Y: the last man, l'intervista a Clark, Schnetzer e Romans

Abbiamo intervistato Eliza Clark, Ben Schnetzer e Ashley Romans da Y: the last man, la nuova serie in uscita su Disney Plus il 22 settembre.

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a cura di Francesca Borrello

Y: the last man è una delle nuove serie di Disney+ di questo mese, che farà il suo debutto sulla piattaforma il 22 settembre con i primi tre episodi. Oltre ad avere avuto la possibilità di vederli in anteprima (qui trovate la nostra recensione), siamo stati anche invitati ad intervistare la showrunner Eliza Clark e due degli attori principali della serie, Ben Schnetzer (che interpreterà Yorik Brown) e Ashely Romans (che vestirà i panni dell’agente 355).

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La serie è l’adattamento televisivo dell’omonima serie di graphic novel scritta da Brian K. Vaughan e Pia Guerra, con la prima edizione pubblicata in sessanta numeri tra il 2002 e il 2007. La trama di Y: the last man si incentra sulle vicende successive ad un’improvvisa catastrofe, che nel giro di poco tempo stermina tutti i mammiferi con cromosoma Y sulla faccia della Terra, rendendo inutilizzabili perfino embrioni e sperma congelati nelle cliniche per la procreazione assistita. Gli unici a salvarsi da questa strana epidemia sono Yorik Brown, un giovane scapestrato escapista dilettante, ed Ampersand, la scimmia cappuccino che il ragazzo cerca di addestrare per farlo diventare un animale da pet-therapy.

Lo show segue quindi le vicende delle donne sopravvissute legate a Yorik (come la madre e la sorella) e al ragazzo stesso, nel suo viaggio per salvare l’umanità e per capire perché lui e la sua scimmia sono gli unici mammiferi con cromosoma Y ad essersi salvati. In questa sua impresa verrà affiancato dall’agente 355, facente parte del Culper Ring, un’organizzazione segreta di spionaggio che risponde solo al Presidente degli Stati Uniti.

Y: the last man, l'intervista a Clark, Schnetzer e Romans

Per le sue tematiche e per la narrazione di Vaughan e Guerra, Y: the last man ha avuto un enorme successo tra il pubblico, cosa che le ha fatto aggiudicare tre premi come miglior fumetto, miglior serie e miglior graphic novel scientifica. Era quindi una conseguenza naturale che volesse essere fatto un film a riguardo, viste le potenzialità. Purtroppo, sin dal principio nel 2007 i problemi che hanno accompagnato la creazione della pellicola sono stati tanti: script rifiutati, divergenze sullo sviluppo di uno o più film, fino ad arrivare al 2014, anno in cui sono stati restituiti i diritti a Brian K. Vaughan.

La strada per la serie però, era ancora lunga, tanto da essere ripresa nel 2015 dalla casa di produzione FX Productions che aveva annunciato di volerne fare uno show televisivo. E se per un progetto ambizioso come un film ci sono voluti sette anni prima di mettere da parte il progetto, per la serie Y: the last man, ne sono bastati quattro per trovare la showrunner adatta a vederne il completamento: Eliza Clark.

https://www.youtube.com/watch?v=HWFemj9iRAk

 Mi ritengo molto fortunata per il fatto che la FX Productions volesse ripartire da capo con me, perché avevo un preciso punto di vista su come volessi veder realizzata la serie. Non posso ovviamente parlare né della versione precedente né del film o di tutto ciò che è successo prima di me, ma sono davvero grata che mi sia stata data la possibilità di riscrivere il pilot interamente, è stato come ripartire con una tela bianca.

Sapete, la lunghissima strada per far si che lo show diventasse realtà è stata davvero una buona cosa per me. Ho letto i libri nel 2009 e ne ero così ossessionata, ma a quel punto della mia carriera non ero assolutamente preparata per affrontare un lavoro simile e non ero decisamente la persona giusta che potesse essere scelta, dato che avevo appena iniziato, in quel periodo. Quindi il tempo che è stato impiegato per arrivare a questo punto, è stato ciò che ha reso possibile il mio percorso, permettendomi così di entrare nel progetto.

Nonostante questa sua grande passione però, Eliza Clark afferma che la responsabilità e la pressione che sente sulle sue spalle, è diretta più che altro al rendere giustizia a Y: the last man come fan della serie. E’ quindi forse per questo motivo che si sente abbastanza sicura del fatto che, se i fan amano i libri da cui è tratto lo show, saranno sicuramente entusiasti della serie televisiva quanto lo è lei.

Una tra le decisioni che ha preso in un cambio drastico dalle precedenti, è stata quella di utilizzare la CGI per creare Ampersand, la scimmia cappuccino che viene addestrata da Yorik e che lo accompagna nella sua missione per salvare l’umanità. Se nel film e nella prima versione della serie, Ampersand avrebbe dovuto essere interpretato da una scimmia reale, Clark ha optato poi per la sua versione in digitale, anche grazie al magnifico lavoro fatto dal reparto degli effetti VFX, come confermato dallo stesso Ben Schnetzer.

