La proposta di Assotel per risolvere la situazione

Abbiamo intervistato Assotel e Assoprovider per fare chiarezza sulla realizzazione delle reti Wi-Fi e fisiche. Hanno due opinioni diverse sull'argomento perché la legge risale al 1992 e si presta a interpretazioni differenti. In ogni caso il tema è quello della liberalizzazione del mercato.

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a cura di Dario D'Elia

La proposta di Assotel per risolvere la situazione

Il compromesso però sarebbe dietro l'angolo: lasciare i grandi impianti ai super-specialisti certificati, e gli altri agli outsider emergenti. Assotel ad esempio sarebbe favorevole a tenere per buono il D.M. 37/2008 che riguarda le disposizioni in materia di installazione degli impianti all'interno di edifici.

In questo si fa riferimento a impianti elettrici ma anche elettronici, e quindi volendo la soglia per gli interventi "certificati" potrebbe essere presa da qui. Nello specifico si parla di lavori importanti quando riguardano metrature superiori ai 400 metri quadrati e contatori superiori ai 6 kilowatt. Per altro una rete "chiusa" fisica o wireless, se non ha accesso all'esterno, potrebbe rientrare in questo ambito senza inventare nulla di nuovo.

La proposta

"Io sono per garantire al cliente finale qualsiasi certificazione ma spetta a lui chiedermi che se ha questa esigenza. E come minimo questo vuol dire che io a casa mia faccio quel che voglio", ha rincarato Bortolotto. "Non abbiamo a che fare con apparati pericolosi come quelli elettrici, che per di più sono regolati dal D.M. 37/2008 che prevede multe di un quindicesimo inferiori".

Trai due litiganti, i colossi IT potrebbero godere

Prosperi in questo senso invece vede ancora una netta separazione tra le attività delle due associazioni. Assotel rappresenta gli operatori che si occupano di impianti interni. "Noi ci occupiamo di installare e interconnettere le apparecchiature con la rete pubblica che il cliente professionale desidera", dice il vice presidente. "Assoprovider dovrebbe occuparsi di quello che è fuori, quindi portare la connettività, il servizio Internet. Poi quello che avviene all'interno delle imprese riguarda noi. Siamo due mondi legati ma diversi".

Prosperi ha concluso l'intervista ricordando un unico pericolo. "Se dovessimo togliere quel tipo di autorizzazione lasceremmo ancora di più il mercato ai grossi attori del settore delle telecomunicazioni, che potrebbero imporre (più di quanto già facciano) le loro certificazioni, allora lavorerebbe solo chi vogliono loro. Il tutto condizionando ulteriormente il mercato".