Un'Intelligenza Artificiale aiuta a decodificare i pensieri

È stato realizzato un prototipo di un'interfaccia neurale basata sull'intelligenza artificiale che può leggere i nostri pensieri.

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a cura di Imma Antonella Marzovilli

È stato realizzato un prototipo di un'interfaccia neurale basata sull'intelligenza artificiale (se volete scoprire qualcosa in più su questo campo potete acquistare un libro a questo link) che può sintonizzarsi sui pensieri delle persone. Il Prof. Krishna V. Shenoy di Stanford e un team di ricercatori hanno pubblicato le loro scoperte (potete leggere l'articolo originale a questo link) dopo aver osservato le interazioni tra un soggetto umano e l' interfaccia cervello-computer (BCI) appositamente progettata. Dopo aver collegato l'IA al volontario, tramite una serie di sensori impiantati nel cervello del soggetto, un uomo di sessantacinque anni paralizzato dal collo in giù, il BCI è stato in grado, in tempo reale, di “leggere” le singole lettere del alfabeto che l'uomo stava immaginando, una per una.

Inoltre, l'IA è stata in grado di "scrivere" le lettere mostrandole al team di ricerca su uno schermo. Una sorta di dettatura che parte collegandosi direttamente al cervello umano per decodificare "i segnali neurali associati alla scrittura di lettere", secondo quanto riportato dallo studio. Anche con un soggetto umano diversamente abile, i sensori neurali sono stati in grado di captare l'attività cerebrale stimolata dal solo pensiero di eseguire un'azione. "Quando un infortunio o una malattia priva una persona della capacità di muoversi, l'attività neurale del cervello per camminare, prendere una tazza di caffè o pronunciare una frase rimane", spiega il team. "I ricercatori possono attingere a questa attività per aiutare le persone con paralisi o amputazioni a ritrovare le capacità perdute".

Per questo test, il BCI e il soggetto umano sono stati in grado di rimanere sincronizzati a sufficienza per consentire all'IA di produrre con precisione novanta caratteri al minuto. E sebbene almeno un precedente studio BCI abbia compiuto un'impresa simile (a una velocità molto più lenta), la nuova ricerca segna la prima volta in cui la scienza ha "decifrato con successo l'attività cerebrale associata al tentativo di scrivere lettere a mano".