2 milioni di multa per P2P, grazie alle spie

L'utente multata per quasi 2 milioni di dollari chiede un nuovo processo, perché le prove sarebbero state raccolte illegalmente.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Jammie Thomas-Rasset, a cui è stata affibbiata una multa di 1,92 milioni di dollari per aver condiviso 24 canzoni tramite i circuiti di P2P, ha deciso di fare ricorso, e chiedere che il suo caso sia sottoposto a nuovo processo (pdf).  

Il giudice l'aveva trovata colpevole di violazione volontaria, e per questo le ha inflitto una multa tanto salata. Secondo i suoi avvocati, però, ci sono diverse irregolarità e la decisione del giudice è eccessiva.

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Dopo aver saputo dell'appello, il portavoce della RIAA, Johnatan Lamy, ha detto che "è sempre più chiaro che lei è l'unica responsabile del prolungarsi di questo processo, non si assume le sue responsabilità anche dopo che due giurie l'hanno trovata colpevole", riferendosi al fatto che la multa milionaria rappresenta l'esito di un secondo processo, richiesto dalla donna dopo un primo, alla fine del quale aveva ricevuto una multa di 220mila dollari.

La linea della difesa, come in passato, si basa sulle prove fornite da MediaSentry, che ha raccolto le informazioni per conto della RIAA. Si tratterebbe di prove inammissibili perché raccolte con mezzi illegali, che includono l'uso d'investigatori privati e intercettazioni telefoniche non autorizzate. 

Quel che è certo è che nessuno, nemmeno l'accusa, si aspettava una multa così alta per 24 canzoni, una decisione che da sola giustifica il ricorso.

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