West Side Story: recensione del musical di Steven Spielberg

West Side Story: la recensione dell'adattamento di Steven Spielberg da oggi disponibile su Disney Plus per tutti gli abbonati.

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a cura di Mabelle Sasso

Il musical West Side Story diretto da Steven Spielberg è disponibile da oggi, 2 marzo 2022, su Disney Plus. La pellicola è una nuova trasposizione dell’omonimo musical teatrale ad opera di Leonard Bernstein (musiche), Stephen Sondheim (testi) e Arthur Laurents (libretto) che narra in chiave moderna, nella New York degli anni ‘50, il Romeo e Giulietta shakespeariano.

La pellicola è diretta Steven Spielberg con sceneggiatura di Tony Kushner e vede la partecipazione di un cast molto giovane e variegato composto da Rita Moreno (Valentina), Rachel Zegler (Maria), Ariana DeBose (Anita), Ansel Elgort (Tony), David Alvarez (Bernardo), Mike Faist (Riff), Josh Andrés Rivera (Chino), Bryan d’Arcy James (Sergente Krupke) e Corey Stoll (Tenente Schrank).

Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare alla proiezione in anteprima e in lingua originale riservata alla stampa di West Side Story: di seguito potete leggere le nostre considerazioni su questa nuova incarnazione del musical di Bernstein, Sondheim e Laurents. Nell’attesa di vedere questa pellicola in sala potete recuperare la nostra intervista in due parti agli autori (prima parte) e al cast del film (seconda parte).

West Side Story: la trama

La trama di questa pellicola non ha bisogno di molte presentazioni, né tantomeno di particolari allerte spoiler, in quanto l’opera adatta e rivisita un testo universalmente conosciuto come Romeo e Giulietta. West Side Story è ambientato nella New York 1957, più precisamente nel West Side di Manhattan, in cui è in corso una guerra per il controllo del territorio tra due bande di ragazzi: da una parte troviamo i Jets, giovani di origine europea, dall’altra abbiamo gli Sharks, una banda di immigrati portoricani. Le tensioni tra le due bande giovani si infiammano ulteriormente quando Maria, la sorella del capo degli Sharks, conosce e si innamora di Tony, fondatore ed ex membro dei Jets.

Spielberg e Kushner: aggiornare il canone al 2021

La visione di West Side Story di Spielberg porta con sé una serie di inevitabili considerazioni, perlopiù legate alla relazione che lega il musical teatrale originale del ‘57 e il primo adattamento cinematografico del ‘61. Le due incarnazioni precedenti presentano entrambi tratti distintivi ben definiti che hanno contribuito a rendere il musical immortale. Per tale motivo il “gioco” del paragone e dei confronti è uno degli aspetti obbligati che accompagnerà la discussione collettiva legata a questo film, alla quale i puristi faranno affidamento per contestare acriticamente questo nuovo adattamento. Superando quindi questa premessa necessaria possiamo quindi analizzare nel merito il lavoro svolto da Spielberg e Kushner. La loro versione di West Side Story è intensa, tridimensionale e appassionata.

In questa incarnazione di West Side Story la sceneggiatura scritta da Kushner, ha la funzione di colmare alcuni elementi che nel libretto originale dell’opera erano solo abbozzati o superficiali, come ad esempio alcuni aspetti della caratterizzazione dei personaggi, approfondendone il passato e dandone un ritratto più sfaccettato e profondo, in cui aspirazioni e motivazioni di ogni personaggio risultano chiare e comprensibili.

