Adblock, in Cina adesso è vietato dalla legge

Pechino interviene sulla questione della pubblicità online con una doppia operazione, da una parte proibisce tutti gli strumenti che permettano agli utenti di bloccare la pubblicità, dall'altra introduce norme più stringenti per chi la pubblicità la fa.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Adblock e simili proibiti per legge, ma anche normative più stringenti sulla pubblicità online. Questo è in sintesi il principio che muove la nuova legge che entrerà in vigore in Cina dal prossimo primo settembre e che, visto che la questione è ben presente anche altrove, potrebbe essere presa a esempio anche da altri paesi.

L'annuncio del Ministero del Commercio descrive la nuova politica relativa alla gestione delle attività online, e all'articolo XVI "proibisce esplicitamente ogni software o hardware che intercetti, filtri, copra, reindirizzi o in ogni modo eviti che un annuncio pubblicitario sia mostrato", scrive Michael Justin Allen.

adblock

Una scelta radicale che evidentemente risponde ai bisogni e alle lamentele del mercato pubblicitario. L'uso di sistemi che bloccano la pubblicità, come è noto, provoca un danno economico diretto tanto ai siti web quanto agli inserzionisti. Negli anni le risposte sono state variegate e i risultati altalenanti.

Ma perché le persone bloccano le pubblicità sui siti che visitano? Le ragioni sono variegate tanto quanto il pubblico. C'è chi lo fa per principio, chi vuole risparmiare dati, chi teme infezioni da malware, chi ritiene la pubblicità troppo invasiva e così via. Spesso e volentieri si afferma il principio per cui lo spazio a schermo è proprietà di chi sta usando il computer, che può farne ciò che vuole. Meno di frequente, invece, si sostiene che se un sito web non piace sarebbe preferibile non visitarlo invece che danneggiarlo economicamente. In ogni caso, gli internauti hanno espresso i propri bisogni tanto quanto i pubblicitari.

I legislatori cinesi hanno voluto tenere conto anche di questo, e hanno varato nuove regole per la pubblicità online. Sarà obbligatorio segnalare chiaramente i contenuti pubblicitari, ed è quindi proibito proporre contenuti promozionali che sembrano editoriali. Limiti anche per i pop-up, che dovranno avere un pulsante di chiusura ben evidenziato. Gli utenti cinesi potranno ricevere pubblicità via mail solo se hanno dato la relativa autorizzazione, e ci saranno limiti al numero e al tipo di pubblicità mostrate. La nuova legge cinese proibisce anche che la pubblicità rallenti le prestazioni si un sito web. Ci sarà un elenco di società autorizzate a mostrare annunci online; saranno responsabili di eventuali violazioni.

Se da una parte ha proibito gli adblocker, dall'altra Pechino ha introdotto normative che dovrebbero portare i consumatori a sentirne meno il bisogno. Sarà comunque difficile mettere in pratica questa legge e farla rispettare: persino dietro al Grande Firewall cinese non è facile controllare tutto, per non parlare di quanto le tecnologie di blocco e controllo del traffico – pubblicità comprese – siano presenti e attive nei prodotti in commercio oggi.

Una cosa del genere si potrebbe riprendere in Occidente? Probabilmente no. Tanto per cominciare, le nuove leggi proposte dalla Cina già esistono in Europa in forme più o meno simili, ma questo non ha impedito violazioni e abusi. Inoltre l'idea di proibire per legge strumenti come gli adblocker presuppone la capacità di controllare aziende e privati cittadini nelle loro attività online.

Forse possono provarci in Cina, e negli altri paesi dove già esiste un sistema di controllo su tutto il traffico online con un Grande Firewall che avvolge tutto il paese (e comunque ci sono cose che sfuggono). In aree "più libere" sarebbe virtualmente impossibile; a meno che i governi occidentali non si sentano pronti ad attivare pubblicamente sistemi di controllo e sorveglianza globali.