Willow, recensione: la serie fantasy di cui avevamo bisogno

La recensione di Willow, nuova serie in arrivo su Disney Plus, sequel del film del 1988. Un fantasy diverso dalle proposte contemporanee.

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a cura di Livia Soreca

Dopo più di 30 anni, e in maniera del tutto inattesa, Disney Plus annuncia nel 2020 la serie di Willow, sequel dell'omonima pellicola di Ron Howard (Il Grinch) del 1988, ideato e firmato da George Lucas (Star Wars, Indiana Jones) per Lucasfilm e Metro-Goldwyn-Mayer. Il nuovo progetto, creato da Jonathan Kasdan e Wendy Mericle, vede il ritorno dell'attore britannico Warwick Davis nei panni di Willow Ufgood, protagonista ed eroe del film, e di Joanne Whalley nel ruolo di Sorsha. La sorprendente serie fantasy d'avventura, con un cast tutto nuovo che presenteremo più avanti nella recensione di Willow, è disponibile sulla piattaforma streaming a partire dal 30 novembre con 8 episodi.

Nuova avventura, nuovi eroi

L'opera del 1988 inizia con una profezia che vede la temibile regina e strega Bavmorda sconfitta da una neonata di nome Elora Danan, la quale è portata in salvo e trovata dai figli di un contadino che vive in un villaggio di nelwyn (nani) chiamato Willow Ufgood. Affezionatosi, decide di tenerla con sé, ma gli scagnozzi della strega, tra cui sua figlia Sorsha, sono alla ricerca della piccola Elora. Inizia così un lungo e avventuroso viaggio per proteggere la neonata, un tragitto che vede l'ingresso del mercenario Madmartigan (Val Kilmer). Quando l'esercito troverà la bambina, sarà compito di Willow e del suo nuovo compagno fermare Bavmorda e portare la pace nel regno, non senza un pizzico di magia.

La serie si colloca diversi anni dopo il primo lieto fine che vede Willow divenire un grande mago. Sorsha, che anni prima si innamora di Madmartigan, ora è la nuova regina. Sua figlia Kit è in procinto di sposare Graydon per unire i rispettivi regni, mentre suo fratello, il principe Airk è gran donnaiolo e ha una relazione con la giovane domestica Dove. L'apparente quiete è interrotta da un pericoloso assalto che darà il via ad una spedizione pericolosa. Un'improbabile squadra di avventurieri, tra cui il cavaliere donna Jade e il bandito Boorman intraprenderà un lungo cammino con l'aiuto di Willow, divenuto ormai un grande saggio.

Il nuovo cast annovera molti giovani talenti: Erin Kellyman, Ellie Bamber, Ruby Cruz, Tony Revolori, Amar Chadha-Patel. Caso più unico che raro, il primo episodio, proiettato in anteprima assoluta al Lucca Comics & Games 2022, non sembra affatto un pilota, bensì la narrazione, nei suoi 50 minuti circa, si mostra già densa di accadimenti, dettagli e persino colpi di scena essenziali. Rivedere Warwick Davis segnato dagli anni nei panni del magico contadino è un grande tuffo al cuore. La sua interpretazione più matura costituisce una grande evoluzione del personaggio, il quale non è più l'insolito eroe con la fortuna del principiante, ma un uomo adulto, giudizioso e ponderato, non senza qualche segreto da nascondere per proteggere i nuovi giovani compagni. La serie di Willow, infatti, offre una nuova generazione di eroi, che a loro volta, a prima vista, non sembrano avere la stoffa per esserlo. Si passa dalla cuoca pasticciona al principe impacciato, o ancora dal divertente bandito all'impertinente principessa.

L'evoluzione dell'eroe

Nel genere d'avventura, il viaggio fisico diviene quasi sempre simbolo di un percorso che è anche interiore. I nuovi eroi di Willow acquistano consapevolezza di sé giorno dopo giorno, un ostacolo alla volta, e da impacciati personaggi si trasformano in figure eroiche, ognuna a modo proprio. La particolarità della serie, proprio come quella del film, è proprio il nuovo concetto di eroicità: non più necessariamente il forte e coraggioso guerriero destinato a qualcosa di grande, ma anche comuni esseri umani spinti semplicemente da un desiderio di conoscenza o dalla voglia di aiutare qualcun altro. Anche i personaggi femminili, in particolare Kit e Jade, portano avanti ciò che aveva cominciato Sorsha nell'88. Ce lo racconta lo stesso cast nella nostra intervista esclusiva per la presentazione di Willow a Lucca:

Le donne non sono mai damigelle in pericolo, ma sono coraggiose. Sono potenti senza chiedere il permesso.

La prima difficoltà che la serie potrebbe incontrare a prima vista è quella di creare una nuova "combriccola" che non sia all'altezza della precedente. O meglio, di fronte ad un personaggio come Willow, il cui passato è definito per intero nell'opera prima, per la nuova squadra è necessario poter delineare un background che non risulti abbozzato rispetto a personaggi che, dunque, già possiedono una storia a loro dedicata.

