Addio lavoro? Miniamo criptomonete con il calore corporeo

A metà tra arte e ricerca, all'Institute of Human Obsolescence si pensa a modi per permettere all'uomo di capitalizzare il suo potenziale biologico.

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a cura di Manolo De Agostini

Se i robot e le intelligenze artificiali ci ruberanno il lavoro, cosa faranno gli umani in alternativa? Ozieranno a casa con una sorta di reddito di cittadinanza? Forse, ma nei Paesi Bassi hanno mente un futuro diverso, dove gli umani useranno il loro corpo per produrre capitale. No, avete capito male, non stiamo parlando del lavoro più vecchio del mondo.

All'Aia l'Institute of Human Obsolescence (IoHO) si propone dal 2015 di esplorare tramite progetti artistici e di ricerca come capitalizzare il potenziale biologico umano. L'ultimo progetto è se vogliamo un segno dei tempi, una provocazione, ma anche uno scenario per il futuro.

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Allo IoHO hanno creato una tuta che raccoglie il calore del corpo umano per minare criptomonete. La tuta ha generatori termoelettrici che immagazzinano il calore corporeo e lo convertono in elettricità. 37 persone hanno "lavorato" per 212 ore complessive, raccogliendo 127.210 milliwatt di elettricità e minando 16.954 monete. L'80% dei guadagni è andato ai "lavoratori", mentre il resto è andato all'istituto.

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"Penso che l'arte sia in grado di spiegare le cose astratte e, attraverso l'arte, sei anche in grado di innescare qualcosa. Con questo progetto voglio generare domande o provocare", ha spiegato il fondatore di IoHO, Manuel Beltrán.

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Un altro progetto che fonde arte e ricerca avviato dall'IoHO intende aprire una discussione su come le grandi aziende capitalizzano l'enorme quantità di dati che generiamo. Google, Facebook e altri usano le nostre informazioni per fare un sacco di soldi, ma l'istituto immagina un mondo dove i data worker, ossia i produttori dei dati, possano incassare qualcosa. Beltrán ritiene che tutta la ricchezza creata dai dati dovrebbe essere distribuita equamente.

Ogni swype, scorrimento, post, click e testo prodotto rivela molte cose sulla nostra personalità e sul nostro comportamento e, a sua volta, genera valore. "Ora diamo i nostri dati volontariamente e gratuitamente a società come Facebook e Google, perché non beneficiarne?", si è chiesto Beltrán.

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L'IoHO propone un sistema di distribuzione che ha definito "Data Basic Income". In questo sistema, ogni partecipante riceve la stessa quantità di denaro in cambio dei propri dati. Invece di raccogliere le informazioni che i partecipanti creano, l'IoHO registra i movimenti delle dita e le espressioni facciali. Non è chiaro come questo poi venga "pesato" per essere trasformato in denaro, ma fa riflettere. Il messaggio è che, nella società dei dati, ogni movimento può essere inteso come un lavoro - un lavoro finora non retribuito.

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"Ho incontrato molte persone che hanno sentimenti pessimistici riguardo al futuro. La politica è fuori controllo e non abbiamo voce in capitolo. Siamo governati da algoritmi che non capiamo nemmeno. Non sappiamo chi combattere e come ci sentiamo. Forse l'arte può aiutarci a immaginare e iniziare a combattere", conclude Beltrán.