartone spesso e di buona fattura. La presenza delle matite e del temperino sono il tocco finale che dimostra la grande attenzione posta anche in questo aspetto del gioco. L’unico elemento che, inizialmente, ha sollevato qualche dubbio è stato quello dei libri: cartoncini piegati tenuti insieme da un solo strato del cartone; in effetti per ora si sono dimostrati molto più robusti di quanto inizialmente preventivato.

GIOCO INDICATO PER

Trapwords è un gioco indicato per tutti: la durata limitata delle partite lo rende adatto anche ai giocatori meno assidui e più allergici alle regole complesse. Gli aspetti di sfida e collaborazione accolgono una vasta platea di gusti.