A morte Twitter, dicono i tagliagole dell'ISIS

Twitter chiude gli account collegati all'ISIS e i terroristi rispondono con le minacce di morte nei confronti del fondatore, Jack Dorsey, e dei dipendenti dei social network. Il messaggio è al vaglio delle forze dell'ordine.

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a cura di Pino Bruno

Twitter chiude gli account dei tagliagole e l'ISIS risponde minacciando di uccidere il fondatore e i dipendenti del social network. Un'immagine con la foto di Jack Dorsey al centro di un mirino e una scritta in arabo è stata diffusa in rete e adesso le forze dell'ordine ne stanno verificando l'autenticità. Cautela necessaria, con tutte le bufale che girano sul web, ma la prudenza è d'obbligo. D'altronde non si tratta della prima minaccia nei confronti di Twitter. 

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Twitter ha dichiarato alla rete televisiva CNBC che: "Il nostro team di sicurezza sta indagando sulla loro attendibilità con le pertinenti forze di polizia". La minaccia è apparsa su un sito web Pastebin polacco. I pastebin sono applicazioni web che permettono agli sviluppatori di diffondere codice sorgente per la visualizzazione pubblica.

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Quanto mai esplicito il messaggio dei presunti fiancheggiatori dell'ISIS: "Avete iniziato questa guerra fallimentare, vi avevamo detto dall'inizio che non è la vostra guerra, ma non lo avete capito e avete continuato a chiudere i nostri account su Twitter, ma come vedete noi torniamo sempre. Ma quando i nostri leoni (uomini coraggiosi) verranno a togliervi il respiro, allora voi non resusciterete". Quindi l'appello "A tutti i jihadisti individuali nel mondo: colpite Twitter e i suoi interessi in ogni luogo, persona ed edificio, e non lasciate sopravvivere nessun ateo".

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La minaccia, presunta o reale che sia, ripropone il tema della censura dell'attività online dei terroristi. Alcuni giorni fa l'Ordine dei Giornalisti ha invitato le emittenti televisive e le testate online italiane a non utilizzare i video di propaganda. "Non rispondono in alcun modo al legittimo diritto di cronaca che può essere comunque esercitato dando la notizia senza questo genere di immagini – è detto in una nota -  e la trasmissione rischia di diventare cassa di risonanza della propaganda mediatica dell'Isis e di alimentare una escalation incontrollabile di violenza". L'appello è stato raccolto, tra gli altri, da Rainews24.

Dello stesso avviso il ricercatore della Brookings Institution e co-autore del volume di prossima uscita "ISIS, the State of Terror", J. M. Berger. Intervistato dall'Espresso, ha detto: "Credo sia ragionevole rendere più dura la vita ai terroristi che diffondono la loro propaganda. Non possiamo liberarcene del tutto, ma possiamo limitarne la portata. Nel farlo, impediamo loro di ottenere alcuni dei loro obiettivi. Il tutto dovrebbe essere accompagnato da sforzi per dare alle persone il contesto necessario a comprendere quel materiale, ma è difficile nell'attuale clima politico. Ci sono poi questioni spinose riguardo alla libera espressione, ma come non diamo ad Al Qaeda o Isis tempo televisivo per diffondere i loro messaggi, non siamo costretti a consentire lo facciano su una piattaforma on line, senza restrizioni".