Zagor Più 4: l'Acqua che Urla, recensione: marching on the trail of tears

Arriva in edicola, come ogni 4 mesi, Zagor Più 4: l'Acqua che Urla con una storia inedita firmata da Luca Barbieri e Emanuele Barison.

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a cura di Domenico Bottalico

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Sarà disponibile da domani, 22 febbraio in tutte le edicole, Zagor Più 4: l'Acqua che Urla. Quarto albo della nuova collana speciale dedicata allo Spirito con la Scure che ha sostituito il Maxi Zagor e presenta, a cadenza quadrimestrale, alcune storie fuori dalla continuity degli albi regolari e finora si è stata presentata pubblicando nei numeri pari un'unica storia inedita che occupa quindi tutte le 192 pagine dell'albo (una foliazione maggiore e che contraddistingue la serie dalle pubblicazioni regolari) mentre nei numeri dispari trovano spazio I Racconti di Darkwood ovvero 5 storie brevi affidate ad altrettanti team creativi.

Zagor Più 4: l'Acqua che Urla è quindi una storia inedita scritta da Luca Barbieri, firma nota soprattutto ai lettori di Dragonero, con matite di Emanuele Barison. Non è la prima in realtà che i due si cimentano con Zagor avendo lavorato su alcuni precedenti Maxi Zagor, Color e Speciale e il disegnatore avendo firmato anche due albi della serie regolare (il 613 e il 614 per la precisione). A fare da raccordo fra le pubblicazioni regolari e Zagor Più ci sono le copertine del sempre efficace Alessandro Piccinelli.

Zagor Più 4: l'Acqua che Urla, il fuoco della rivolta

Michigan Settentrionale. Zagor e Cico soccorrono una carovana presa d'assalto da un gruppo di indiani Potawatomi sorprendentemente ben armati. Si tratta di qualcosa di davvero insolito per due motivi: i fucili sono nuovi e la tribù in questione è sempre stata fra le più pacifiche. È la guida della carovana, Thomas Howlett, a svelare il mistero: nella zona c'è una rivolta e Fort Rhymes, dove la carovana era diretta con vivere e rinforzi, è l'ultimo baluardo rimasto seppur assediato.

Zagor e Cico, sulle tracce di alcuni contrabbandieri di armi, accettano di buon grado di scortare la carovana e ascoltare quello che l'ufficiale in comando ha da raccontare in proposito della rivolta indiana e non solo. La marcia di avvicinamento al forte non è delle più semplici, la zona pullula davvero di Potawatomi pronti a colpire qualsiasi bianco a tiro e Zagor infatti ha un nuovo scontro con un gruppo pronto ad assaltare l'accampamento. Giunti a Fort Rhymes tuttavia la situazione non sembra migliorare: il Maggiore Hudson infatti non sembra intenzionato a concedere nessuna tregua ai Potawatomi né ad ascoltare le loro ragioni ma al contrario non attende altro che rinforzi per una dura rappresaglia anche se questo significa sacrificare le vite dei coloni presenti nella valle del Lost River.

Indispettito dalla intransigenza dell'ufficiale, Zagor si lancia in una missione di salvataggio dei coloni fra cui una giovane donna incinta. Inizia così una furiosa caccia in cui lo Spirito con la Scure deve tentare il tutto per tutto per sfuggire alla furia dei Potawatomi anche a costo di sfidare la furia del fiume stesso. Tornato a Forte Rhymes, Zagor trova i militari pronti ad una rappresaglia ma a sorpresa è proprio Zagor ad essere chiamato a colloquio dalla tribù.

Sospettoso lo Spirito con la Scure si reca all'incontro dove l'anziano Uncas gli rivela i molti crimini commessi dagli uomini bianchi e gli atti di guerriglia commessi dai giovani guerrieri Potawatomi. Non c'è possibilità di pacifica convivenza ma c'è un modo per fermare il massacro: un duello indiano fra Hudson e il sakem dei Potawatomi Adizoke. Una soluzione che sta stretta allo Spirito con la Scure ma l'unica praticabile e che lo coinvolgerà suo malgrado.