Devo davvero fare i miei complimenti al reparto degli effetti speciali perché hanno fatto un lavoro fenomenale con Ampersand e per noi è praticamente come ritornare alle origini e “far finta”, lasciando libera l’immaginazione. Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con degli addestratori di animali e in particolar modo addestratori di scimmie, così da rendere al meglio questa relazione sullo schermo. Però non è sempre stato semplice, anzi ci è voluto un po’ di tempo per ricordarsi anche fisicamente che dentro a quel trasportino vuoto in realtà c’è un animale vivo.

Uno dei temi principali che Y: the last man tratta, è la relazione tra uomini e donne. Dalla data di pubblicazione del primo fumetto alla realizzazione della serie sono passati circa vent’anni e sono successe moltissime cose che hanno fatto cambiare le prospettive a riguardo, come ad esempio il Me Too movement e il discorso sui generi che viene affrontato sempre più spesso, grazie anche alle serie tv. La showrunner Clark ci ha quindi confermato che proprio questo tema era uno dei principali di cui voleva occuparsi.

Una delle cose su cui volevo focalizzare l’attenzione è proprio l’idea per cui il genere è diverso e per niente relativo ai cromosomi delle persone. Di conseguenza quando la catastrofe si abbatte su tutti i mammiferi con un cromosoma Y, include tragicamente e senza alcuna distinzione uomini, donne, persone non binarie e intersex. E ovviamente la stessa cosa è ricaduta su tutti i sopravvissuti, quindi abbiamo cercato di chiarire e definire spesso che Yorik è speciale non perché è un uomo, dato che moltissimi uomini sono sopravvissuti, ma lo è perché ha un cromosoma Y che potenzialmente può far sopravvivere la razza umana.

Questa riflessione è spiegata molto bene anche attraverso uno dei personaggi della serie, la dottoressa Mann: una genetista incaricata di risolvere questo problema e scoprire il motivo per cui Yorik si è salvato dalla piaga. Ciò che viene reso chiaramente è che la scienziata trova molto riduttivo definire il suo obbiettivo un “riportare indietro gli uomini”, dato che la loro presenza in questo mondo apocalittico è confermata. Per lei si tratta più di riportare una certa biodiversità e una diversificazione nei generi, perché è la cosa più importante in qualsiasi ecosistema per garantirne l'equilibrio.

E proprio parlando dei personaggi, abbiamo deciso di entrare un po’ più nel dettaglio. Tra tutti i principali della serie, l’agente 355 interpretato da Ashely Romans è quello che ha catturato la nostra attenzione, anche per tutto l’alone di mistero che la circonda. Come raccontato nella recensione dei primi episodi della serie, questo agente segreto risulta uno dei pochi che procede secondo regole ben precise e non si lascia sopraffare dagli avvenimenti che la circondano. Proprio per questo motivo, abbiamo chiesto ad Ashely Romans il modo in cui ha cercato di connettersi al proprio personaggio per renderle giustizia sul piccolo schermo.

Sai, l’agente 355 è una persona con dei fortissimi limiti e il tutto comincia proprio con il suo nome, che non vuole rivelare. Vive con questi confini ben definiti dal proprio lavoro e tutto ciò che fa è secondo questi dettami. Nel primo episodio vediamo qual è il suo lavoro e cosa fa esattamente, lo descrive come un “portare le persone esattamente dove dovrebbero essere” e vediamo chiaramente come si sente a riguardo.

È molto sicura di sé e crede in quello che fa. Ma dopo la piaga che si abbatte sul mondo… ecco, non ha la minima idea di come si affronti un’apocalisse, non sa cosa stia facendo perché non ci è mai stata prima di quel momento! Di conseguenza è una che finge in continuazione, finché non ce la fa. Ed è davvero molto brava in questo! Quindi credo che ciò che mi ha aiutato a connettermi davvero con lei, siano state esattamente le sue insicurezze e questo senso di disorientamento che permea tutto questo mondo.

Per Ashley Romans questa sua incertezza è però molto umana e decisamente lontana dalla facciata che deve mantenere con chi la circonda. Probabilmente, il fatto di trovarci in una vera pandemia che ha causato una situazione apocalittica (per certi versi), non ha fatto altro che aumentare le possibilità di connettersi a fondo con il proprio personaggio, trovando nelle insicurezze di entrambe la giusta spinta per la recitazione. Ma se per Romans è stato uno spunto per il proprio lavoro, Eliza Clark non vede l’ora che sia finita per tornare alla vita di tutti i giorni. Se c’è una cosa che le è molto chiara è che non voleva che Y: the last man si tramutasse in una serie televisiva su una pandemia.