La prima grande sorpresa è proprio vedere che la serie di Disney Plus riesce bene in questo intento. I nuovi protagonisti, pur molteplici, non hanno nulla da invidiare al vecchio cast. Come Willow o la regina Sorsha, anche Dove, Jade e gli altri compagni trovano il modo di farsi conoscere e apprezzare, acquisendo subito un certo spessore. Per ognuno di loro è scritto un passato preciso, dettagliato e unico che rende ciascuno una figura essenziale. Possiamo considerare questa nuova generazione una degna erede; le interpretazioni sono più che credibili, cucite addosso, e questo è sicuramente un punto a favore.

Willow: un gran ritorno che riscrive il fantasy

La nuova serie di Disney Plus rappresenta una vera e propria riscrittura del fantasy rispetto al panorama di appartenenza, così come lo è il primo film in relazione al proprio; lo è non solo, come già detto, per la ridefinizione dell'eroe, ma anche per la creazione di un nuovo mondo fantastico.

All'epoca il pubblico, molto legato all'universo nato dalla penna di Tolkien, si ritrova sorpreso di fronte alla volontà di conoscere un immaginario differente ed inedito, che se da un lato non può fare a meno di elementi più classici, dall'altro dà vita ad una nuova epica, con dinamiche rinnovate e persino con nuove creature, in grado di sperimentare diversi scenari d'avventura. È una tendenza che attira molto George Lucas alle prese con il film di Willow che si inserisce in quel filone degli anni '80 insieme ad opere come La storia infinita o Labyrinth, le quali sfruttano, tra l'altro, le prime tecnologie per realizzare quei mondi incantati.

Così come la pellicola di Ron Howard, anche la serie di Willow assume una posizione particolare e distinta all'interno del panorama fantasy contemporaneo. Il nuovo progetto si mostra al pubblico poco dopo due progetti televisivi dall'apparato artistico monumentale, legati a due franchise molto più ampi: è il caso de' Gli Anelli del Potere su Prime Video e House of the Dragon della HBO. Questa concomitanza non risparmia alcuni timori iniziali, ma anche in questo caso la novità su Disney Plus riesce a sorprendere.

Abbandonando totalmente il classico fantasy di carattere politico con cui si è stati "bombardati" negli ultimi mesi, Willow è proprio quella serie TV che non ci si aspetta oggi. Con un umorismo leggero molto vicino al cinema britannico degli anni '90, mai forzato né ridicolo, essa riporta sullo schermo quell'idea di avventura già presente nel film e ormai rara da trovare, qui amplificata dal carattere corale predominante.

È un viaggio denso, pieno di peripezie, tant'è che non esistono episodi filler o momenti in cui la narrazione si ferma per propinare spiegazioni prolisse, come accade in alcune produzioni odierne. Questo lungo sequel diviso in 8 episodi è avvincente, scritto in modo che quegli elementi legati all'attualità, molto visibili nei rapporti tra i diversi personaggi, non collidano con le ambientazioni fantastiche legate ad un tempo molto lontano rispetto ai giorni nostri - anzi, quasi senza tempo.

Willow è un piacere per gli occhi

Un'ulteriore sorpresa è la grandiosità del comparto artistico che mostra al pubblico una varietà di scenari e ambienti: boschi, rovine, interi villaggi, ma anche maestosi castelli, anguste prigioni, caverne e nascondigli. Qui la computer grafica compie un lavoro invidiabile, crea paesaggi mozzafiato su cui i nostri protagonisti si stagliano in lontananza. La fotografia è ricercata e variegata, si sofferma tanto su campi lunghissimi quanto su primi piani significativi.

L'attenzione per il props design è pazzesca, meticolosa: ci sono oggetti di scena di ogni tipo, ciascuna ambientazione, interna o esterna, non risulta mai uno sterile spazio d'azione, ma anzi aiuta a raccontare qualcosa insieme alle azioni dei personaggi. D'altra parte, c'è quel protagonismo di alcuni strumenti, che siano armi magiche o potenti tesori, tipico di quella particolare epica di cui si è accennato prima.

Le creature magiche coinvolte nella vicenda, spesso nemiche dei protagonisti, non sono quasi mai frutto della CGI, un po' come se fosse sempre vivo quel richiamo alla prima opera e alla sua estetica. Anche alcuni elementi scenografici, come grandi portali, sono realizzati manualmente e meccanicamente; potrebbe essere un vero e chiaro omaggio alle origini che offre ad un esperimento contemporaneo un piccolo appiglio al proprio universo di appartenenza, ossia quello di più di 30 anni fa.

In conclusione

La nostra recensione di Willow non può non concedere pieni voti ad uno show in grado di fare davvero la differenza nel panorama odierno e, soprattutto, confrontata con le ultime novità sulle varie piattaforme streaming. Il nuovo prodotto su Disney Plus riesce ad unire passato e presente creando un ibrido convincente ed equilibrato. Se da un lato temi e situazioni possono essere vicini all'attualità, come alcune dinamiche capovolte o la sovversione di alcuni canoni, dall'altro la serie di Willow non dimentica di essere legata ad un immaginario nato nel 1988 che non può abbandonare di punto in bianco.

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