Zagor Più 4: l'Acqua che Urla, marching on the trail of tears

Al netto delle varie vicissitudine che stanno coinvolgendo Zagor nella sua serie regolare come il ritorno di Rakosi o l'imminente incontro con Flash, il Velocista Scarlatto di casa DC, e quindi con la sua inclinazione più profondamente sincretica, Luca Barbieri scava e torna alle radici dello Spirito con la Scure e alla sua anima western e avventurosa. Pur lontano dai polverosi territori del sudovest di texiana memoria, è indubbio infatti che Zagor Più 4: l'Acqua che Urla attinga a piene mani da quell'immaginario tipico della narrazione di frontiera più crudo e realistico, meno romantico e romanzato.

In tal senso tornano alla mente storie zagoriane classiche della stessa tipologia come La Marcia della Disperazione o Addio, Fratello Rosso! in cui Zagor è testimone, pur entrando in azione in maniera spesso decisiva, dello scontro culturale violento fra bianchi e nativi americani. Barbieri in questo senso dosa sapientemente ed in maniera intelligente, scandendo molto bene le fasi del racconto, tutti quegli stilemi tipici del genere: l'incontro/scontro fra bianchi e nativi, le rappresaglie, l'ignoranza e la tracotanza bianca, l'impeto nativo.

Come spesso accade poi in questo tipo di racconto di frontiera, il momento della risoluzione è quello in cui si svelano effettivamente i vari sentimenti dei protagonisti come in questo caso quelli del Maggiore Hudson (che non può sfuggire al suo ruolo di sadico ufficiale dell'esercito) e Watseka, uno dei più orgogliosi guerrieri Potawatomi. Rispetto però ad altre storie zagoriane e non, in Zagor Più 4: l'Acqua che Urla non vi è un lieto fine: viene sì stabilita una tregua ma non una pace definitiva, quasi a voler rimarcare la distanza incolmabile ma bianchi e nativi.

È forse questo il punto di forza maggiore di questa storia che mantiene una certa robustezza e consapevolezza di fondo in cui Barbieri da un lato si esalta soprattutto nella parte centrale in cui sale il tasso di adrenalina con l'ottima sequenza legata al salvataggio dei coloni e alla fuga lungo il fiume mentre dall'altro non rinuncia a recuperare alcuni passaggi spiccatamente nolittiani, che faranno felici molti lettori storici di Zagor, fra cui il più evidenti è l'utilizzo di Cico come comic relief nei momenti di maggior tensione.

Su questo stesso ideale binario si muove il lavoro convincente e solidissimo di Emanuele Barison. Si tratta di una prova muscolare ma inserita all'interno di una costruzione della tavola e di una organizzazione degli spazi che rileggono in maniera evidente quelli della tradizione bonelliana non risultando però né stucchevoli né limitanti. Da questo punto di vista inoltre è impossibile non rintracciare i richiami da Gallieno Ferri, soprattutto in alcune inquadrature ravvicinate e nel tratteggio di alcune espressioni, tuttavia il lavoro di Barison risulta ancora più incisivo quando alla plasticità grafica tipica di Zagor si sostituiscono chine più spesse e più ampie (intese come porzioni di nero) come per esempio nello scontro notturno fra Zagor e i Potawatomi ad inizio albo e quando il tratteggio diventa più pieno optando per una maggiore quantità di linee spezzate che donano a Zagor una robustezza molto "americana".

Alla luce del lavoro fatto su Zagor Più 4: l'Acqua che Urla, Barison si candida sicuramente ad un prossimo lavoro su Zagor magari con atmosfere più cupe o al contrario tutte votate all'azione che ne esaltino le caratteristiche summenzionate.

L'albo

C'è poco da segnalare dal punto di vista carto-tecnico ed editoriale. Zagor Più 4: l'Acqua che Urla è infatti il classico solidissimo brossurato Sergio Bonelli Editore formato 16x21 cm di cui bisogna segnalare soltanto la maggior foliazione che lo collocano nel novero delle pubblicazioni speciali della casa editrice pur mantenendo una certa agilità con le sue 192 pagine. Da segnalare anche la distintiva grafica che fa risaltare in maniera decisa questo albo rispetto a quelli della serie regolare.