La scrittura di Kushner attenua un po’ l’esuberanza tipica del genere musical, senza però mai prevaricarlo, distanziando così il West Side Story del 2021 da quella che potrebbe essere una copia pedissequa della versione teatrale. I cambiamenti apportati al libretto originale sono tutti volti ad elevare la narrazione in un contesto urbano realistico, in cui trovano spazio alcune sensibilità moderne, all’epoca completamente ignorate, come razzismo sistemico e rappresentazione etnica e di genere. Sulla questione etnica in particolare troviamo un’attenzione manichea nel sottolineare il contrasto culturale tra i due gruppi di immigrati in conflitto, anche attraverso l’introduzione di parti recitate in spagnolo che non presentano alcun sottotitolo. Si tratta di una scelta intenzionale volta ad enfatizzare il divario culturale tra le due fazioni, tuttavia questo aspetto potrebbe straniare chi non ha familiarità con lo spagnolo.Il tema politico presente in West Side Story, funzionale ad esasperare ulteriormente il conflitto tra Jets e Sharks, si manifesta anche attraverso la gentrificazione del territorio: le due bande vivono una guerra tra ultimi che si basa su paura del diverso, ma sono entrambe accomunate dalla miseria e da un sistema classista e repressivo che li vuole in lotta tra loro.

Nel portare sullo schermo la sua versione dell’opera teatrale, Spielberg infonde la pellicola con il suo tocco personale, creando scene visivamente perfette riconducibili alla mano di un grande interprete del cinema contemporaneo, in grado di spaziare tra i generi e destreggiarsi anche con quello del musical. La messa in scena, che beneficia di splendide scenografie ricostruite, è grandiosa e conferisce ampio respiro alle performance degli attori e alle loro energetiche coreografie completamente immerse in ambienti storicamente accurati fin nei minimi dettagli.

Per concludere questa analisi occorre spendere qualche parola anche sulla componente musicale del film, vero e proprio cuore pulsante della pellicola.In questa versione dell’opera la colonna sonora (disponibile per l'acquisto online) è stata rivisitata da David Newman, prolifico compositore di colonne sonore già collaboratore di Spielberg in diversi film, il cui compito è stato quello di arrangiare nuovamente le orchestrazioni di questi brani storici in modo da armonizzarli con i cambiamenti proposti dalla sceneggiatura.Un dettaglio che invece salterà subito all’occhio, o meglio all’orecchio, dei conoscitori del film del ‘61 è l’ordine delle canzoni, che nel film del 2021 risulta essere diverso, e segue perlopiù quello delle canzoni del musical teatrale. Fanno eccezione le canzoni Gee, Officer Krupke e Cool, che in questo film sono posizionate diversamente sia dal musical del ‘57 e il film del ‘61, per meglio accostarsi al crescente tono drammatico della pellicola, rappresentando così un cambiamento piuttosto sostanziale.

La corsa agli Oscar

Il film uscirà nelle sale nel pieno della cosiddetta Oscar Season, ovvero quel periodo di tempo che anticipa le nomination finali dell’Academy. Per via del suo pedigree artistico e della rilevanza del materiale originale che il film adatta nuovamente è verosimile aspettarsi una presenza massiccia della pellicola ai prossimi Oscar, del resto il film del 1961 aveva trionfato in moltissime categorie, tra cui Miglior film e Miglior regia. Dopo la visione in anteprima del film, ci sentiamo in vena di azzardare qualche pronostico e riteniamo che le categorie in cui il West Side Story del 2021 possa primeggiare siano: Miglior regia, Miglior attrice non protagonista, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior colonna sonora, Miglior sonoro, Migliori scenografie e Migliori costumi.

In conclusione

West Side Story è un’opera intramontabile che appartiene all’immaginario collettivo di milioni di persone, grazie alla sua capacità di raccontare nuovamente una storia potente che racchiude in sé una fortissima componente morale. La versione spielberghiana riesce a differenziarsi dalla precedente sia visivamente, che narrativamente. Visivamente il film è uno spettacolo realista grazie alla meticolosa ricostruzione della New York d’epoca, narrativamente la trama si discosta dall’esperienza musicale fine a sé stessa per incorporare nel suo racconto solidi elementi di sceneggiatura volti a rafforzare il necessario contesto della vicenda. La visione di Spielberg arricchisce la mitologia di West Side Story con una visione personale e politica in grado di rimanere fedele allo spirito originale dell’opera di Bernstein, Sondheim e Laurents.

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