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a cura di Tom's Hardware

abre los ojos[1]

Linklater non è l'unico cineasta che tenta di descrivere meravigliosi luoghi onirici. Ci prova, e ci riesce, Michel Gondry con L'arte del sogno, film che insiste proprio sui meccanismi con cui la mente può giocare continuamente in costruzione e decostruzione, mischiando la linea di confine che separa i due mondi. Ci riesce in una maniera più machiavellica Chirstopher Nolan, con il suo ben noto Inception. Apri gli occhi, è l'imperativo con cui invece "Vanilla Sky" (remake dello spagnolo Abre los Ojos) ci mostra come il territorio onirico sia un posto perfetto dove nascondersi da una realtà auto-costruita finalmente avulsa dal dolore; dolore che invece diventa la vera macchina parlante di "Al di là dei sogni" dello sfortunato Vincent Ward. Si potrebbe allungare ulteriormente l'elenco considerando altri film che, come Matrix, riconsiderano il sogno in funzione tecnologica e fantascientifica, come Existenz di Cronenberg.

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Anche guardando all'animazione troviamo esempi pregevoli di opere che hanno guardato al mondo dei sogni. Paprika di Satoshi Kon per esempio, o il corto Poet Anderson di Tom DeLonge - significativo per aver dato il via ad un progetto multimediale proprio incentrato sul tema dei sogni lucidi, sogni i cui il sognatore riesce a risvegliarsi e a provare lo stesso stato di coscienza sperimentato nella veglia, rendendo così le due praticamente indistinguibili a livello esperienziale. Proprio quest'ultimo particolare atto di sogno è il terreno di Waking Life, film che  riesce a distinguersi per le sue notevoli specificità.