Sono così contenta del fatto che Y: the last man sia una serie post apocalittica! Stiamo vivendo una sorta di apocalisse già noi e io non vedo l’ora di vivere in un mondo successivo a questa pandemia! Nel mondo della nostra serie quello che accade è terribile e spaventoso. E’ devastante e triste esattamente come questa pandemia di Covid 19 che stiamo vivendo. Però dal mondo di cui parliamo nel nostro show nascono relazioni, amicizie, storie d’amore e ci sono gioia e ottimismo! Voglio dire, alcune cose sono davvero paurose, ma sono equilibrate da altre cose molto divertenti che accadono. Credo che una delle lezioni più importanti che si possano imparare da Y: the last man sia che se continui per la tua strada, arrivi in un punto dove c’è davvero speranza. Cosa che forse manca al nostro mondo, al momento…

Un altro dei messaggi più importanti che spera di essere riuscita a far passare, riprende anche uno dei temi principali della serie: il binarismo. Non si tratta però solo di binarismo di genere, ma anche di tutti quei pensieri che etichettano in maniera categorica le persone, come ad esempio anche l’essere buone o cattive. Y: the last man è una serie che punta a distruggere queste etichette e a far capire quanto effettivamente siano inutili.  E’ uno show che “azzera tutto, ti lancia in una zona grigia e ti pone moltissime domande a riguardo”.

Nonostante il pochissimo tempo a nostra disposizione per parlare di una serie così attesa, riusciamo a fare al trio un’ultima domanda, chiedendogli quali sono gli elementi che sono più impazienti di mostrare al pubblico attraverso Y: the last man. Tutti e tre concordano con un unico tema, cioè le origini dei vari personaggi e di come questi cambiano nel corso degli episodi. Ahsley Romans si sofferma più su Yorik, la dottoressa Mann e la loro relazione, perché crede che grazie alle dinamiche tra i due si riesca a capire davvero ciò che lo show vuole fare. Per Ben Schnetzer invece, si tratta della crescita di ogni personaggio all’interno della serie, cosa che ha reso un po’ più difficile il compito degli attori appassionati già alla graphic novel.

Abbiamo dovuto dimenticarci dei fumetti e cercare di raccontare solo la storia perché ovviamente i nostri personaggi non sapevano cosa gli stava accadendo e cosa gli sarebbe accaduto. Certo, noi lo sappiamo, ma ci sono stati un paio di momenti, soprattutto tra l’episodio tre e quattro, che con la regista abbiamo dovuto fare un passo indietro e renderci conto che Yorik e l’agente 355 non potevano comportarsi in certi modi tra di loro. All’inizio c’è molta paranoia, sono scettici e sono entrambi spaventati quindi rimangono molto sulla difensiva. Ed essere stati in grado di poter definire le loro storie d’origine è stato molto entusiasmante e sono davvero impaziente di vedere come il pubblico reagirà a ciò che siamo riusciti a fare con il team di Y: the last man.

E con una battuta, Eliza Clark conferma le parole di Schnetzer rivelando che ben più di una volta hanno dovuto fermarli e ricordargli che Yorik e l'agente 355 non si erano presi così tanto in simpatia come loro, facendo così ridere i due attori al solo ricordo. La showrunner aggiunge poi che è difficile riuscire a separare le cose, specialmente quando le riprese avvengono in concomitanza con una pandemia mondiale e tutta la crew diventa una sorta di famiglia riunita in uno stesso luogo senza potersi allontanare.

Allacciandosi al discorso delle origini dei vari personaggi, Clark si sofferma soprattutto sul pilot e su come siano arrivati alla decisione di definire un punto di partenza prima di entrare nel vivo della storia. Ci confida come una parte di lei volesse tenere la narrazione delle prime pagine della graphic novel, data la loro forza e la capacità di interessare il lettore, ma dato che Y: the last man è uno show che si basa molto sull’identità, ha pensato che fosse più importante vedere da dove arrivassero i vari personaggi prima della catastrofe.

Credo che uno dei più grandi esempi sia il personaggio interpretato da Amber Tambyn, Kimberly, che è la figlia del Presidente degli Stati Uniti. Quando la incontriamo nel pilot lei sta vendendo il proprio libro intitolato “Boy mom”, e il suo personaggio ruota attorno a questa sua maternità che il pubblico sa bene che sta per perdere. Ed assieme ad essa sta per perdere molto del suo potere e della sua identità, dato che derivano dalla vicinanza agli uomini e al patriarcato. Quindi credo sia fondamentale sapere da dove arrive, perchè senza sapere il suo passato e quello di tutti i personaggi coinvolti, non è più così bello ed entusiasmante guardare il loro percorso di crescita che li cambia drasticamente.

Per la showrunner e per i due attori non ci sono dubbi quindi, Y: the last man è una serie che punta a smantellare i preconcetti della società in cui ci troviamo, per cercare di rifondarla sull’apertura mentale e sull’espressione di sé, dando un’importanza basilare ai rapporti tra le persone che ci circondano ed eliminando il pensiero binario generale. Non ci resta che seguire le vicende di Yorik, dell’agente 355 e di tutti gli altri protagonisti di questa nuova serie, per sapere come si affronta un mondo post apocalittico.